TERREMOTO
di Cucciolo
Che dire?
Niente di costruttivo, niente di buono né di cattivo, niente di niente. Poco
sentimento in questi giorni, pochi giorni di sentimento. Sono tornato ma senza
aver portato con me alcuna sorta di stimolo, nessun fremito, nessuna
ispirazione. Perché? Perché non arriva quel momento di tremore che spinge la
penna oltre il foglio e i colori al di là del cartaceo pallore? Sono sopra le
mie macerie, riposo e non ho voglia di ricostruire tutto ciò che è crollato
sotto i colpi di questo terremoto che ancora continua in me e fa crollare tutti
i miei pensieri di volgare sabbia. Ogni mia immaginazione è crollata, non c’è
più traccia di quel che era la mia vena di sporcatore di fogli. Lascerei tutto
bianco com’è, ho perso l’interesse a colorare le frasi, le storie. Lascerei
tutto così, senza fermare le parole che ricalcano la mia vita, lascerei tutto
il passato volare via dai fogli dei miei ricordi, ma non si può. La notte passa
nell’attesa che un altro sibilo malvagio si impossessi della terra e
scaraventi il mio letto contro il muro, come scosso da mille fantasmi assetati
della mia paura. Il rumore della terra che trema dal profondo del mare e che
manda le sue onde, i suoi ruggiti fin dietro ai miei vetri mi fa paura, anche se
già lontano, anche se già flebile e mero ricordo. Il tremore adesso è dentro
me, dentro tutto ciò che faccio, dentro ogni sospiro, dentro quell’attesa
scandita dalle campane a lutto. Il silenzio si fa più stridente ed ogni suono
rimbomba nel tamburo del terrore. Vorrei lasciare qui questi appunti di guerra,
questa condanna alla precarietà ma dietro l’angolo c’è un quadro con un
volto cattivo che guarda, scruta ogni mio movimento, pronto a punirmi al primo
passo falso. Sarei pronto a dimenticare se solo questo terremoto smettesse di
scuotere i miei pensieri, riducendoli in macerie. Non riesco a pensare, non
riesco a stare immobile ad annusare quel silenzio che pur prima consideravo come
un dono divino. Cosa succederà? Io non so dare spiegazione di questo capriccio
della mia mente, tutto farebbe pensare alla possibilità di ricominciare, ma sto
qui, sopra le mie macerie senza nessuna voglia di riprendere a costruire parole,
frasi e, pian piano, discorsi. Perché? Forse perché le parole sono solo delle
belle confezioni spesso vuote, forse perché sono troppo ambigue per intendersi
sulla propria identità ed esistenza. Non ho più idee da costruire: la fine di
un buon momento e l’inizio di un calvario.