LE VACANZE DI VERONICA

 di Carmela Martino

  “ Sai, Marion, il 28 di questo mese parto per le vacanze, vado in Sardegna: lì ci starò una quindicina di giorni circa!”

 Non era una bella notizia che giungeva a Marion in quel luglio infuocato: quello con Veronica era uno dei pochissimi contatti, sia pur solo quasi esclusivamente telefonico, ormai,  che le rimaneva col mondo, ma questo evitò di dirlo all’amica alla quale augurò, comunque, di fare una buona vacanza.

La telefonata di Veronica non finì là, proseguì con una richiesta che dovette essere giudicata da Marion, perlomeno singolare: “ Sai, durante questi giorni di vacanza, mi devi inviare almeno un messaggio al giorno col cellulare, facendo finta di essere un mio amante respinto”.

“ E perché”, chiese Marion incredula.

“Senti, non chiedere adesso, poi quando torno ti spiego, tu fa solo così”.

 La richiesta era molto intrigante e Marion ci vide subito la possibilità, inventandosi un ruolo da amante della sua migliore amica, di trascorrere l’estate, se non con altro, con fantasia, dovendo rimanere per tutta l’estate, lei, invece, a casa!

Fu molto puntuale e diligente nella stesura degli SMS.

Veronica le raccomandava di scriverli in modo da suscitare la gelosia di Domenico, l’uomo col quale avrebbe trascorso parte dell’estate e del quale era, a suo dire, in qualche modo invaghita da qualche tempo.

Le raccomandava anche di scriverli in modo da fargli capire quanto rozzo e superficiale fosse l’ approccio che lui invece avviava con le donne: una specie, quindi, di educazione sentimentale di quest’uomo, attraverso gli SMS.

Il nome che convennero di dare a questo amante immaginario, fu Gianmarco, e già da martedì 29 luglio, partì il primo messaggio: ” Veronica, anche il tuo silenzio mi parla!” era il testo che decise Marion, dovesse contenere, perché pensò che col primo messaggio, fosse importante rilevare da parte dell’amante rimasto solo, l’importanza assoluta della donna amata, che non può essere cancellata o annullata dalla sua assenza e, allo stesso tempo farne sentire lo spessore.

Rimase sorpresa, Veronica, nello scoprire la dolcezza del sentire di essere così importante per qualcuno che non poteva dimenticarla, nonostante nulla sollecitasse il pensiero di lei ormai lontana e la finzione del gioco non diminuiva questa sensazione!

Se quest’amante esistesse davvero, ci sarebbe veramente stato per lei molto gusto ed interesse a sollecitarne il desiderio e la sofferenza con la sua assenza, se non per altro, per vedere l’intensità della passione, coi propri occhi, coi propri sensi, al suo primo rientro.

 “ Dio, solo una dea, forse, ha mai provato questo”, pensava a questo punto Veronica, sempre più

rapita dalla fantasticheria di una realtà totalmente immaginaria.

”E’ romantico, questo qua!” fu il commento ironico, ma soprattutto irritato di Domenico al messaggio in cui, in maniera molto meditata da parte di Marion,  in primo piano c’era lei,Veronica,  perché di lei doveva sempre in tutti i modi, trattarsi, non l’uomo che soffriva per la sua assenza: che poi costui fosse un poeta o meno, non era questo l’importante; dal punto di vista razionale, questo sfuggì a Domenico e fu proprio questo che lo catturò e mise in una condizione di continuo scacco proprio nel momento in cui, sbagliando bersaglio, portò l’attacco, non al messaggio che l’aveva così tanto irritato, ma all’uomo che l’aveva scritto, istintivamente, subito percepito come rivale nell’amore per la stessa donna!

Peccato per lui che dall’altra parte del telefonino, non ci fosse un vero uomo, ma una donna, che per essere abituata perché tale ad agire soprattutto di cervello e d’astuzia, invece che di muscoli, si preparava a portare a segno i colpi, con ingegno devastante.

Anche il commento di Domenico non piacque molto a Marion, che, anzi ne fu addirittura infastidita in maniera sorprendente e, presa dal meccanismo della contrapposizione (Dio, chi l’avrebbe mai detto, competere con un uomo per l’amore di una donna, sia pur sotto mentite spoglie!), subito concordò con Veronica il testo del messaggio successivo:

“Veronica, solo le mie mani potrebbero risvegliare il tuo corpo!”

 Veronica ne rimane entusiasta, anche se l’amica al telefono non le spiegò il perché di quel contenuto che si inseriva in una strategia precisa, sebbene individuata all’istante, su due piedi.

