QUANDO MORIRO' TU PORTAMI IL CAFFE' E VEDRAI CHE IO RISUSCITO COME LAZZARO

( un imprevisto alla Coop di Riotorto)

di Fabrizio Ulivieri

                                                                                                                                  

Michele è alla Coop di Riotorto, in Provincia di Livorno, davanti allo stand del caffè.

Ancora nell’orecchio gli risuona la frase del padre “Deh, la maiala di tu’ma’ portami un caffè che risuscito come Lazzaro!”

 “Budello quale sarà quello bono!”

Tutti belli: Gavazza, Borsini, Jolly…Boh!

Pensa al babbo che sta per morire e che vole un tazzina di caffè pe’ risuscità.

Uno costa meno, ma buodiùlo l’etichetta gliè più bella di quell’attro che costa di più! “Bellino esto! Nòe e mi ‘osta troppo un ce la fo’ mia. Ma Dio mio gliè pe’ i’ mi’ babbo e lo deo comprà!”

Michele tocca i barattoli.

Ne tocca uno è morbido.

Però?

Ne tocca un altro e gli par di sentire un gemito.

Sogno?

Comincia a toccarli tutti.

Tutti gemono. Sembra un’orgia. Lui li tocca a ripetizione, eccitato. Sente il profumo, l’aroma che gli scende fino in fondo alle budelle. Si arrapa. Ormai è perso.

La gente lo osserva e commenta: “Pe’ me e gliè un po’ ghèi!” dice un signore.

“Io dìo che gliè un po’ matto quer poero bimbo!” (commenta una signora).

Ad un tratto si avvicina a Michele un signore piccoletto, dall’aria piuttosto familiare. Con pochi capelli in testa, un sorriso cavallino, e un bel nasotto a pera.

Elegantissimo in doppio pento. Che con una voce molto bene impostata gli fa: “Mi connssennta, ma Lei non può comportarsi così. Non è decoroso per gli italiani. Lei è un oltraggio per tutta la Nazione. La prego sssi ricomponga. Via!”

Michele lo guarda e pensa: “Boia in do lò visto questo?”

Michele si ricompone e ritorna a guardare i barattoli di caffè.

Sempre perplesso.

Che fare?

Ad un tratto ne vede uno. Lo tocca. Ma non geme. Lo prende in mano, curioso più che mai. Legge.

Al Kahweh. Il caffè di Maometto. Boia!Più sotto legge “Dopo averlo bevuto, il profeta recuperò non solo forza e salute, ma fu in grado in breve tempo di disarcionare quaranta cavalieri e di soddisfare altrettante donne.”

“Hazzo questo gliè iccaffè pe’ i’ mi’ babbo! Lo hompro. Ma quanto hosterà?” Michele legge il prezzo: “La maiala di tu’ ma’ Cinquantaa eurii! Ma almeno fossi siuro che facesse risuscità i mi’ babbo!”

Mentre rimugina vede accanto a lui un signore un po’ strano dall’aria malaticcia. Vestito con un caffettano bianco fino ai piedi. Che sta pigliando un barattolo di caffè AL Kahweh.

Toh un arabo! Lo domando a lui.

“Signore Lei lo honosce questo haffè che fa risuscità i morti e fa trombà come un micco? Funziona davvero? O che lo sa mia Lei, che mi pare un arabo? O gliè pubbricità pe’ piglià pe’ i’ culo. Sa e gliè pe’ i’ mi’ babbo…e sta pe’ mori’… e vorrebbe risuscità…”

Il signore dall’aria malaticcia guarda Michele con un occhio che par che venga dall’oltretomba.

“Guagliò” gli dice “parola mia ! Fatte na tazzulella ch’ è uno sfizio! Fa miraaacoli. Lo giuro su San Gennaro!”

“Bah, se lo dite Voi. Sa … e mi’ hapisce…e gliè pe’ i’ mi’ babbo… e vo’ risuscità. Boh? E hosta parecchio…e se poi un funziona…

“Quaglioncello mio  nu poco ‘e pacienzia…nun perdimmo tiempo se non credete a me domandate a chillo signore laggiù, o’ Maestro!!!

Lui me l’ha consigliato la primma vota. E ha funzionato na meraviglia!”

Michele si gira e vede il Maestro.

Un uomo molto alto. Magrissimo. Emaciato. Indossa una camicia da notte bianca. Ha capelli rossi lunghi e una lunga barba rossa. Vicino a sé ha un carrello pieno di pani e sta rovistando nello scaffale dei pesci congelati.

“Buorotto di tu’ ma’ !” esclama Michele “ma qui’ Maestro mi pare davello già visto da quarche parte…un insegnerà mia a quarche scola alimentare alla Rosa?”

“Scusate Maestro ma quell’arabo laggiù mà detto di domandallo a Voi…o che funziona davvero questo haffè…sa e gliè pe’ i’ mi’ babbo che vo’ resuscità…”

“Figliuolo mi connssennta (Boia anche esto parla come quellattro!) tutto nel mondo è una condizione di cuore. Bisogna sempre scegliere in questo mondo se dire sì o se dire no.

Michele lo guarda come un marziano.

 “Grazie Maestro un ciò capìo nulla ma Le credo!”

Michele ritorna dall’arabo con il caffettano bianco.

“Bravo il Maestro. Mi pare financo impossibile ma mà convinto subito. Lo hompro. Costa un po’ harino ma e gliè pe’ i’ mi’  babbo e sta pe’ mori’…mi hapisce…ad ogni modo La saluto. Io mi chiamo Michele, piacere.”

“Piacere  guagliò, Làzzzaro!!!”