LE
VACANZE DI VERONICA
di
Carmela Martino
Non
era una bella notizia che giungeva a Marion in quel luglio infuocato: quello con
Veronica era uno dei pochissimi contatti, sia pur solo quasi esclusivamente
telefonico, ormai, che le rimaneva col mondo, ma questo evitò di dirlo
all’amica alla quale augurò, comunque, di fare una buona vacanza.
La
telefonata di Veronica non finì là, proseguì con una richiesta che dovette
essere giudicata da Marion, perlomeno singolare: “ Sai, durante questi giorni
di vacanza, mi devi inviare almeno un messaggio al giorno col cellulare, facendo
finta di essere un mio amante respinto”.
“
E perché”, chiese Marion incredula.
“Senti,
non chiedere adesso, poi quando torno ti spiego, tu fa solo così”.
La
richiesta era molto intrigante e Marion ci vide subito la possibilità,
inventandosi un ruolo da amante della sua migliore amica, di trascorrere
l’estate, se non con altro, con fantasia, dovendo rimanere per tutta
l’estate, lei, invece, a casa!
Fu
molto puntuale e diligente nella stesura degli SMS.
Veronica
le raccomandava di scriverli in modo da suscitare la gelosia di Domenico,
l’uomo col quale avrebbe trascorso parte dell’estate e del quale era, a suo
dire, in qualche modo invaghita da qualche tempo.
Le
raccomandava anche di scriverli in modo da fargli capire quanto rozzo e
superficiale fosse l’ approccio che lui invece avviava con le donne: una
specie, quindi, di educazione sentimentale di quest’uomo, attraverso gli SMS.
Il
nome che convennero di dare a questo amante immaginario, fu Gianmarco, e già da
martedì 29 luglio, partì il primo messaggio: ” Veronica, anche il tuo
silenzio mi parla!” era il testo che decise Marion, dovesse contenere, perché
pensò che col primo messaggio, fosse importante rilevare da parte dell’amante
rimasto solo, l’importanza assoluta della donna amata, che non può essere
cancellata o annullata dalla sua assenza e, allo stesso tempo farne sentire lo
spessore.
Rimase
sorpresa, Veronica, nello scoprire la dolcezza del sentire di essere così
importante per qualcuno che non poteva dimenticarla, nonostante nulla
sollecitasse il pensiero di lei ormai lontana e la finzione del gioco non
diminuiva questa sensazione!
Se
quest’amante esistesse davvero, ci sarebbe veramente stato per lei molto gusto
ed interesse a sollecitarne il desiderio e la sofferenza con la sua assenza, se
non per altro, per vedere l’intensità della passione, coi propri occhi, coi
propri sensi, al suo primo rientro.
“
Dio, solo una dea, forse, ha mai provato questo”, pensava a questo punto
Veronica, sempre più
rapita
dalla fantasticheria di una realtà totalmente immaginaria.
”E’
romantico, questo qua!” fu il commento ironico, ma soprattutto irritato di
Domenico al messaggio in cui, in maniera molto meditata da parte di Marion,
in primo piano c’era lei,Veronica, perché di lei doveva sempre in tutti
i modi, trattarsi, non l’uomo che soffriva per la sua assenza: che poi costui
fosse un poeta o meno, non era questo l’importante; dal punto di vista
razionale, questo sfuggì a Domenico e fu proprio questo che lo catturò e mise
in una condizione di continuo scacco proprio nel momento in cui, sbagliando
bersaglio, portò l’attacco, non al messaggio che l’aveva così tanto
irritato, ma all’uomo che l’aveva scritto, istintivamente, subito percepito
come rivale nell’amore per la stessa donna!
Peccato
per lui che dall’altra parte del telefonino, non ci fosse un vero uomo, ma una
donna, che per essere abituata perché tale ad agire soprattutto di cervello e
d’astuzia, invece che di muscoli, si preparava a portare a segno i colpi, con
ingegno devastante.
Anche
il commento di Domenico non piacque molto a Marion, che, anzi ne fu addirittura
infastidita in maniera sorprendente e, presa dal meccanismo della
contrapposizione (Dio, chi l’avrebbe mai detto, competere con un uomo per
l’amore di una donna, sia pur sotto mentite spoglie!), subito concordò con
Veronica il testo del messaggio successivo:
“Veronica,
solo le mie mani potrebbero risvegliare il tuo corpo!”
Veronica
ne rimane entusiasta, anche se l’amica al telefono non le spiegò il perché
di quel contenuto che si inseriva in una strategia precisa, sebbene individuata
all’istante, su due piedi.
