Ridotti ai minimi termini.

  Pillole e anfetamine di un sindacalista al supermercato.

 

di Enrico Mattioli

 

                                                               

 

I colleghi sostengono che io vedo quel che mai accade, per questo mi chiamano Telecamera. Eletto delegato sindacale, ho preso l’abitudine di appuntare lo svolgimento delle giornate per le eventuali rimostranze. Rileggendoli i miei appunti, ho l’impressione che quanto riportato non succede realmente: se ciò fosse, sarebbe evidente quanto i lavoratori spesso, non hanno bisogno di un delegato sindacale, bensì di un assistente spirituale.  

 

 

Ore 7.50 di un sabato qualunque. Siamo quindici persone assonnate, scaffalate sulla rampa di scarico. Terremoto il macellaio, interpreta i quotidiani politici; Zuccone il magazziniere, dorme, mentre Margheritone conta le pecore: il colmo per un caporeparto pescheria!

Aspettiamo Auricchio, il nuovo capo settore, al quale spetta il compito di aprire il magazzino. E’ in grave ritardo: il supermercato attiva la vendita alle ore 8, ma in genere si comincia alle 6.30.

Auricchio è un cassintegrato con le stellette. Già assorbito dalla filiale di provenienza giacché il mercato ancora precedente ha avuto il medesimo destino, si è presentato a noi in modo inquietante:

- Nelle altre filiali, io il sabato non lavoravo. Poi un bel sabato, mi hanno costretto e ...

Ne nasce un caso: il personale maschile gira con le mani sui marroni. Romoletto, il direttore, ci contesta perché le mani servono per lavorare. - Se dovessimo seguire le pratiche della scaramanzia, tutti noi avremmo le mani sui coglioni!

Detto quanto, si è toccato i marroni. Intanto, anche questo sabato ha lasciato Auricchio a casa: è il direttore, infatti, che defilato, porta le chiavi urlando Al lavoro! Al lavoro!

Zuccone, per il quale Al lavoro è sinonimo di Al fuoco, scappa gridando Aiuto, ma è bloccato dal camion che scende per scaricare.

 

 

 

  Ore 8.30. La collega Ciavatta arriva con mezz’ora di ritardo. Subisce il rimprovero del direttore. Lei offesa, chiede il mio intervento. - La legge è uguale per tutti: non è giusto che Auricchio stia in casa solo perché porta iella! A questo punto, anche io mi metto a portare iella. E tu, che sei il nostro delegato, che fai? Dormi?

- Certo che no - le dico sbadigliando - ma adesso finiamola con la storia di Auricchio: porta male!

 

Così dicendo, mi tocco. Romoletto mi coglie.

- Anche lei, ci si mette. Finiamola con le stupidate. - Poi, aggiunge sottovoce - Porta male denigrare un collega che porta iella!

Così dicendo, si tocca i marroni. Romoletto sta preparando una lettera per la direzione generale. Suda, s’impegna, ma non capisce che cosa ha scritto.

- Non scorre– dice. - C’è qualcosa di oscuro.

 

E mi legge la lettera ... il fatto è accaduto perché una cassiera non riusciva a cambiare il pannolino della cassa; dopo cinque minuti di vani tentativi, mi ha chiamato, ed io mi sono recato con urgenza alla cassa in questione, risolvendo il problema nell’arco di qualche minuto ...

 

Intanto le colleghe Scrocchiazeppi e Pippisenzacalze, confortano la Ciavatta disperata per le offese del direttore, per l’indifferenza del sindacalista e perché da quando è arrivato Auricchio, è già il terzo cicchetto che prende nella sua carriera di cassiera.

- E se le ha attaccato il malocchio? - fa la Pippisenzacalze. - Bisogna portarla dalla Maga - replica la Scrocchiazeppi. - Hai ragione - continua l’altra - e deve intervenire il sindacato. Si occupa di così tante fesserie, che dovrà pur fare qualcosa contro la iella!

 

 

La cassiera La Maga intanto, ordina al macellaio Terremoto cinque lombate di vitello. - Ben spesse! Ora ti lascio che ho la fila in cassa.

Scrocchiazeppi e Pippisenzacalze la rincorrono. - Ti dobbiamo parlare.

 

Io, attento a non incappare nel direttore, sono impegnato come capo gabinetto: gente che va, gente che viene; tranne quando arriva Terremoto. La sua sessione di oggi, supera la mezz’ora e ciò pregiudica i miei rapporti col ricevitore merci. - Non ce la faccio più! Ricordati che ho prenotato venti minuti fa.

Cerco di intrattenerlo. - Intanto, se vuole, può partecipare a Vota la canzone.

Vota la canzone è una mia trovata: sulla porta del bagno, ognuno può scrivere il titolo del proprio brano preferito, nell’attesa che il cesso si liberi. Il ricevitore è in discesa al terzo posto con Lucean le stelle. Perde terreno e s’incazza con me. - Non è possibile che Gisella sia al primo posto. Sei tu che hai truccato il concorso, perché lui è un tuo iscritto. Ecco la verità: questa faccenda è un fatto sindacale!

Così dicendo, cresce il suo bisogno fisiologico e lo spazientito collega bussa alla porta - Terremotoooo!

Terremoto, disturbato, si offende con me. - E’ colpa tua! Tu devi tutelarmi quando vado al bagno: lo sai che ho seri problemi!

- Quali?

