SPROLOQUIO N. 3
di CrazyGroucho
La poesia, proprio bella la poesia, non c’è che dire. E’ l’unica cosa che fa rivivere la vita, nel modo migliore, sicuro. Mi aiuta proprio la poesia, è la mia medicina dolce dolce. Dipendo da essa, è l’unica dipendenza a cui riesco a sorridere, si, mi piace, mi tira e mi stropiccia gli angoli della bocca. Ci perdo le ore a trovare le parole della poesia, le meno banali e ovvie, le più vicine alla sensazione del fuoco. Il fuoco. La poesia è proprio fuoco, fuoco e idee pure pure che ti escono dalla testa e che ti vibrano nella mano, e ti fanno scrivere male e illeggibile, così che me le leggo da solo e ad alta voce, solo questo posso fare, come se mi masturbassi e venissi sul foglio.
Io le mie poesie le scrivo solo con la matita, niente inchiostro, non lo voglio proprio tra le parole della poesia. Non so perché, mi piace di più vedere la matita, tra le mani, proprio così, è un’ideuzza che mi è venuta.
Forse, l’unica cosa che riesce ad avvicinarsi alla poesia e a resistere a tale vicinanza è la psicanalisi, quella presuntuosa e delirante e semidivina cosa inventata dal grande Freud, il Sigmund sniffatore fissato alle cose del pene e della sua invidia, proprio quello lì, il maniaco dei sogni. Io la penso così, la mia matita è il mio Freuduccio caldo e domandante. Si, proprio, mi fa domande e io rispondo sulla carta, e mi piace tanto rispondere, ci rimango soddisfatto e felice di me stesso per le risposte belle che ho dato.
Non sapete mica cosa vi perdete, voi stupidi pensatori razionali e inimmaginanti, senza questa cosa qui che è la poesia. Non vi potete divertire senza di lei, non vi crederei se mi diceste che siete diventati felici o comunque qualcosa senza una dose vitale di idee in poesia. State attenti, ascoltate le mie vere parole, la vostra coscienza potrebbe diventare un cumulo di numeri e di scariche elettriche, l’inerzia peggiore.
Ma forse mi sopravvaluto, come sempre perdo umiltà a fiotti caldi. Neanch’io sono un maestro, non riesco mica sempre a controllare la potenza della poesia, io. A volte la matita scotta proprio, e l’ustione blocca le uscite delle idee, e loro restano schiacciate dentro le ossa, fottute. Ma è l’ustione più bella, questa, la più bella che si possa sentire. Si, la pelle rimane felice, sorridente e grata, e le bolle contengono acqua dolce, buona.
E’ da provare, garantito, la poesia è da provare. Non c’è niente da perdere. Forse si perde tempo, forse neanche quello, tanto se ne perde comunque, di tempo.
Si, alla poesia devo essere grato, dovrei baciarle i piedi, ma lei non ne ha piedi, è talmente perfetta. Tutto questo è per lei, forse basta, ma forse no. Sono comunque soddisfatto e preso dalle cose, che è il miglior modo di vivere. Come sempre e nonostante tutto, Che cazzo!