Il
primo messaggio serviva ad avviare il discorso con l’inconsapevole Domenico ed
a sondarne il terreno e l’ironia con la quale lo accolse, rivelava, comunque,
uno stato di sofferenza o, perlomeno, di fastidio; il secondo, con un rapido
giro di boa, doveva esser tale, adesso che l’attenzione era, ad insaputa della
vittima, concentrata su di lei, da mantenervela, ma con un ingrediente in più:
l’innesco del confronto col rivale che doveva servire a renderla ancora più
appetibile o, meglio, desiderata.
A
questo punto, non poteva, l’ignaro ed incauto amante o pretendente tale, non
cuocersi a puntino!
Quell’estate
si stava trasformando, per Veronica, in qualcosa di veramente frizzante: gli
anni di matrimonio con un marito che nel tempo si era sempre più
inesorabilmente allontanato da lei, l’avevano gettato in un piattume morale
dal quale non pensava di poterne uscire più, e fuori dal quale non sospettava
neppure che ci potesse essere il guizzo di una vita perlomeno divertente ed
attraente anche per lei.
La
divertiva e lusingava la gelosia che riusciva a suscitare nel suo ospite con la
lettura degli SMS che, tra l’altro, l’avevano quasi convinta di avere un
amante così appassionato ed irrevocabilmente innamorato di lei.
Quell’estate
le stava davvero regalando delle emozioni che non avrebbe mai immaginato di
poter ancora provare: ogni giorno, di nascosto, telefonava all’amica per
ringraziarla e suggerirle, prendendo spunto dalle reazioni di Domenico, il
contenuto del prossimo messaggio, perché il prossimo doveva proprio esserci,
non poteva più farne a meno, o quasi!
Soprattutto,
quei giorni in Sardegna, lontano da casa, si erano tramutati in giorni di
educazione sentimentale anche per lei, e le stavano dando la consapevolezza
anche dei propri diritti in amore.
Mai
un uomo le si era avvicinato tanto fino a toccarle ed accarezzarle l’anima,
facendole sentire quanto importante fosse per lui.
Da
quanto tempo, durante la convivenza che, oramai, languiva, il marito non
prestava attenzione neppure più alle sue parole, ed ora un amante, sia pur solo
immaginario, le diceva di ascoltare e capire anche il suo silenzio?
“
Se una donna può essere veramente amata così da un uomo, questa deve essere
veramente una figlia degli elfi e dei silfi”, mormorò tra di sé immersa
nelle sue riflessioni, Veronica.
E
poi quelle mani che avrebbero potuto svegliare il suo corpo!
Ma
fu mai, lei, veramente svegliata nei suoi sensi, nella sua mente, nella sua
fantasia, dalle mani di un uomo, o non fu invece lei a preoccuparsi sempre di
tener desto un uomo ed il dialogo a tutti i livelli con lui, e soprattutto col
marito, sempre più sfuggente nei suoi riguardi o, forse solo troppo occupato a
svolazzare altrove?
“Suvvia”,
pensava Veronica, forse mai nessuna donna è stata mai veramente amata così da
un uomo e un amante simile, solo la fantasia di una donna, poteva inventarlo per
un’altra donna!”
Fu
in ogni modo bello, durante quei giorni, anche solo credere o fingere di creder
vero tutto quanto!
Cos’è
il mio corpo e a quali carezze ha risposto, se mai ha risposto?”, si chiedeva
Veronica, intanto, però, sollecitata a questa nuova riflessione, da questo
nuovo messaggio galeotto.
E
forse mai quel corpo aveva ricevuto carezze tali da suscitare e meritare
risposta, forse anch’esso aveva vissuto, così come l’anima che racchiudeva,
prigioniero di una speranza, di un sogno: quello dell’incontro con un uomo e
della cattura del suo amore!
“Non
cercare la tua anima altrove, l’ hai dimenticata qua”, fu il testo del
messaggio successivo che il 'suo’ Gianmarco le inviò.
Era
importante sottolineare la sua interiorità, l’intensità di un legame fatto
di mille fili, di mille sensazioni, emozioni che possono parlare solo a chi è
abituato al contatto con essi, alla loro frequentazione.
Se
c'è una persona che può continuare il suo dialogo con la persona amata, anche
in sua assenza, che ne può sentire il soffio vitale, Dio, quale doveva essere
il fascino di chi era in grado di ispirare ed alimentare tutto ciò! E se
pensava che quella, sia pur solo in questa fantasticheria era proprio lei, beh,
veramente si sentiva rinascere in quel momento proprio per vivere quella vita
inebriante che pareva le toccasse vivere. Si guardava incredula, Veronica,
guardandosi nello specchio e sorridendo a se stessa, disorientata.
