POESIA METAFISICA E POETICA “RIFLESSA”

 

 di Nicola Costantino

 

Come nella storiografia non possiamo parlare di mera narrazione senza problemi, così nella poesia non possiamo parlare di mera rappresentazione senza una problematica viva e attiva. La lirica leopardiana costituisce un modello di poeticità problematica : vera poesia è quella che si nutre di immaginazione e di idee, di parole che contengono una visione vasta e smisurata del mondo e  di riflessione che  incrocia le coordinate della fantasia e dei sentimenti. La lirica tutto scioglie nel travaglio incandescente della sintesi di immaginazione,cultura e  intellezione. Questa sintesi è la poesia metafisica.

Il progresso poetico non può che essere provocato da un progresso filosofico, cioè da una maggiore consapevolezza degli strumenti critici e linguistici e dal loro uso nel fuoco della creazione

artistica. Poesia metafisica non è però intesa nel senso statico di una verità trascendente acquisita passivamente per intuizione immediata, ma nel senso dinamico di costruzione sempre in fieri

in cui il particolare rappresentato è continuamente alimentato e trasfigurato da un’immagine dominante e aperta al trascendimento dei dati sensibili, dell’immediato e del ”primitivo”.

La poesia metafisica è la riscoperta di un’arte-poesia, cioè di una poesia che abbia consapevolezza critica del suo linguaggio, della sua sonorità e del suo carattere filosofico-ontologico, giacché in ultima analisi poesia deve significare svolgimento pieno e integrale dell’Essere nelle varie dimensioni e disposizione. Dove non c’è incontro tra mediatezza e immediatezza non vi può essere poesia, né complessità e circolarità di ricchezza culturale e morale. La poesia non è opera di romantici primitivi, ma di riflessione critica sul materiale “primitivo”, quindi azione di fusione della ricchezza sentimentale nel trascendimento universale dei simboli e delle immagini. Si tratta perciò di riattivare una nuova forma di classicismo nello stile e nei contenuti, dopo l’imperversare di ingegni romanticamente dediti alla pseudo-poesia. L’improvvisazione poetica è diventata una moda di spiriti facili non adeguatamente supportati da robustezza di tradizione letteraria e da prudenza antidilettantistica. Ma non si può abbandonare l’idea  romantica di “poesia trascendentale” teorizzata da Schelling, Novalis e F.Schlegel.

La poesia è fatica umana incorporata nel prodotto lirico. Non esiste ispirazione senza costruzione. La poesia nasce da un animo capace di innervare sentimenti e idee, nella unità dialettica di finito-infinito e di immanenza- trascendenza:  essa non è la prima operazione della mente umana, come pensano certi interpreti di Vico, ma l’ultima e più sofisticata operazione dello spirito, in quanto ha bisogno di metafisica per superare sensi e passioni e di prolungata riflessione per raffreddare le emozioni e renderle quasi un corpo solo con la robustezza concettuale, come nel Paradiso di Dante in cui si ritrovano i caratteri comuni dell’attività fantastica e dell’attività filosofica. La circolarità della poesia è dello stesso genere della circolarità della vita spirituale, dove si concentrano ai sommi gradi pensiero, cultura, intuizione e linguaggio. Perciò la poesia esprime il massimo volume

di speculazione filosofica, di immaginazione sentimentale e di elaborazione culturale e linguistica. Ed è anche il luogo di libertà nella fresca produzione e documentazione dello spirito.

Le opere dei grandi poeti lirici,non sono il semplice prorompere di un intenso sentimento, ma rivelano organicità, continuità e profondità di sguardo. I testi della grande lirica non sono frutto di intense passioni quanto di profonda mediazione e meditazione. La vita emotiva raggiunge la massima intensità e si trasforma nella forma più adeguata quando realizza il distacco della sintesi di emozioni e intellezioni”.

Distinguere filosofia e poesia è assolutamente banale. Rendere poetica la filosofia e filosofica la poesia, questo è il compito della lirica. Una tale concezione porta la poesia ad una altezza superiore, le dà una dignità che altrimenti non avrebbe, la rende più nobile anche in un mondo di volgarità quale è quello attuale.

Ma è necessario uscire dalle impressioni sensibili e penetrare nella  profondità del reale con uno sforzo di cultura, sensibilità e sintesi concettuale e simbolica. Bisogna “aggiustare”il modo di  vedere le cose e visualizzare nelle immagini i concetti essenziali della realtà, tradurre l’immagine concettualizzata in ritmi linguistici e forme simboliche. La  configurazione estetica si compie allorché il linguaggio ordinario si trasforma in espressione poetica, cioè in immagine piena, che è logos potenziato, concentrato, rinvigorito e riformulato.

La forma dell’arte ricostruisce e ri-organizza le situazioni della vita proiettandole nell’universalità

della struttura percepita e musicalizzata”.

Nella lirica si deve avvertire la “rinascita” del logos rivestito di significati profondi ed essenziali e alimentato da linguaggio simbolico e rievocativo. La nostalgia del poeta lirico, nel significato intimo delle rappresentazioni, riappare esteriorizzata nelle forme e nei valori linguistici del verso; ma ciò che fornisce consistenza alla creazione è sempre la valenza metafisica della conoscenza  con  l’immagine simbolica della realtà . L’arte è proprio un entrare nel mondo e un fuoriuscire dal mondo : una rappresentazione che supera i dati empirici e penetra nella spigolosa profondità del reale in cui la visione si disappanna e prosciuga tutti i particolari insignificanti e infecondi.”

 

 

Prof. Nicola Costantino