Lettere ad un amico morto.
di
Chocolat
1°
lettera:
Caro amico,
da oggi ho deciso di iniziare a scrivere, perché mi sento troppo triste, così
ho pensato che questo mi aiuterà a sentirti vicino.
Ieri c’è stato il tuo funerale.
Piangevano tutti, compreso Stefano, e tu sai com’è difficile che si
scomponga. Io però non ci sono riuscito, e mi è dispiaciuto, perché
potevano pensare che fossi un insensibile. Non sono riuscito a far cadere una
sola lacrima, perché avevo un nodo alla gola che mi strozzava. Ma tu lo sai
che avrei voluto gridare….e invece niente, sono stato zitto zitto in un
angolo, solo con il mio magone, a guardare gli altri.
Te ne sarai sicuramente accorto da lassù: tuo padre non era al funerale, mi
hanno raccontato che quando ha saputo della tua morte era al ristorante con la
sua nuova fidanzata; c’è rimasto secco, ha mollato lì la ragazza ed è
corso all’ospedale.
Ma perché non era al tuo funerale? Secondo me era troppo imbarazzato, mi
dicevi sempre che era un tipo a cui non piacevano le cerimonie, di qualsiasi
genere….e poi sono sicuro che era a casa sua, a guardare le tue foto
piangendo…
Odiavi tuo padre. Non gli hai mai perdonato di aver lasciato tua madre….in
fondo lo amavi, dì la verità; lui avrebbe voluto andarti a trovare tante
volte, ma tu non glielo hai permesso, lo respingevi sempre e lui forse aveva
paura del tuo rifiuto.
Tornando al funerale, c’erano tutti i nostri amici. Roberto ha fatto la sua
solita figuraccia: si era appoggiato vicino alla cassetta delle offerte, c’è
caduto sopra tirandosi dietro tutte le candele( meno male che erano di quelle
finte con la lampadina); il prete si è preso un infarto, ma almeno ci ha
fatto leggermente sorridere, come volevi tu: niente pianti, è da checche!
Credo che domani mia madre andrà a trovare tua mamma, ne approfitterò per
guardare un po’ nella tua stanza, così prenderò le nostre foto, le
appenderò al muro!
Ora ti lascio.
Tuo amico x sempre
Jacopo.
Lettera
2:
Caro amico,
sono stato nella tua camera qualche giorno fa: Che macello! Da quanto non
mettevi in ordine!?
A proposito, ho preso delle foto che ho trovato in un cassetto, le stavo
guardando adesso e mi è venuto in mente di scriverti.
Quanti ricordi ci sono in queste foto!; ce n’è una di quando ci siamo
conosciuti: pensavo di conoscerti da sempre, invece c’è stato un periodo
della mia vita in cui tu non c’eri, non ci posso credere che ora ce ne sarà
un altro.
Ma ora voglio far finta che tu ci sia, anzi sono sicuro che tu sia qui ora,
che mi ascolti. Voglio ricordare tutta la tua vita, la nostra vita, nei
ricordi belli, ma anche quelli brutti, sono importanti per tenerti vicino.
Ho qui la foto di quando siamo andati sulle montagne russe, avevamo 6 anni, tu
volevi per forza fare due giri, ma al primo sei svenuto! Tua madre non ci
vedeva più dalla rabbia! Per fortuna che è bastata un po’ d’acqua in
faccia per farti riprendere! Ho avuto paura, ma quando ti sei svegliato con
quella faccia da scemo, non ho potuto fare a meno di ridere; tu sei scoppiato
guardandomi e tua madre è rimasta sorpresa dal fatto che non avevi avuto
paura, nonostante fossimo piccoli, da quel momento ho capito che eri una
persona forte e ne ero felice.
Poi c’è la foto di noi due al parco, eravamo così piccoli; ci divertivamo
a giocare a far finta di essere in un altro mondo; ti ricordi? Giravamo per le
strade semi deserte, alle 2 del pomeriggio nelle giornate d’estate, come
delle ombre, spiando la gente e facendo finta di essere risucchiati da vortici
extra-qualcosa…più ci penso e più mi convinco che eri un po’ matto, ma
io mi divertivo un mondo con “quel matto”!
Mi piaceva guardarti in classe, quando cercavi di nasconderti dietro il banco
di quell’idiota di Simone, ma il maestro ti vedeva sempre e finivi alla
lavagna: come avresti fatto senza me che ti suggerivo?! E io come avrei fatto
senza le tue battute e la tua risata più unica che rara, la quale ancora
adesso, se mi ci metto, riesco a sentire rimbombare nella mente.
Dopo il funerale sono tornato a casa e ho tirato fuori tutti i nostri ricordi;
ora sono tutti in uno scatolone. Ho trovato anche l’agenda in cui ci
scrivevamo in classe nelle lunghe e monotone ore di matematica. Abbiamo
scritto un sacco di stupidaggini, ora me ne rendo conto, ma quella era la
nostra vita quotidiana, fatta di episodi buffi, di risate e di amicizia
profonda.
