LA BANDA DEL COBRA

 

 di Enrico Mattioli

 

Erano i primi tempi del mio incarico. Mi piaceva restare in ufficio a fumare il sigaro, e nella penombra, scrutare i dipendenti nelle proprie funzioni. Avere dei collaboratori dinamici e solerti, era fondamentale per un’agenzia di sondaggi e comunicazioni. E poi in quell’operosità frutto della mia organizzazione, scrutavo una proiezione di me stesso, delle mie capacità decisionali, visto che io ero al primo mandato da responsabile unico. M’incuriosivano i collaboratori. Pensavo alla loro vita fuori dell’azienda, gli interessi e le attese. In particolare uno di loro, che i colleghi chiamavano affettuosamente, il cobra. Mi era ignoto, il significato del suo nomignolo, ma avevo intuito che era molto malato. Per riservatezza, non avevo mai affrontato con il diretto interessato le origini del suo malanno e degli strascichi che questo lasciava anche nel lavoro. Tutti quanti erano abbastanza indulgenti con lui, e ci scherzavano su, quindi, anche io mi allineai. Questo cobra, aveva una personale perversione, se posso definirla così: si piazzava davanti la porta del bagno, per essere aggiornato sulle evacuazioni dei suoi colleghi. Non conoscevo l’esatta gravità della sua malattia, ma era facile intuire che aveva dei problemi intestinali di gastrite o derivati.

Dopo qualche mese, mi arrivarono segnalazioni da parte del personale femminile, che il cobra insisteva nel voler assistere alle sedute corporali dei suoi compagni in bagno. Il cobra dal canto suo, raccontava a tutti e con dovizia di particolari, il puzzo del suo compagno della scrivania di fronte, e s’impegnava nell’indovinare il pasto del collega. Tutto questo era notevolmente imbarazzante! Convocai il delegato sindacale per una chiacchierata informale sulla vicenda.

-         Vede, signor direttore, la malattia sta avendo delle ripercussioni anche psicologiche nel collega, bisogna chiudere un occhio …

-         Capisco, anche se di questo passo, bisognerà cominciare a chiudersi il naso …

-         Cosa vuole che le dica, bisogna avere pazienza, direttore. Noi siamo una società di sondaggi.

-         Questo lo so, e allora?

-         Ascolti il mio consiglio: lasciamo al cobra questo suo sondaggio assolutamente personale, e vedrà che nel giro di poco tempo, la smetterà …

Il tempo passava, ma il cobra ormai, diventava un fenomeno da baraccone: addirittura era stato citato nel giornalino interno del personale, per questa sua peculiarità. Nella pausa, si organizzavano giochi e indovinelli tra quella che ormai per me, era diventata la banda del cobra: un collega in bagno, ed il cobra piazzato oltre la porta che tentava di indovinare le pietanze consumate il giorno precedente!

  Una mattina uscii da gabinetto. Mi stavo lavando le mani ed il cobra alle mie spalle mi chiese: - Era buona la polenta, signor direttore?

Era il colmo. Mia suocera aveva preparato veramente la polenta col brasato! Ma non potevo più tollerare questa follia, quindi, preparai una lettera di contestazione e convocai il cobra in ufficio.

-         Non si può andare avanti in questo modo: sono stato già troppo indulgente. Perciò, si ricordi, o lei si cura o sarò costretto a prendere decisioni molto più gravi di questa.

-         Vede direttore – si giustificò il cobra – io non sono un invidioso, e gioisco per le gioie del mio prossimo …

-         In tutta riservatezza, posso sapere di cosa soffre?

-         Sono stitico …

-         Vabbè, ma … che cosa c’è da ridere?

-         Direttore, gli amici si vedono nel momento del bisogno …