BEATRIXGASSE
Ho letto la Critica della Ragion Pura con 60 watt nella Beatrixgasse,
Locke, Leibniz e Hume nell'oscurità della Biblioteca Nazionale,
ammaliata in mezzo a tutti i concetti di tutti i tempi
dai Presocratici fino a L'Essere e il Nulla.
Ho letto Kafka,Rimbaud e Blake con 25 watt in un albergo di Parigi.
Ho letto Freud, Adler e Jung con 360 watt
in una strada solitaria di Berlino,
accompagnata in sottofondo dagli Studi di Chopin.
Ho studiato su una spiaggia vicino a Genova
un discorso infiammato
sull'espropriazione della proprietà intellettuale.
(La carta era piena di macchie di sale
e accartocciata dal sole.)
Ho letto in tre settimane La Comedie Humaine
indebolita dalla febbre e dagli antibiotici a Klagenfurt.
Ho letto Proust a Monaco fino all'alba,
fino a che gli operai che rifacevano il tetto
non irrompevano nella mansarda.
Ho letto i moralisti francesi e i logici viennesi
con le calze che mi cadevano.
Ho letto tutte queste cose fumando 30 sigarette francesi al giorno,
dal De Rerum Natura fino a Il Culto Della Ragione.
Mi sono occupata di storia e filosofia, medicina e psicologia.
Ho lavorato nel manicomio di Steinhof
sulle anamnesi dei maniaci depressivi.
Ho scritto dispense nell'Aula Magna a solo 6 gradi sopra zero,
e a 38 gradi sopra zero ho continuato a prendere appunti.
Ho letto
dopo essermi lavata la testa
Marx e Engels
e completamente ubriaca Lenin.
E ho letto turbata, frettolosa giornali e giornali e giornali
e ho letto giornali fin da bambina, davanti alla stufa,
mentre si accendeva il fuoco.
E giornali e riviste e tascabili dappertutto,
in tutte le stazioni,in tutti i treni, tram, omnibus, aerei.
Ho letto tutto su tutto in 4 lingue.
E ora liberata da tutto questo
mi stendo sul letto e dico:
adesso scriverò il libro che non esiste ancora.
****
TUTTI I GIORNI
La guerra non viene più dichiarata,
ma proseguita.
L'inaudito è diventato quotidiano.
L'eroe resta lontano dai combattimenti.
Il debole è trasferito nelle zone di fuoco.
La divisa di oggi la pazienza.
Medaglia la misera stella della speranza,
appuntata sul cuore.
Viene conferita quando non accade più nulla,
quando il fuoco tambureggiante ammutolisce,
quando il nemico è divenuto invisibile,
e l'ombra delle armi non ricopre più il cielo.
Viene conferita per la diserzione dalle bandiere,
per il valore di fronte all'amico,
per il tradimento di segreti obbrobriosi,
e l'inosservanza di tutti gli ordini.
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BETULLE
In questi giorni mi levo con le betulle.
E ravvio sulla fronte ciocche di frumento
davanti a uno specchio di ghiaccio.
Mescolato al mio respiro sgorga il latte.
Così presto schiuma lieve.
E dove appanno il vetro con l'alito appare,
dipinto da un dito infantile,
ancora il tuo nome:
innocenza.
Dopo così tanto tempo
in questi giorni non mi addolora
che io posso dimenticare e devo dimenticare.
Amo.
Fino all'incandescenza amo.
E ne ringrazio il cielo.
L'ho imparato in volo.
In questi giorni ripenso all'albatros
che mi ha sollevata e trasportata in una terra
che è un foglio vuoto.
All'orizzonte immagino fulgido nel suo tramonto
il mio favoloso continente,
là dall'altra parte,
che mi ha congedata.
Rivestita in un sudario vivo e ascolto
da lontano il suo canto di cigno.
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Già così innanzi nella vita e prossima alla morte
da non poterne disputare con nessuno,
strappo alla terra la mia parte.
Trafiggo diritto al cuore il tacito oceano
col verde cuneo e tutta mi inondo.
Si levano uccelli di stagno e odore di cannella.
Col mio assassino, il tempo, io sono sola.
Nell'ebbrezza e nell'azzurro
ci inganniamo l'un l'altro.
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L’amore ha un trionfo
e la morte ne ha uno,
il tempo e il tempo che segue,
noi non ne abbiamo.
Solo tramontare intorno a noi di stelle
riflesso e silenzio.
Ma il canto sulla polvere dopo
alto si leverà su di noi
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Ancora mettiamo entrambe le mani nel fuoco
tu per il vino del lungo fermento notturno
io per la mattinale acqua sorgiva
che non conosce i torchi
Il mantice attende il maestro in cui confidiamo
Non appena l’ansia lo scalda
il soffiatore giunge
va via prima di giorno
arriva prima del tuo richiamo
è antico come la penombra
sopra le nostra ciglia rade.
Di nuovo egli fonde il piombo nella caldaia di lacrime.
Occorre solennizzare il tempo perduto.
A me il coccio pieno di fumo
che sarà versato nel fuoco
Mi scontro così con te
facendo tintinnare le ombre
scoperto è chi esita, adesso,
chi ha scordato la formula magica
Tu non puoi e non vuoi conoscerla
bevi sfiorando l’orlo
dove è fresco
come un tempo
tu bevi e resti sobrio
le ciglia ti crescono ancora
tu ancora ti lasci guardare
io con amore all’attimo protesa sono già
il coccio mi cade nel fuoco
piombo mi ridiventa qual era
e dietro al proiettile sto risoluta
defilata
e incontro al mattino lo invio
.