La Biblioteca Comunale

Circa venti anni fa il compianto Sindaco di Ventotene Beniamino Verde
volle ricostituire la Biblioteca Comunale, dando incarico a un giovane
musicista (Pio Federici, il maestro della banda), di ordinare un certo
numero di volumi.
Rinasceva così, nella sede di Via Roma, la «Biblioteca del Confino», che
aveva fornito alimento intellettuale a personaggi come Altiero Spinelli,
Ernesto Rossi, Sandro Pertini, etc., costretti a vivere per anni e anni nello
spazio esiguo che andava dall'attuale Campo sportivo a piazza Castello.
La Biblioteca era stata dispersa l'otto settembre del 1943, con la caduta del
Fascismo e la liberazione dei confinati politici.
Oltre che al compianto Beniamino Verde, la Biblioteca deve un tributo di
riconoscenza al suo primo organizzatore, Mario Maovaz.
A Trieste, nei primi anni Trenta, la repressione fascista aveva colpito gli
aderenti a Giustizia e Libertà, tra i quali spiccavano i nomi di Mario
Maovaz e di Angelo Adam.
Maovaz, come altri illustri avversari del fascismo, fu inviato al confino
nell'isola di Ventotene, provincia di Latina. Qui lo incontrò Alberto
Jacometti, un antifascista arrestato dalla Gestapo in Francia nel 1940,
fornendone un ritratto profondamente umano e suggestivo, che val la pena di citare per esteso.

 

La biblioteca

«Una parola almeno; non è un gran che, non ha nessuna pretesa di
competer con una biblioteca vera, e neppure di stare a petto con tantissime
raccolte private, ma insomma è costata tanti sacrifici, è stata messa insieme
con tanto amore che, non ricordarla, sarebbe un'ingiustizia. E poi, non è la
biblioteca l'alimento primo del confino? il rimedio sovrano contro tanti
mali, prima fra tutti la noia? Ogni giorno cinquanta, cento confinati e anche
più, ricorrono come assetati a quella fonte. Chiedono il tal o tal altro libro e
Maovaz, il capo bibliotecario, strilla, con quanto fiato ha in canna: «Fuori!
Fuori!». II guaio è questo: siamo in ottocento, di cui almeno seicento lettori
assidui e la biblioteca si aggira intorno ai tremila volumi; un terzo è sempre
fuori. Incoveniente grave ma non insormontabile.
È nata, la biblioteca, a Lipari una quindicina d'anni fa, fu traslocata a Ponza
e, allo scioglimento di quella colonia, divisa fra Vetotene e Tremiti. A
Ventotene si arricchì. Si arricchiva ultimamente a una media di
quattrocento volumi l'anno. (L'apparente sproporzione si spiega con il fatto
che fino al '38-39, la popolazione confinaria dell'l'isola non superava i
trecento uomini). È opera esclusiva dei confinati, dei loro doni e delle loro
quote. La Direzione si accontentò da prima di sorvegliare gli acquisti
(alcuni autori: Marx, Engeis, Vassalle, Lenin, Bakunin, Kropotkin, per non
citare che i maggiori, ma a questi bisogna aggiungere decine di altri,
socialisti, comunisti, anarchici, alcuni romanzieri — come, chissà perché,
l'Artzibascev e il Kuprin e gli economisti liberali — sono assolutamente
proibiti, mentre sono permessi Gorki e Malraux), si accontentò, dicevo,
dapprima di sorvegliare gli acquisti e di confiscare, in un secondo tempo,
alcune delle opere autorizzate in un primo tempo. Poi, un giorno, a Ponza,
fatta improvvisamente ardita, confiscò la biblioteca intera. Mandò a spasso
i bibliotecari, vi mise gli agenti e, alle pareti, il ritratto di Mussolini.
Seguì un periodo torbido alla fine del quale i confinati riebbero
l'amministrazione e i loro delegati (un giellista, un comunista, un anarchico
e un socialista) e la polizia la presenza di un agente e il ritratto alla parete.
Ora Maovaz v'impera. Un bel tipo, Maovaz. Vecchio repubblicano triestino
ha, a sessant'anni, l'abilità di un giovanotto, una spalla in su e l'altra in giù,
alcune fobie: il fascismo, la monarchia, il Cristo; alcuni amori che non si
possono toccare: l'Inghilterra, la massoneria; e un'ambizione: quella di
legare il suo nome alla biblioteca confinaria (ecco fatto, per quel che mi
riguarda). Gran viaggiatore al cospetto dell'eterno, cineasta e profeta, ti
predice, di due mesi in due mesi, la caduta del fascismo (e in questo
somiglia Nitti) e la fine della guerra. Lavoratore instancabile, del resto, è,
in biblioteca, elemento preziosissimo.
Tremila volumi sono pochini, si dirà. Sì, ma ... ecco, sono passati di qui
tanti filosofi, tanti economisti, tanti professori, tanti giornalisti che, per
ognuna delle tre classi (letteratura, filosofia e storia, economia e sociologia)
la nostra bibliotechina possiede, se non proprio quel che c'è di meglio, una
parte di quel che c'è di meglio. Poi è, in certa guisa, lo specchio degli amori
di questi demolitori, di questi futuri costruttori. Prendete la prima categoria
Vi troverete tutto Zola, tutto Anatole France, tutto Jack London e, ahimè!,
tutto Vicente Blasco Ibanez. La seconda, e vi troverete tutto Platone.
Si presentò un problema all'indomani del 25 luglio: che farne? disperderla o
lasciarla in dono ai Ventotenesi perché se ne servissero ad accartocciar
salumi? La commissione del confino decise di regalarla all'Umanitaria».

(A. Jacometti, Ventotene, Marsilio, pp. 20-21)

 

Liberato nel 1943 con il crollo del fascismo, Maovaz tornò alla sua Trieste.
Nel 1944 la repressione del movimento partigiano a Trieste continuava
senza sosta. Agli inizi di febbraio vennero arrestati i dirigenti del CLN don
Marzari, Paolo Reti, Ercole Miani, Carlo dell'Antonio, Mario Maovaz e
Ferruccio Lauri. Gran parte degli arrestati venne torturata dagli uomini
della «banda Collotti», abituati a far uso della tortura per strappare
informazioni sull'attività clandestina degli antifascisti che agivano in città.
Maovaz venne fucilato dai Tedeschi.

Oggi la «sua» biblioteca è viva e vitale: promuove, oltre alle attività
ordinarie, spettacoli, concerti, mostre, letture e presentazioni di libri.