BUONE
FESTE NICK LA PUZZA!
di Enrico Mattioli
Storie
squallide di resistenza straordinaria
- movimento unico –
E’ un Natale come tanti, ma una festa dovrebbe essere un’occasione speciale.
Fiocchi e stelle, luci intermittenti: queste strade mi fanno scappare lontano. Da solo. Come ficcare la testa dentro un secchio.
Conto i miei fiaschi e mi ubriaco di disastri. Quando ero piccolo, non immaginavo che oltre i camini ci fosse tutto ciò, polveri e fuliggini, ed altari irraggiungibili.
Vorrei non portare rancore, adesso che è Natale e avrei voluto porgere l’altra guancia. Ma avevo un ponte e due perni, e il mio cattolico dentista non era uno che faceva sconti.
Un giorno, accesi il televisore e trovai il canale criptato. Davano il Cristo che si cimentava col Vangelo, ma io non avevo la pay tv.
Incontrai i vecchi amici che mi fottevano i sogni, un anno che era Natale. Loro volevano offrirmi un caffè, suonando, cantando e rocckettando in nome di Gesù. Io davo ancora importanza al caffè e al bar ci andavo solo con chi volevo bene.
Non riuscii a perdonare la mia ex. Aveva fottuto il nostro amore. C’incontrammo casualmente una vigilia. Lei non era sola. Il suo nuovo amichetto era il mio collega del giornale, il capo redattore. Un giorno uscì l’edizione straordinaria, personalizzata, limitata per i limitati come me, con la notizia a caratteri cubitali.
- In nome di Dio, buone feste Nick La Puzza! – Fece lei.
- Non salutarmi che sei finta! – Risposi. E mi girai di spalle. Io davo troppa importanza anche al semplice saluto.
- Col cappotto l’avrebbe scampata? - Domandavo alla mia ex.
- No – rispondeva lei – ma avrebbe fatto una figura migliore, poveraccio …
Così passo il mio Natale da solo, al pub. S’avvicina uno sulla trentina. Indossa un cappotto di renna, rovinato o usato. Ha i capelli lunghi e lo sguardo penetrante.
- Buone feste Nick!
- Ciao. Come te la passi?
- Porto con me tutto il peso del mondo …
- Vuoi una birra?
Gli offro una sigaretta e restiamo a guardare il traffico, la gente frettolosa che passa sul marciapiede. Il locale è vuoto. Sono solo con questo tipo qua. La cameriera guarda con compassione, ma ci sono abituato. La gente pensa che io sia un emarginato, un disadattato, ma sono soltanto, non omologato.