di Giovanna Mulas
Dall’
Autrice Nomination al Nobel per la Letteratura
“In
un batter d’occhio il mio animo muta. A volte un lieto raggio di vita torna a
brillare, ahi! Per un istante solo!… Quando mi perdo in fantasticherie non
posso scacciare questo pensiero: -
Cosa capiterebbe, morisse Alberto? Tu saresti! Sì lei diventerebbe…-, e via
sulle tracce di questa chimera fin sull’orlo di abissi donde mi ritraggo con
un brivido.
Se prendo
fuori porta la strada che presi la prima volta che accompagnai Lotte al ballo,
come tutto è mutato! Tutto, tutto è svanito! Nessuna traccia di quel mondo,
nessun palpito di quei miei sensi.
Mi sembra
d’essere uno spettro che torna e trova distrutto dal fuoco il castello da lui
costruito e ornato con ogni magnificenza quand’era fiorente principe; e che
morendo aveva legato fiduciosamente al figlio prediletto.”
J.
W. GOETHE
Il
6 è
la psiche in tutte le sue accezioni, il 5 è il sesso, sia femminile che
maschile, il 7 è introspezione, studio, meditazione, conoscenza e mistero. Il
primo numero indica come si è visti dagli altri, il secondo numero indica come
si è dentro, il terzo numero, l’anno di nascita, sommando le varie cifre
indica il karma. La somma di tutti i numeri, in questo caso il 9, è il destino:
indica l’Opera completa, che chiude un ciclo e apre un ciclo superiore.”
(
“Numbers &
Destiny”, Colombia Eyes, 1975 )
“-Che
cos’è la sofferenza?- chiede la bambina alla madre.
La
nonna, davanti al focolare, lavora d’uncinetto e sorride, ascolta.
-La
sofferenza è l’ago che ti entra nelle carni e tu urli, figlia mia. Perché ti
fa male.-.
-No,-
le fa eco la nonna.
-La
sofferenza è l’ago che ti entra nelle carni e tu apri la bocca. Ma non hai la
voce per gridare il male che senti.- “.
Summum
ius, summa iniuria.
PROLOGO
Sandy Ann serrò la porta della
cantina alle sue spalle.
Sorrise
alla donnina coi capelli rossi e diritti, di media lunghezza, tirati indietro
dalla fronte bassa e piatta e al timido neomarito coi suoi occhiali d’osso
dalla montatura esageratamente grande.
-Prego-,
disse Ann e fece strada alla coppia lungo la rampa della scala a chiocciola.
Spense
la luce.
Diede
un’ultima, fuggente occhiata all’insieme e i tre uscirono all’esterno dove
ad attenderli splendeva un rassicurante, placido sole di fine agosto e l’aria
invasa dal frinire ritmico delle cicale, voli pindarici di libellule rosse.
Una
morbida brezza increspò la superficie dorata del lago giù, tra un abete e
l’altro.
La
donnina tossicchiò, arrossendo di piacere.
-Bhè,
la casa è davvero fantastica, signora McCarter.E tu che ne dici, Mark? Non è
il luogo ideale per scrivere, questo?-
-Ecco…-
-Si,
si. Sono certa che in questa meravigliosa casa creerai il romanzo che ci renderà
ricchi e famosi, finalmente.
Mio
marito scrive, sa? Però ancora nessun editore si è accorto del suo talento.
Probabilmente avrà un successo post mortem, dico sempre io…non è così, Mark?-
e giù una pacca sul petto gracile dell’uomo.
-Mi
scusi, signora…se non sono indiscreta, posso sapere perché la vendete?-
-Mio
marito ha una tenuta sulle coste della Cornovaglia. Abbiamo deciso di comune
accordo di trasferirci a vivere laggiù-
-Ah.-.
La donnina parve soddisfatta della risposta.
Poi scrutò torva il marito.
-Hai
sentito, Mark? Si trasferiscono. Tran-qui-lla-men-te, Mark. Si trasferiscono
tranquillamente. Sapesse quante storie ha fatto quando gli ho detto che volevo
vivere appena fuori Londra, lontano dallo stress cittadino. Lei mi capisce,
signora McCarter.-
-Certo-
-Già.
Ma lui è come un bambinone, non è così Mark caro? Ma io gli ho detto: se non
andiamo a vivere in pace, lontano da mio padre e i miei fratelli e relative
cognate (non fanno altro che chiedermi soldi, sa!) io non ti sposo. Alla fine
l’ho convinto ed eccoci qui. Oh, la casa la compriamo noi naturalmente.
Qualunque sia il prezzo. E’ fantastica, signora McCarter. Bhè…magari
cambierò le tendine del bagno e anche in salotto che mi paiono molto tetre. E i
miei trofei avranno
una
vetrina tutta tutta per loro. Sono stata reginetta di bellezza per ben tre anni
consecutivi, sa? Per andare al lavoro ti arrangerai in qualche maniera, Mark
caro, non è così?-
-Si,
amore-
-Bene.
E’ un bambinone, signora McCarter.
A
proposito di bambini- la donnina
ammiccò bonaria al ventre prominente di Ann.
-Oh,
manca poco ormai. Meno di un mese.-
-Fantastico!
Hai sentito, Mark?
Quando
mi ha chiesta in moglie gli ho detto: o ti azzardi a farmi fare quattro
marmocchi oppure trovatene un’altra…ma sei capace a farmene fare quattro?-
Ann
finse un sorriso scrutando l’uomo. Questo poveretto deve aver avuto una
giornataccia, pensò suo malgrado. Porse alla donnina un mazzo di chiavi.
-Sono
certa che vi troverete bene a Primrose Lake, signori Williams-.
Un
tordo fece capolino da dietro un cespuglio, l’uomo s’infilò una mano in
tasca e acchiappò un kleenex, si soffiò il naso.
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