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Poesia quasi narrativa, quella di Paolo Borsoni. Poesia che racconta e che condivide. Borsoni non fa poesia che vive di immagini, ma di parole e narrazione e di un "io" eterno di ricordi, che la rende poesia dell'esperienza. Parole a volte malinconiche ma che contengono il germe del riscatto perché "fintanto che camminiamo su questa terra in questo viaggio a tentoni nel buio l'amicizia... è la sola cosa che conta" e così la vita diviene buia ma in essa qualcosa ha valore...
E al tema della guerra ("Sei ridotto a un cencio. Hai il viso scarnificato. Fra poco arriva la sbobba amico mio!") si affianca quello della vita perché sempre è possibile "sognare di essere diventati di punto in bianco e contro ogni ragionevolezza eterni" ma anche più semplicemente "adesso viene la primavera..." e, naturalmente, quello della morte "tanto il gelo all'ultimo dell'ultimo giro di carte ti sorprenderà comunque".
Il lettore accompagna Paolo Borsoni con piacere perché le parole formano una buona strada. Ed è solo dopo molti passi che ci si rende conto che la poesia di Borsoni non è che un viaggio e che fra vita e guerra, morte e natura ("amo una nuvola svagata") il viaggio non è che uno solo, quello - eterno - dell'essere umano dove
"ecco un giorno dirò: questa è l'isola di nessuno e di quanti si perdono anelando il mare sconfinato pur temendolo dove intraprendere con inquietudine inesausta il viaggio che riconduca a se stessi."
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Anna Bonacina