Il primo messaggio serviva ad avviare il discorso con l’inconsapevole Domenico ed a sondarne il terreno e l’ironia con la quale lo accolse, rivelava, comunque, uno stato di sofferenza o, perlomeno, di fastidio; il secondo, con un rapido giro di boa, doveva esser tale, adesso che l’attenzione era, ad insaputa della vittima, concentrata su di lei, da mantenervela, ma con un ingrediente in più: l’innesco del confronto col rivale che doveva servire a renderla ancora più appetibile o, meglio, desiderata.

A questo punto, non poteva, l’ignaro ed incauto amante o pretendente tale, non cuocersi a puntino!

Quell’estate si stava trasformando, per Veronica, in qualcosa di veramente frizzante: gli anni di matrimonio con un marito che nel tempo si era sempre più inesorabilmente allontanato da lei, l’avevano gettato in un piattume morale dal quale non pensava di poterne uscire più, e fuori dal quale non sospettava neppure che ci potesse essere il guizzo di una vita perlomeno divertente ed attraente anche per lei.

La divertiva e lusingava la gelosia che riusciva a suscitare nel suo ospite con la lettura degli SMS che, tra l’altro, l’avevano quasi convinta di avere un amante così appassionato ed irrevocabilmente innamorato di lei.

 Quell’estate le stava davvero regalando delle emozioni che non avrebbe mai immaginato di poter ancora provare: ogni giorno, di nascosto, telefonava all’amica per ringraziarla e suggerirle, prendendo spunto dalle reazioni di Domenico, il contenuto del prossimo messaggio, perché il prossimo doveva proprio esserci, non poteva più farne a meno, o quasi!

Soprattutto, quei giorni in Sardegna, lontano da casa, si erano tramutati in giorni di educazione sentimentale anche per lei, e le stavano dando la consapevolezza anche dei propri diritti in amore.

Mai un uomo le si era avvicinato tanto fino a toccarle ed accarezzarle l’anima, facendole sentire quanto importante fosse per lui.

Da quanto tempo, durante la convivenza che, oramai, languiva, il marito non prestava attenzione neppure più alle sue parole, ed ora un amante, sia pur solo immaginario, le diceva di ascoltare e capire anche il suo silenzio?

“ Se una donna può essere veramente amata così da un uomo, questa deve essere veramente una figlia degli elfi e dei silfi”, mormorò tra di sé immersa nelle sue riflessioni, Veronica.

E poi quelle mani che avrebbero potuto svegliare il suo corpo!

Ma fu mai, lei, veramente svegliata nei suoi sensi, nella sua mente, nella sua fantasia, dalle mani di un uomo, o non fu invece lei a preoccuparsi sempre di tener desto un uomo ed il dialogo a tutti i livelli con lui, e soprattutto col marito, sempre più sfuggente nei suoi riguardi o, forse solo troppo occupato a svolazzare altrove?

 “Suvvia”, pensava Veronica, forse mai nessuna donna è stata mai veramente amata così da un uomo e un amante simile, solo la fantasia di una donna, poteva inventarlo per un’altra donna!”

Fu in ogni modo bello, durante quei giorni, anche solo credere o fingere di creder vero tutto quanto!

Cos’è il mio corpo e a quali carezze ha risposto, se mai ha risposto?”, si chiedeva Veronica, intanto, però, sollecitata a questa nuova riflessione, da questo nuovo messaggio galeotto.

E forse mai quel corpo aveva ricevuto carezze tali da suscitare e meritare risposta, forse anch’esso aveva vissuto, così come l’anima che racchiudeva, prigioniero di una speranza, di un sogno: quello dell’incontro con un uomo e della cattura del suo amore!

“Non cercare la tua anima altrove, l’ hai dimenticata qua”, fu il testo del messaggio successivo che il 'suo’ Gianmarco le inviò.

Era importante sottolineare la sua interiorità, l’intensità di un legame fatto di mille fili, di mille sensazioni, emozioni che possono parlare solo a chi è abituato al contatto con essi, alla loro frequentazione.

Se c'è una persona che può continuare il suo dialogo con la persona amata, anche in sua assenza, che ne può sentire il soffio vitale, Dio, quale doveva essere il fascino di chi era in grado di ispirare ed alimentare tutto ciò! E se pensava che quella, sia pur solo in questa fantasticheria era proprio lei, beh,  veramente si sentiva rinascere in quel momento proprio per vivere quella vita inebriante che pareva le toccasse vivere. Si guardava incredula, Veronica, guardandosi nello specchio e sorridendo a se stessa, disorientata.