- Secondo te, perché mi chiamano Terremoto?

 

 

  Nel corridoio dolciumi, Scrocchiazeppi e Pippisenzacalze incalzano la Maga. - Devi dare un’occhiata alla Ciavatta: ha seri problemi.

- E che c’ha?

- Ce l’hanno tutti con lei.

- Già - aggiunge Pippisenzacalze - da quando è arrivato Auricchio ...

- Aaaa! E non me lo nominare ... - dice scappando in macelleria, dove ha un contrasto con Terremoto.

- Ancora non sono pronte le lombatine? - Fa lei.

- Sono stato al bagno. Embè? - Risponde lui.

- Spero che ti sia lavato almeno le mani ...

- E perché? Mica è ora di pranzo! (Terremoto crede che il sarcasmo sia qualcosa sotto la ventola del radiatore, in altre parole è serio).

- E' inutile discutere con te. Ricordati che non posso lasciare la cassa ogni mezz'ora!

Così si reca al reparto dolciumi da Scrocchiazeppi che continua a consolare la Ciavatta.

Dalle casse, due clienti esasperati dagli indugi della Maga, si avvicinano in ufficio per protestare e trovano la Lupa, la capo cassiera, sommersa da carte, computer, distinte e denari. Come pizzicata da una tarantola, li spedisce nel cesso, dove i due si imbattono nel ricevitore.

- Dica?! Questo gabinetto è solo per il personale.

- Ma no, vede noi stavamo in fila, ma ...

 

 

- Bravi, bisogna sempre rispettare la fila - li interrompe con noncuranza, trascinandoli dentro.

Mimetizzato li osservo; quando emergono, il ricevitore appare soddisfatto: posa una mano sulle spalle dell'uno e si rivolge all'altro. - Vi ringrazio della preferenza. Ora ditemi: posso esservi utile?

 

Allontanatosi i tre, entro nell'ingresso e sulla porta campeggia:

3° posto: sono un pirata, sono un signore - Il Principe.

2° posto: sono una donna, non sono una santa - Gisella.

1° posto: e lucean le stelle. - io.

 

 

 

Ore 12: il Principe, fresco di un corso sindacale, ci scuote. - Prendete esempio da Stachanov!

Tutti si guardano ignoranti e si rivolgono a Scatolone, data la vastità della sua cultura. Il collega delude. - Spiacente, non m'intendo di calcio.

 

La collega Poppa chiama. - Un domicilio alla cassa numero tre.

E' di turno per le consegne Piccione, ma non si trova. Il direttore si indigna ed io intervengo sensibilizzando Romoletto poiché oggi è il trentasettesimo compleanno di Piccione. - Va bene, va bene. Però, me lo vada a prendere ...

Mi dirigo fuori del magazzino. Come sospettavo, lo trovo appoggiato alla rampa del posteggio clienti, proprio sotto il balcone di Stellina, la fidanzata.

- Piccione! Sei sempre qui, eh?

- Lo sai che Stellina ha preso quattro al compito di chimica? La settimana prossima, mi tocca ...

- Ti tocca, cosa?

- Devo andare a colloquio con i professori. Voglio capire cosa non Va.

- Ma i genitori?

- Ormai siamo insieme da tre mesi. Devo assumermi le mie responsabilità. Non come voi delegati ...

- Cosa?

- La prof di Stellina è della CGIL, e mette quattro a Stellina che io pure tifo per la CGIL? Perché non ci parli tu, che siamo tutti una CGIL?

 

 

Il Principe, raduna un’assemblea. Ha letto un libro di un americano del quale preferisce non rivelare il nome (non lo ricorda), intitolato Come godersi la vita e lavorare meglio. Ha intenzione di organizzare dei corsi inerenti all'argomento. Mette una cassetta dei Mondo Grosso: al rifornimento, si procede tre passi avanti e due indietro e prima di disporre l’articolo sullo scaffale, compiamo una piroetta su noi stessi. Dopodiché si muove un po’ il bacino e si ricomincia.

In magazzino si respira un’atmosfera di rilassamento generale, oltre che un meraviglioso profumo di nero pakistano offerto da Zuccone.

Ci sdraiamo su cataste di carta igienica, insieme alle nostre colleghe preferite. Ognuno sceglie la compagna dei propri sogni.

 

 

Godo quel che il destino mi offre: la collega Poppa. Ha due bernoccoli sul petto, decorati da tanti nei che viene voglia di contarli. Resto sdraiato sulla catasta di carta igienica. Con la Poppa. Le conto i nei.

Bruscamente, qualcuno mi scuote. Apro gli occhi e mi ritrovo scaffalato sulla rampa dello scarico merci. - Hey, Telecamera, hai fatto un bel sonnellino! - E’ il Principe.

- Ma che ore sono?

- Sono le dieci.

- Ma abbiamo aperto?

- Da due ore!

- Perché non mi hai chiamato?

- Se non ci aiutiamo tra sindacalisti ... ho sistemato tutto con il direttore.

- Principe, ma come fai?

- Cosa?

- Ad avere un tale ascendente ...

- Perché io credo ancora in certe cose!

- Quali?

 

Mi guarda perplesso. Perso, fissa il vuoto. Si allontana risentito, inveendo contro di me. - Ma come hai fatto a prendere i voti tu? E soprattutto, vorrei sapere chi ti ha eletto a te?

 

Vorrei saperlo anche io. E soprattutto, perché?