TRATTATO
DI PEDAGOGIA
di Teatro magico
Corri,
bambino,
perdona
quest'amore
di corpi dilaniati
dal nobile piacere,
diroccato,
estasiato,
sconfitto,
perduto,
questa quiete di fochi e pulpiti,
di ginocchi e palpebre,
ribelle servitore
d'un austero padrone,
perdona questi giorni senza musica,
questo sol battere esultante
del servo disobbediente,
ammaliato,
subdolo rapito
dall'incantevole canto mediterraneo
della dea pił capricciosa,
splendido guerriero d'avorio
con calde mani di sale,
e verdi capelli di piacere,
totale spietata bellezza
partorita dai petali purpurei
d'un fiore blasfemo.
Corri,
bambino,
non farti schiavo
della libertą pił tetra,
della libertą pił oppressa,
della libertą di serpente
soltanto apparente,
non farti credente
del dio -quello vero-,
quell'austero padrone possente.
E corri.
Ama quella dea capricciosa,
quella libertą blasfema.
"Amare se stessi:
il pił mero
fra i controsensi."
(5 luglio 2003)