 Fu solo un caso, anche se divertente, che l’altro messaggio fosse il seguente:” Ti vedo meglio di quanto non ti veda tu stessa al mattino allo specchio, perché ti penso molto”; insomma, quello che doveva essere solo uno scherzo ad uso e consumo di Domenico, si stava stranamente trasformando in un singolare gioco- verità in cui drammaticamente e per contrasto emergeva, tutta la sua vita matrimoniale, perché adesso era a questo che Veronica pensava, come esperienza d’amore negato, se è vero, ed il cuore ora le diceva proprio di sì, che essere amati significa anche e soprattutto essere tanto importanti per chi ci ama e d’altronde, non fu così, d’un amore pieno, esclusivo, che lei amò per ventisei anni, si chiedeva alle soglie dei quarantasei, ormai, Veronica, suo marito?

Le corde più intentate del suo cuore e della sua mente, ora casualmente toccate e, per ironia della sorte, non da un uomo, ma da una donna, dalla sua migliore amica, la costringevano a fare, a questo punto, un bilancio doloroso di tutta una vita in cui si era solo preoccupata che chi amava fosse felice con lei e grazie a lei, senza nulla chiedere in cambio per sé, ed ora il conto si presentava inaspettato, non richiesto e forse anche salato.

“Da quanto tempo” si chiedeva ormai Veronica, “ non penso a me e non mi prendo cura di me stessa?” Anche l’incontro con lo specchio era divenuto via via più fugace, ed oggi che, stimolata da quello strano messaggio, ci aveva voluto scrutarci dentro, nell’immagine che lo specchio le rimandava, se ne era allontanata anche più in fretta di tutte le altre volte: troppo diversa e troppo irriconoscibile anche a se stessa, era quel volto che si ritrovava davanti a sé!

Certo non erano state le creme di bellezza e le mani esperte dell’estetista o del parrucchiere a mancarle negli anni, anzi il ricorso a tutto ciò si intensificava in maniera proporzionale allo scemare dell’interesse e del legame del marito nei suoi confronti, che li aveva portati oramai alla separazione legale, sebbene entrambi ci tenessero ancora a frequentarsi ed a mostrare un atteggiamento civile e pacato l’uno nei confronti dell’altra e viceversa, che, più suonava strano agli occhi del mondo e soprattutto di se stessi, e più ci tenevano a mantenere in vita e ad esibire, quasi una forma di riscatto con ciò che non suonava come normale, nei confronti del fallimento di ciò che era normale, come il loro matrimonio!

La casa coniugale era rimasta a lei, ma il marito tutte le sere si recava a farle visita e si intratteneva con lei, seduto sul divano, cogli occhiali e le pantofole appositamente lasciate là, a leggere il giornale o a guardare la TV.

Inutile dire che Veronica, sia che fingesse di prestare attenzione a ciò cui si dedicava il marito o di condividere i suoi interessi pseudo-  intellettuali, sia che fingesse di dedicarsi ad altro, in quelle quotidiane ore di visite serali dell’ex coniuge, non sentisse l’acuirsi del desiderio di amore e di attenzione  anche per sé e quindi il conseguente dolore  e la sofferenza per ciò che non c’era e sembrava non poterci più essere per lei.

In quella consuetudine c’era, però, un dolce-amaro la cui presenza o la cui assenza le erano ormai ugualmente intollerabili: fu per questo che si dispose ad accettare un marito presente-assente in casa, piuttosto che solo assente! Anzi era attenta, nonostante fingesse il contrario, a non urtarne la suscettibilità nelle cose che più contavano per lui o per le quali, per non avere altro da mostrare, ostentava più interesse e questo lo intendeva bene Veronica che docile anche in ciò, si disponeva ad assecondarlo e compiacerlo, anche quando la posta in gioco era troppo alta e solo per lei : fu così

che si decise, sebbene solo in presenza del marito, ad esibire un atteggiamento di avversione o di rigetto nei riguardi dell’unica amica, Marion, appunto, con la quale avesse da sempre un dialogo totale e che oggi le scriveva i messaggi, perché tra questa ed il marito, non correvano buoni  rapporti.

Non sfuggiva minimamente a Marion tutto ciò che dal tono della voce, dalle pause al telefono, dall’imbarazzo di alcuni passaggi sempre frettolosi e perentori delle risposte dell’amica che non ammettevano replica, capiva che la sua telefonata era arrivata nell’’ora-visite’, ma era intendimento preciso suo, tollerare il comportamento, sia pur discutibilissimo, di Veronica, per non dare per la seconda volta da quando aveva avuto violenti divergenze con suo marito, la possibilità, a quest’ultimo, di far interrompere nuovamente il rapporto tra di loro: fu così che le perdonò sempre il fatto di immolare al malinteso senso dell’orgoglio del marito ed alla soddisfazione della sua vanità, il loro rapporto che doveva essere, dunque, per continuare ad esserci, solo clandestino, come quello, che la sorte, con  ironia  oggi si divertiva a riproporre con la storia dei falsi messaggi di due amanti.

