QUESTO UOMO

di Cucciolo


Si può essere stanchi di chiedersi chi siamo? Si può decidere che tutto ciò che abbiamo attorno è vano, inutile? Si può demordere e pensare ad una morte silenziosa ed artificiale? Si può perdere la speranza nei propri principi, nelle proprie teorie di un mondo nuovo e lasciare tutto? Si può smettere di comunicare e rinchiudersi in se, sperando di ritrovare nel proprio intelletto qualcuno che ti capisca a fondo? Si può soffrire anche solo per una parola d’amore detta sottovoce?
Le domande di un uomo curvo e silenzioso, che guarda l’orizzonte e i fili delle ferrovie. Sono le domande lievi, che ormai non aspettano più risposta ma sono diventate il modo d’essere di questo uomo nuovo, ma già vecchio e stanco interiormente. Mentre il sole saltella ancora sulle tegole cotte e gioca con le ombre, la noia e l’abbandono prendono il sopravvento su quella fine patina di ottimismo che ci ricopre durante la notte e che ci accompagna per tutto il giorno. Il capo chinato e le prime stelle di strada che appaiono appena sopra l’orizzonte. Questo uomo non parla, non lo fa più da tanto tempo, non nel senso che non ha più voce, ma nel senso che ha smesso di parlare di ciò che per lui era importante. Ha cucito i suoi pensieri e le sue speranze e le ha rinchiuse nel dimenticatoio, sperando che morissero presto, ma quelle ancora si dimenano e cercano invano di uscire. Questo uomo ormai non soffre nemmeno più, è semplicemente fermo lì, verso il tramonto, di spalle al nuovo giorno che verrà, un piede nel passato ed uno nel silenzio. Le mani sono fredde e screpolate dalle troppe utopie che si sono dissolte sotto ai suoi occhi. E’ un uomo che non ascolta, ricorda soltanto e immagina i suoni che furono e che non saranno più. Questo uomo non ha amici, chi ha mai avuto amici? Lui non lavora più, non ne ha più voglia, come non ha voglia di fare null’altro. Aspetta soltanto, seduto dietro ad una ringhiera a strisce, senza sperare più di apparire cavallo bianco e coprire la sua anima di zebra. Le nuvole stese in cielo hanno smesso da un po’ di gocciolare acqua sulle sorti degli uomini e lui rimane ancora lì, gli occhi sbarrati sull’orizzonte, come in attesa, nella speranza che un giorno tutto cambi, che tutto migliori. Questo uomo sta lì ormai da anni e nessuno si è mai accorto di lui, sono sempre stati tutti intenti a fare altro, di certo qualcosa di più importante che guardare il cielo ed aspettare la manna. Di certo lui lo sa, ma non gli interessa, non gli importa più di niente eppure sembra quasi sperare ad ogni tramonto che qualcosa possa cambiare, sembra che in fondo ai suoi occhi si accenda una fiamma di speranza e di amore represso dalla sua carne, dalla sua espressione marmorea. Ha le rughe questo uomo, dei solchi che gli scavano il volto, le mani. Non se ne cura più di tanto. Lui non tesse sorrisi e non aggrotta la fronte, non ha un’espressione. Ha solo due occhi, una volta svelti e grandi, che adesso soffrono il freddo e le occhiaie, sono appesantiti da lacrime che non sono mai scese. Lui sa convivere con i suoi limiti, non va mai oltre e per questo è passato e passa anche ora inosservato agli occhi della gente. Non è presuntuoso, ha una postura modesta e buona, anche gli zigomi e i lineamenti del volto sono dolci e ruotano attorno al suo viso, fasciandolo di tenerezza e un po’ di pietà. I capelli sono spettinati e ormai quasi tutti bianchi. Rimane soltanto qualche peluria nera ai lati, sulle orecchie. Una capigliatura folta e ingenua che gli cade generosa e leggera sulle spalle dritte, ma provate da chissà quale guerra passata. Adesso l’imbrunire è quasi completo e si mimetizza in fondo agli occhi scuri di questo uomo. Il fresco diventa freddo e la sera diviene notte. I pianeti ed i satelliti guardano questo uomo e lui guarda loro. Sarà una delle tante notti passate così, in silenzio. Questo uomo non dorme, non dorme più. Lui non ha più il bisogno di riposare le sue membra che sono immobili ormai da anni e il suo cervello, che finalmente ha ucciso i suoi pensieri e le sue idee, è ormai arrugginito e vecchio. Questo uomo non porta occhiali, ma non ci vede ormai più. Non ha bisogno di distinguere le forme, a lui basta vedere i colori cangiare nell’arco della giornata e niente più. Questo uomo non ha moglie, non l’ha più da tanto tempo. E’ andata via e lui non l’ha fermata, non le ha detto nulla per trattenerla, non le ha teso le braccia per un ultimo braccio, non ha aperto la bocca per un ultimo bacio, una carezza di labbra, niente, non perché non l’amasse, ma solo perché rimaneva fermo lì, dinanzi al mondo, immobile in attesa. Questo uomo non è più un uomo, non si nasconde dietro apparenze di invincibilità, ha dimenticato rancori gelosie e invidie, non ha un Dio, non ha una direzione da prendere, non ha un letto per dormire, non ha soldi e cibo per campare, non beve e non ha una vita da raccontare, perché raccontare è inutile, è sull’orlo di un burrone e ci balla sopra, senza timore di cadere, perché sa che non potrà cadere, volteggerà lentamente perché la sua vita è vuota, vana ed inutile. Questo uomo un giorno volerà, mentre gli altri cadranno nel burrone, torneranno polvere e fango in fondo al buco nero della loro morte. Questo uomo morto vivrà…