Fu
solo un caso, anche se divertente, che l’altro messaggio fosse il seguente:”
Ti vedo meglio di quanto non ti veda tu stessa al mattino allo specchio, perché
ti penso molto”; insomma, quello che doveva essere solo uno scherzo ad uso e
consumo di Domenico, si stava stranamente trasformando in un singolare gioco-
verità in cui drammaticamente e per contrasto emergeva, tutta la sua vita
matrimoniale, perché adesso era a questo che Veronica pensava, come esperienza
d’amore negato, se è vero, ed il cuore ora le diceva proprio di sì, che
essere amati significa anche e soprattutto essere tanto importanti per chi ci
ama e d’altronde, non fu così, d’un amore pieno, esclusivo, che lei amò
per ventisei anni, si chiedeva alle soglie dei quarantasei, ormai, Veronica, suo
marito?
Le
corde più intentate del suo cuore e della sua mente, ora casualmente toccate e,
per ironia della sorte, non da un uomo, ma da una donna, dalla sua migliore
amica, la costringevano a fare, a questo punto, un bilancio doloroso di tutta
una vita in cui si era solo preoccupata che chi amava fosse felice con lei e
grazie a lei, senza nulla chiedere in cambio per sé, ed ora il conto si
presentava inaspettato, non richiesto e forse anche salato.
“Da
quanto tempo” si chiedeva ormai Veronica, “ non penso a me e non mi prendo
cura di me stessa?” Anche l’incontro con lo specchio era divenuto via via più
fugace, ed oggi che, stimolata da quello strano messaggio, ci aveva voluto
scrutarci dentro, nell’immagine che lo specchio le rimandava, se ne era
allontanata anche più in fretta di tutte le altre volte: troppo diversa e
troppo irriconoscibile anche a se stessa, era quel volto che si ritrovava
davanti a sé!
Certo
non erano state le creme di bellezza e le mani esperte dell’estetista o del
parrucchiere a mancarle negli anni, anzi il ricorso a tutto ciò si
intensificava in maniera proporzionale allo scemare dell’interesse e del
legame del marito nei suoi confronti, che li aveva portati oramai alla
separazione legale, sebbene entrambi ci tenessero ancora a frequentarsi ed a
mostrare un atteggiamento civile e pacato l’uno nei confronti dell’altra e
viceversa, che, più suonava strano agli occhi del mondo e soprattutto di se
stessi, e più ci tenevano a mantenere in vita e ad esibire, quasi una forma di
riscatto con ciò che non suonava come normale, nei confronti del fallimento di
ciò che era normale, come il loro matrimonio!
La
casa coniugale era rimasta a lei, ma il marito tutte le sere si recava a farle
visita e si intratteneva con lei, seduto sul divano, cogli occhiali e le
pantofole appositamente lasciate là, a leggere il giornale o a guardare la TV.
Inutile
dire che Veronica, sia che fingesse di prestare attenzione a ciò cui si
dedicava il marito o di condividere i suoi interessi pseudo-
intellettuali, sia che fingesse di dedicarsi ad altro, in quelle quotidiane ore
di visite serali dell’ex coniuge, non sentisse l’acuirsi del desiderio di
amore e di attenzione anche per sé e quindi il conseguente dolore e
la sofferenza per ciò che non c’era e sembrava non poterci più essere per
lei.
In
quella consuetudine c’era, però, un dolce-amaro la cui presenza o la cui
assenza le erano ormai ugualmente intollerabili: fu per questo che si dispose ad
accettare un marito presente-assente in casa, piuttosto che solo assente! Anzi
era attenta, nonostante fingesse il contrario, a non urtarne la suscettibilità
nelle cose che più contavano per lui o per le quali, per non avere altro da
mostrare, ostentava più interesse e questo lo intendeva bene Veronica che
docile anche in ciò, si disponeva ad assecondarlo e compiacerlo, anche quando
la posta in gioco era troppo alta e solo per lei : fu così
che
si decise, sebbene solo in presenza del marito, ad esibire un atteggiamento di
avversione o di rigetto nei riguardi dell’unica amica, Marion, appunto, con la
quale avesse da sempre un dialogo totale e che oggi le scriveva i messaggi,
perché tra questa ed il marito, non correvano buoni rapporti.
Non
sfuggiva minimamente a Marion tutto ciò che dal tono della voce, dalle pause al
telefono, dall’imbarazzo di alcuni passaggi sempre frettolosi e perentori
delle risposte dell’amica che non ammettevano replica, capiva che la sua
telefonata era arrivata nell’’ora-visite’, ma era intendimento preciso
suo, tollerare il comportamento, sia pur discutibilissimo, di Veronica, per non
dare per la seconda volta da quando aveva avuto violenti divergenze con suo
marito, la possibilità, a quest’ultimo, di far interrompere nuovamente il
rapporto tra di loro: fu così che le perdonò sempre il fatto di immolare al
malinteso senso dell’orgoglio del marito ed alla soddisfazione della sua vanità,
il loro rapporto che doveva essere, dunque, per continuare ad esserci, solo
clandestino, come quello, che la sorte, con ironia oggi si divertiva
a riproporre con la storia dei falsi messaggi di due amanti.