Continuerò sempre a ricordare queste cose che mi tengono legate a te, è una
sensazione che mi dà consolazione nei momenti in cui ti sento troppo
distante.
Ora è meglio che vada a studiare, fra non molto avrò un esame. Come vorrei
che fossi con me, domani, in quell’aula così fredda ed estranea.
Dimmi “in bocca al lupo” da lassù!
Il tuo amico
Jacopo.
Lettera
3:
Caro amico,
oggi ho tanti sensi di colpa. Ho pensato che forse è colpa mia se ora non sei
qui, e stamattina ne ero sicuro. Ho pianto e ho dato una testata al muro dalla
rabbia.
Forse il problema è che non ho ancora accettato quello che è successo. Mi ci
vorrà ancora un po’ di tempo per abituarmi; da una parte spero che succeda
presto, perché sto soffrendo molto, anche se cerco di nasconderlo, ma
dall’altra parte spero di non abituarmi mai, perché dentro di me non voglio
accettarlo; dentro di me ho ancora la speranza che tu possa tornare, lo so che
è stupido, ma non ci posso fare niente.
Lo sai, certe volte penso di poter tornare indietro nel tempo per rivedere le
cose che mi sono capitate in passato, per esempio quel giorno che eravamo al
mare, ti ricordi? Era sera ed eravamo sulla spiaggia, poi sono arrivati quei
due ragazzi, ci hanno invitato a bere con loro. Io sapevo che sarebbe successo
un disastro, così ho bevuto solo un bicchiere. Tu non avevi mai bevuto così
tanto, non ci eri abituato; te l’ho detto un sacco di volte di fermarti lì,
ma mai che mi hai dato ascolto eh! Eri duro tu. Alla fine non riuscivi
reggerti in piedi. Quei due mi hanno aiutato a portarti a casa e poi sono
scappati a gambe levate; non si sono più fatti vedere da quelle parti!
Eri così ubriaco che volevi aprire il portone tirando la maniglia di lato e
poi sei finito lungo disteso.
Fortuna che in casa c’era solo tua nonna, i nostri erano a cena fuori.
Quando ci ha sentiti arrivare ci ha rimproverato dalla cucina e tu ti sei
messo a cantare: ti ho fatto volare fino in camera e poi ti sei buttato sul
letto.
Di notte, ad un certo punto, ti sei messo a piangere, subito dopo sei corso i
bagno a vomitate.
Ti ho raggiunto subito è ti ho aiutato a lavarti la faccia; poi ti sei messo
a ridere e mi hai ringraziato: mi sembravi un bambino piccolo e io per la
prima volta mi sono sentito un fratello maggiore, perché in fondo noi eravamo
fratelli.
Quella fu la prima volta che ti sei ubriacato, avevamo 16 anni. Dio mio che
nottata, rido ogni volta che ci penso!
Un altro episodio divertente è successo qualche mese dopo, era già iniziata
la scuola. Non mi ricordo chi di noi due ebbe l’idea, ma quella sera siamo
stati a casa tua a guardare la tv, poi abbiamo deciso di stare svegli tutta la
notte, e l’abbiamo fatto! Il mattino seguente c’era scuola e alla prima
lezione ti sei addormentato, poi il prof ha detto qualcosa più ad alta voce e
tu sei saltato sulla sedia. Lui ti ha guardato perplesso e io non sono
riuscito a trattenermi dal ridere, deve averci preso per pazzi! Durante
l’ultima ora stavamo guardando un film e quella volta sono stato io ad
addormentarmi! Il prof stava per scoprirmi, ma per fortuna tu mi hai visto in
tempo e mi hai dato uno strattone prima che se ne accorgesse. Appena arrivati
a casa tua ci siamo distesi sul divano e ci siamo addormentati come sassi!
Mi rendo conto che praticamente vivevo a casa tua, anche se la mia casa era
appena al piano di sotto.
Eh sì, eravamo proprio come due fratelli inseparabili!
Ora sono stanco, ti scriverò domani.
Il tuo amico
Jacopo.
Lettera
4:
Caro amico,
ho compreso che quando Laura entrò nella mia vita, diede il via alla
catastrofe. Lei era per me la prima vera storia importante, mi avvolgeva per
la prima volta il dolce brivido dell’amore.
All’inizio ero felice, ma quando fra due amici c’è di mezzo una ragazza,
le cose non possono andare bene.
