Jurgen Becker

 

Macerie di sogno

fin nel mattino d’estate

s’ìnnalzano le ombre dei nascondigli

abitazioni abbandonate

sommerse nella memoria

rinnovata infinità

nelle piane incorniciate dalla finestra

emerge

il volto della dimenticanza

il nero

cresce

nel bosco di ribes

strepitano uccelli prigionieri

tra le reti

Il vento stanco si corica

già la mattina

sorvola l’Awacs le piante di fagioli

il folto dei tigli ronza

nell’aria

ingombra di notizie

di colpo la libellula s’arresta

 

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   Più tardi nell’ingorgo

dopo strade desolate e buie

Ute gridò al volante:

"Sono tutti fermi in coda per la benzina"

e accennò a un punto lontano

nella notte

E noi non smettevano di parlare

e parlare

di fuga e di rinuncia

di suicidio e di cambiamento

di padri

della città in sfacelo

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