CON TE O CON NESSUNO
di Cucciolo
Poca
gente, poca luce, poco tempo rimasto dentro al bicchiere. Il fumo della
sigaretta mi tiene compagnia e nient’altro che possa distrarmi da questa
solitudine. La notte passa lentamente in uno spicchio di luna, le nuvole
stancamente si stendono nel cielo plumbeo della notte. Le tenebre rischiarano
all’orizzonte, la città è vicina, le luci, la vita, tanta gente vestita
tutta uguale che fa festa allo stesso modo. Sto qui, seduto ai margini
dell’orario di chiusura e mi sento quasi sereno in questa silenziosa
malinconia di questo squallido posto dove nessuno conosce nessuno e tutti sono
amici di tutti. Nessuno qui ha voglia di parlare, sono tutti al bancone a
sorseggiare qualcosa di forte, un pugno allo stomaco per risvegliare i cuori
induriti dal tempo e dalla solitudine. Le carte da gioco sfrigolano e i soldi
luccicano appena sotto le luci ovattate di questo soffitto basso e ammuffito.
L’odore, è un odore di consapevole abbandono, il menefreghismo di mostrarsi
pulito agli altri. Si respira qui, si respira dentro questo cesso perennemente
intasato. La gente qui si muove piano, rispetta la voglia di alienazione di
ognuno di noi, noi, qui coi vassoi in mano, in fila per assaporare ancora un
po’ di trasandata tranquillità. Qui si scrive, si trova il giusto clima per
attivare il cervello ricoperto da un leggero velo di polvere, come il ricordo
approssimato di una lettura remota. Qui la penna scorre meglio, l’alcool aiuta
l’ispirazione, l’astrazione da tutto, l’emarginazione da una vita troppo
forte, più di quei liquori nei ripiani dietro al bancone. Qui il fumo offusca
la vista ma rilassa la mente e tutto scorre lento e flemmatico, come incantato.
Il rumore delle monete sudice sul panno verde da gioco aprono le orecchie e
svegliano dalla troppa calma. Qui c’è troppo caldo o troppo freddo, dove
ormai non succede più da nessuna parte. Non esistono camini, riscaldamenti o
condizionatori. Qui si gela o si suda e si bestemmia gridando sottovoce, senza
voglia di disturbare chi sonnecchia all’angolo del tavolo o chi guarda sui
muri le foto taroccate. Il legno di questo pavimento è fradicio ed emana una
polvere verdina che infanga le scarpe, si scivola. Fuori da qui la paura,
l’immensamente grande, la velocità fastidiosa di ogni pensiero che vola con
zavorre di piombo e stress. Oltre quella porta che striscia c’è
l’incertezza, il frastuono del metallo, il sibilo sordo del cemento, il
continuo gorgoglio della città in lontananza. I colori dell’orizzonte
cangiano schiarendosi e diventando artificiali, smog e neon. Laggiù c’è la
solitudine mascherata, lì si muore di troppa salute. Tutto fuori da qui scorre
troppo in fretta e non ci si riposa, non si respira, il cervello rimane legato
alla realtà e non si sogna. Già, non si sogna, non si immagina, non c’è
tempo di inventare parole nuove, non c’è tempo di amare l’amore, non c’è
tempo di assaporare l’amore veramente, spiritualmente e fisicamente. Ci si
masturba anche la testa per cercare di godere in fretta e senza stancarsi. Io
non posso vivere laggiù, io sono lento, capisco le cose col mio tempo, cresco
con meno fretta. Io amo, io amo per giorni interi, io respiro lentamente, io
riesco a godere del mio Amore, io respiro libero e dono il piacere al mio Amore.
Io faccio ansimare di piacere il mio Amore, con lentezza, nessuno mi rincorre
quando amo ed io amo e amo, finché ho la forza di farlo, finché l’ultimo
orgasmo scivola via in una calda corrente che mi spegne i fianchi, mi libera la
mente e mi chiude piano gli occhi, mentre l’abbraccio continua a vivere, non
muore ancora. Io abbraccio il mio Amore, il sudore, il piacere si mescola tra me
e lei e tutto odora d’amore, tutto tace, solo brevi sospiri stanchi ma
vogliosi di un Amore vero e puro, un Amore che non tradisce, un Amore che lascia
senza fiato. Io ricomincio ad amare, con il mio tempo, con il suo tempo,
all’unisono, i suoi sospiri sono i miei ed ogni mio movimento è complementare
ai suoi. Il suo piacere sul viso e sugli occhi è il mio piacere, delicata
carezza che percorre tutta la sua inguine arrivando a fare tutto l’amore che
abbiamo ancora in corpo. Le lingue si cercano, le lingue invadono ogni parte più
intima e il piacere si scopre in rapidi sospiri compiaciuti e in dolci graffi di
unghie. Nient’altro, il silenzio invade la camera, fino a che non riposi
ancora lì, nuda ed indifesa ed io non so andare via, ti accarezzo e sorridi nel
sonno meritato, dormirei ma tu sei lì e io ti amo, io ti desidero come non ti
avessi mai amata prima. La passione adesso scema in un dolce sentimento di
protezione, ti proteggerei da tutto, so che sei mia, in ogni senso e ti
preserverei da ogni dolore che potresti provare. Il silenzio svanisce e mi
ritrovo nudo, con te in una panchina di una stazione ferroviaria e senza
rendermene conto io sono immerso in quella città di cui ho il terrore e
voltandomi mi accorgo che tu sei scomparsa, io sono lì in mezzo, nudo e senza
difese mentre tutti passano e mi guardano con orrore malcelato. Pochi secondi
infiniti e mi ritrovo qui, in un angolo, tra le monete che rimbalzano sul tavolo
verde, l’odore della muffa del soffitto, la gente in silenzio a bere e fumare
o sniffare. Non sono più a mio agio, mi manchi tanto da uscire di corsa e
correre verso di te. Mi hai cambiato l’esistenza, avrei passato qui la mia
vita, senza sapere, senza capire che tu sei lontana ad aspettarmi. Affronterei
il terrore della città per te e torno verso di te, verso i lampioni ed i neon
giganti delle vie affollate. Affronterei per sempre tutti i problemi e le mie
paure per stare con te, sentire l’odore della tua pelle giovane e bisognosa di
me. Io voglio vivere con te o con nessuno amore mio.