Di fronte a lui, in effetti, stava come di fronte ad un altare, col turibolo in mano, anche se non l’avrebbe ammesso mai, forse nemmeno con se stessa; ecco perché non c’era da sorprendersi se oggi, di fronte allo specchio che le rimandava la sua immagine, stentava a riconoscere se stessa, e ne rifuggiva inorridita!

Non erano le rughe o l’imbruttimento fisico del viso e del corpo, quello che ci vedeva, ma quello che leggeva dentro la sua immagine: era l’anima sofferente e mortificata da troppo tempo, che incontrava nello sguardo rivolto allo specchio,  che la inquietava fino a non poterne reggere oltre il confronto, forse perché sapeva di non essere ancora pronta o preparata  per garantire una rotta diversa alla propria vita, chissà!

 Era un’anima catturata e tenuta come ostaggio da un corpo nel quale forse non si riconosceva più, quell’anima che in quel corpo stranamente troppo più giovane e bello di lei, avrebbe voluto invece gridare al mondo la sua vecchiaia, il suo dolore, la sua stanchezza di esistere in quella menzogna di moglie non più moglie, di amante non amata, di donna tradita dagli altri, ma anche da se stessa, solo che avesse potuto in quel momento trovare un’altra via percorribile per sé, ma non era così e, soprattutto, non era così facile! Ecco perché Veronica non poteva permetterlo alla propria anima, anzi adesso bisognava proprio andar via, anzi fuggire da quello specchio che l’aveva presa a tradimento!

 “Voglio un uomo con cui poter parlare tutta la vita”, si sorprese un giorno a confessare a Marion, ma quell’uomo l’aveva mai trovato, lei che nel salotto di casa doveva convivere con la presenza di un marito in pantofole che legge il giornale senza neppure mai illuderla con la gratificazione di uno sguardo, e dal quale, per di più era separata legalmente?

 Che vacanze, povera Veronica!

 Non sapeva neppure lei se quel meccanismo perverso e diabolico dei messaggi inviati dall’amica e che inconsapevolmente aveva avviato lei, era stato un bene oppure un male, per il fatto che l’aveva costretta a rivedere come in un flash-back, tutta la sua vita ed i suoi fallimenti!

L’unica cosa, veramente positiva e per la quale poteva forse ben dire di essere andata in vacanza, se andare in vacanza significa uscire da un mondo ed entrare in un altro insolito alla nostra quotidianità,  era essersi sentita, sia pur nella finzione del gioco- inganno ordito contro Domenico e portato avanti con la complicità della sua amica, finalmente amata di un amore che avrebbe potuto appagarla , lusingarla, farla sentire al centro del mondo, se solo, però, fosse stato vero, ma così non era!

“Le vacanze son finite”, esclamò al quindicesimo giorno. E di quel Domenico, che ne era stato?

Non ricordava neppure di aver trascorso otto dei suoi quindici giorni con lui, non ricordava chi fosse o come fossero trascorsi quei giorni ed adesso, dopo aver fatto il bilancio di tutta una vita, bisognava rifare le valige e ripartire.

A casa arrivò verso sera, manco a dirlo all’ora della quotidiana visita serale del marito che non si fece attendere, così come la telefonata di Marion che voleva sapere, voleva chiedere, dire, conoscere la sua vicenda o foss’anche solo l’ avventura con Domenico, nei benché minimi particolari.

Ma c’era il marito di là sul sofà, in salotto e non era opportuno farsi vedere e sentire in simile confidenza ed intimità con l’amica detestata da lui:” Sì, sì, Marion, tutto bene, adesso sono stanca, un’altra volta parliamo”.

“Uffa”, soffiò riponendo la cornetta, stando attenta a che il marito seduto sul sofà vicino al suo, pur se intento nella lettura del quotidiano da una parte e dall’altra, con un orecchio, al TG, avesse l’altro disponibile per percepire almeno, anche se non per sentire, il suo ostentato fastidio.

“Veronica”, la chiama ad un certo punto il marito.

”Amore mio son qui”pensò Veronica, stando attenta a non pronunciare che solo la seconda parte del suo pensiero, per non far preoccupare dei suoi  sentimenti inopportuni, il marito serenamente separato da lei.