Di
fronte a lui, in effetti, stava come di fronte ad un altare, col turibolo in
mano, anche se non l’avrebbe ammesso mai, forse nemmeno con se stessa; ecco
perché non c’era da sorprendersi se oggi, di fronte allo specchio che le
rimandava la sua immagine, stentava a riconoscere se stessa, e ne rifuggiva
inorridita!
Non
erano le rughe o l’imbruttimento fisico del viso e del corpo, quello che ci
vedeva, ma quello che leggeva dentro la sua immagine: era l’anima sofferente e
mortificata da troppo tempo, che incontrava nello sguardo rivolto allo specchio,
che la inquietava fino a non poterne reggere oltre il confronto, forse perché
sapeva di non essere ancora pronta o preparata per garantire una rotta
diversa alla propria vita, chissà!
Era
un’anima catturata e tenuta come ostaggio da un corpo nel quale forse non si
riconosceva più, quell’anima che in quel corpo stranamente troppo più
giovane e bello di lei, avrebbe voluto invece gridare al mondo la sua vecchiaia,
il suo dolore, la sua stanchezza di esistere in quella menzogna di moglie non più
moglie, di amante non amata, di donna tradita dagli altri, ma anche da se
stessa, solo che avesse potuto in quel momento trovare un’altra via
percorribile per sé, ma non era così e, soprattutto, non era così facile!
Ecco perché Veronica non poteva permetterlo alla propria anima, anzi adesso
bisognava proprio andar via, anzi fuggire da quello specchio che l’aveva presa
a tradimento!
“Voglio
un uomo con cui poter parlare tutta la vita”, si sorprese un giorno a
confessare a Marion, ma quell’uomo l’aveva mai trovato, lei che nel salotto
di casa doveva convivere con la presenza di un marito in pantofole che legge il
giornale senza neppure mai illuderla con la gratificazione di uno sguardo, e dal
quale, per di più era separata legalmente?
Che
vacanze, povera Veronica!
Non
sapeva neppure lei se quel meccanismo perverso e diabolico dei messaggi inviati
dall’amica e che inconsapevolmente aveva avviato lei, era stato un bene oppure
un male, per il fatto che l’aveva costretta a rivedere come in un flash-back,
tutta la sua vita ed i suoi fallimenti!
L’unica
cosa, veramente positiva e per la quale poteva forse ben dire di essere andata
in vacanza, se andare in vacanza significa uscire da un mondo ed entrare in un
altro insolito alla nostra quotidianità, era essersi sentita, sia pur
nella finzione del gioco- inganno ordito contro Domenico e portato avanti con la
complicità della sua amica, finalmente amata di un amore che avrebbe potuto
appagarla , lusingarla, farla sentire al centro del mondo, se solo, però, fosse
stato vero, ma così non era!
“Le
vacanze son finite”, esclamò al quindicesimo giorno. E di quel Domenico, che
ne era stato?
Non
ricordava neppure di aver trascorso otto dei suoi quindici giorni con lui, non
ricordava chi fosse o come fossero trascorsi quei giorni ed adesso, dopo aver
fatto il bilancio di tutta una vita, bisognava rifare le valige e ripartire.
A
casa arrivò verso sera, manco a dirlo all’ora della quotidiana visita serale
del marito che non si fece attendere, così come la telefonata di Marion che
voleva sapere, voleva chiedere, dire, conoscere la sua vicenda o foss’anche
solo l’ avventura con Domenico, nei benché minimi particolari.
Ma
c’era il marito di là sul sofà, in salotto e non era opportuno farsi vedere
e sentire in simile confidenza ed intimità con l’amica detestata da lui:” Sì,
sì, Marion, tutto bene, adesso sono stanca, un’altra volta parliamo”.
“Uffa”,
soffiò riponendo la cornetta, stando attenta a che il marito seduto sul sofà
vicino al suo, pur se intento nella lettura del quotidiano da una parte e
dall’altra, con un orecchio, al TG, avesse l’altro disponibile per percepire
almeno, anche se non per sentire, il suo ostentato fastidio.
“Veronica”,
la chiama ad un certo punto il marito.
”Amore
mio son qui”pensò Veronica, stando attenta a non pronunciare che solo la
seconda parte del suo pensiero, per non far preoccupare dei suoi
sentimenti inopportuni, il marito serenamente separato da lei.