Il nostro problema, però, non fu “a norma”: ad altre persone nella stessa
nostra situazione, può capitare che la fidanzata di uno si innamori
dell’altro. Noi però non possiamo avere dei problemi comuni alla gente! Tu
odiavi lei, come lei non sopportava te; voleva che io fossi tutto per lei e
c’era riuscita. Ero così accecato dall’amore per Laura da non vedere che
tu mi cercavi e soffrivi molto. Ma credimi, l’ultima cosa che volevo era
perdere il mio migliore amico, un fratello, l’unica persona per me davvero
speciale, che ha condiviso con me tutti i momenti più belli e quelli più
brutti della mia vita. Alla fine non mi hai cercato più, sei sparito; eri
stanco di provare a farmi tornare alla realtà. Se solo ti avessi ascoltato
quando potevo! Invece c’era voluto il tuo improvviso silenzio a svegliarmi.
Lasciai Laura, ma avevo perso te; ma come!? Dopo tutta una vita passata
insieme? Non potevo lasciare che questa ragazza(non che lei avesse tutta la
colpa, ma quando ti succede qualcosa è facile dare la colpa agli altri)
rovinasse la nostra amicizia.
Dio mio, quante telefonate ti devo aver fatto! Ma tu non eri mai a casa, tua
madre era molto preoccupata, diceva che eri diventato strano. La mia vita era
diventata un inferno, ero vuoto: cominciai a vagare per le strade guardando le
vetrine dei negozi dove solitamente andavamo, entravo nei pub che
frequentavamo per vedere se eri lì, ma niente.
Certe volte mi domandavo se forse la tua è stata una reazione eccessiva, ma
poi ho pensato che dopo essere stato tanto tempo con una persona, quando
quella se ne va ti senti vuoto, abbandonato, un po’ geloso, arrabbiato…ed
è brutto provare tutte queste sensazioni in una sola volta.
Dopo un po’ di tempo scoprii che avevi iniziato a drogarti: noooooo! Mi era
crollato il mondo addosso; era tutta colpa mia!
Cosa darei per tornare indietro!
Mi era scivolato tutto tra le mani, dovevo fare qualcosa: ti ho cercato e sono
arrivato al posto dove ti incontravi con quelli che ti vendevano la roba. Ho
cercato di aprirti gli occhi, ma più ti pregavo di smettere, più tu ci
andavi giù pesante.
Alla fine…quel lungo litigio: mi hai scaricato addosso tutta la tua
tristezza e tutta la tua rabbia e io ti ho lasciato fare. Poi sei crollato e
hai pianto, io mi sono seduto vicino a te e di nuove mi sei sembrato un
bambino da difendere.
Mi stanno tornando alla mente troppi ricordi tristi, non riesco a mandarli giù
tutti d’un colpo, forse è meglio che per ora mi fermi qua.
Ti riscriverò quando mi sentirò meno depresso.
Jacopo.
Lettera
5:
Caro amico,
credo di poter continuare la storia, perché man mano che ricordo, il dolore
che provo sembra fermarsi, è una strana sensazione.
Dov’ero rimasto? Ah sì: ero riuscito a convincerti a smettere con la droga,
non è stato facile, ma tu eri forte ed alla fine ci sei riuscito con le tue
forze. Purtroppo, quando quei bastardi seppero che uscivi dal giro, ti
picchiarono a sangue.
Poi hai bussato alla mia porta: eri di nuovo quel bambino indifeso che mi
chiedeva di proteggerlo. Ti portai all’ospedale…il dottore ci disse che
avevi l’AIDS: ancora una volta il mondo ci era crollato addosso, la nostra
amicizia era di nuovo messa alla prova dal destino e anche questa volta
dimostrammo di essere uniti, dei veri amici.
Più ti guardavo e più mi accorgevo che non avevi paura della morte, eri
triste al pensiero, ma non spaventato; ero fiero di te, lo sono sempre stato.
Così, lentamente, come un temporale che si avvicina oscurando il cielo, la
fine stava per arrivare. Eravamo uniti come mai prima di allora, volevamo
colmare il vuoto che ci sarebbe stato dopo. Il tempo passava lento e noi non
ci accorgevamo neanche del passare dei giorni. Eravamo felici, ma il tempo
ormai stava per scadere e non avrebbe più aspettato.
Beh, gira gira ho finito di scrivere nello stesso punto da cui avevo
cominciato.
Il tuo funerale non mi sembra più così vicino, scriverti mi ha liberato da
un peso che mi “schiacciava” il cuore, come se quel nodo alla gola, che mi
soffocava al tuo funerale, si fosse sciolto.
Ora mi sento leggero; è strano, non so bene come spiegarlo, è come se la tua
anima, che fino a questo momento era imprigionata nei miei pensieri tristi,
adesso fosse libera.
Bene, credo che di scriverti ora non abbia più bisogno e comunque non ho più
altro da raccontare(visto che la storia è finita).
In qualunque posto tu ti trovi, sono sicuro che sei felice e non mi
dimenticherai, come neanch’io ti potrò mai dimenticare…caro amico.