INFORMAZIONI DI MARCELLO
di Cucciolo
Diverso,
non speciale. Questo il grido che rimbombava nelle sue orecchie quando,
sognando, lo gridava ai giganti sordi.
Informazioni
su Marcello…Marcello si chiama Francesco e questa è la prima cosa difficile
da spiegare. Non c’entra il segno zodiacale dei gemelli, non c’entra che suo
padre, prima di chiamarsi Antonino si chiamasse Marcellino. Francesco era
Marcello semplicemente perché si sentiva di esserlo e provava piacere a
sentirsi tale soprattutto perché gli altri lo chiamavano con quel vero primo
nome che gli apparteneva solo nei documenti. Era Marcello per sé e gli bastava,
non chiedeva altro. La sua realtà di diverso-non-speciale lo soddisfava
abbastanza. Talvolta questo universo mentale riempiva il buco nero di certi
stati d’animo, altre volte lo amplificava, ma del resto faceva parte del gioco
e, nei pochi e lunghi anni della sua vita lui s’innamorò anche di quel senso
di immensa vacuità e di angusta ristrettezza. Francesco e Marcello erano due
persone diverse, due personalità opposte e complementari, una schizofrenia
benigna, terapeutica spesso. Il primo, Francesco, era la scorza più esterna ma
non per questo più vera (anche se a saperlo erano solo lui e Marcello), quella
figura così intera, così possente da sembrare disumana, quella figura
flemmatica, menefreghista ed un pizzico nichilista che faceva rimbombare la sua
voce profonda in ridicoli e sbadiglianti “Buongiorno”. Un cervello prima di
tutto, un cervello che filtrava ogni emozione razionalizzandola e valutandone
l’esternazione. Esternazione che di solito non arrivava. Del resto la censura
è questo.
Marcello
era il contrario, insicuro, dalle movenze rapide e timorose, un buono tra i
cattivi, un cuore tra i piedi. Aveva poco cervello, questo è vero, ma amava e
stava nell’ombra, amava e fremeva al sospiro dell’amore. Un bimbo mai
cresciuto, un ingenuo, vergine e puro, uno di quelli che si aggirano con gli
occhi chiusi.
Un
giorno accadde che Marcello decise di uscire allo scoperto, convinto di trovare
un mondo a propria immagine e somiglianza. Era bello poter uscire per strada e
dire ad una ragazza che gli passava accanto quanto fosse bello quel sorriso e
quanto fosse triste che venisse spesso nascosto. Era paradisiaco poter dire ad
un uomo “ ti amo”, senza implicazioni volgarmente sessuali, potergli dire
quanto fossero attraenti i suoi muscoli vigorosi, quanto avresti voluto essere
stretto in un abbraccio amorevole e protettivo. Era un bambino sprovveduto,
carne viva senza callo, carne che si brucia al contatto col fumo. Indovinate
cosa gli accadde. Già! si bruciò. Non volle più uscire se non con Francesco,
il gemello maggiore, quello gigantesco, quello con la voce profonda. Marcello
viveva nell’ombra, non imbruniva la sua pelle col fumo dell’esterno, mentre
invece Francesco senza grandi problemi lo proteggeva e lasciava i suoi calli
fuori a prendere le botte di tutti i giorni. Una bella convivenza tra i due, due
opposti che finalmente si attraggono. Marcellino cantava, illudendosi che il
mondo fosse perfetto e non si interessasse delle sue continue stonature,
Francesco invece semplicemente viveva, si occupava delle relazioni pubbliche.
Non tutto era rose e fiori però. La tensione saliva spesso ogni qual volta
Francesco si faceva intenerire e si affezionava a qualche persona. Marcellino
tremante spesso scappava a rintanarsi chissà dove e Francesco, non molto bravo
ad andare oltre quel ridicolo “Buongiorno” rimaneva in difficoltà. Così a
sera, da soli, litigavano ferocemente. Francesco voleva sempre accanto
Marcellino il quale però aveva troppa paura di farsi vedere da anima viva.
Marcellino
è scappato! Si è nascosto così bene che nessuno lo trova più.
Francesco
piangeva, lui, quell’immagine così impetuosa, quella montagna in movimento,
quel cervello così fine e refrattario alle emozioni. Ma a chi chiedere aiuto
per ritrovarlo? Già! chi? Se avesse detto in giro che dentro di lui esisteva un
Marcellino che adesso non c’è più, lo avrebbero rinchiuso in manicomio, la
sua reputazione di grande personalità e intelligenza sarebbe andata in pezzi.
Era troppo orgoglioso e timoroso di perdere ciò che, col sudore si era
guadagnato, con quei “Buongiorno” rauchi, per poter chiedere aiuto, per
poter ammettere che senza Marcello, lui era un vuoto, un vuoto a perdere, una
maschera senza attore dentro.
Francesco
soffre ancora perché Marcello non si fa ancora vedere, chissà dov’è, forse
nascosto comodamente dietro le immense paure di quell’uomo dalle spalle
larghe, dal cervello fine e dall’irritante presunzione che sa dire solo
“Buongiorno” e fumare sigarette aggiungendo grigio al grigio dell’inverno.
A
Marcello che vive sempre nell’ombra.
Per
Elena: intrepida cercatrice di anime nascoste nella paura.