SIAMO
TUTTI FIGLI DELLA STESSA MADRE
di TomSkar
Chi
muore è un eroe allora siamo tutti eroi
e
siamo tutti cantanti alcolizzati,
tutti
liberi da ogni male, tutti dei dell’Olimpo
con
il permesso di fulminare i passanti.
Tutti
siamo dadi e rotolare ci fa stare bene,
soavemente
rotolare ci fare stare bene.
Siamo
tutti figli della stessa madre
e
nostro padre è il milite ignoto,
nostro
padre è un mezzo Buddha
che
ignora il nostro rotolare soave.
Nostro
padre ha una barba finta,
è
truccato male e fuma il sigaro
nei
giorni feriali, nei festivi muore,
soavemente
muore, rotolando muore.
Abbiamo
dato i nostri risparmi
per
la nostra droga, noi tutti,
soavemente
ora rotoliamo.
Dio
non è santo, noi tutti preghiamo
i
santi del cielo maldisposto
e
cerchiamo il nostro dio ad ogni costo.
Siamo
tutti delle spie sull’orlo del braciere,
intenti
solo a rotolare, senza paura di bruciare.
Siamo
tutti suicidi, secondini nell’ora di libertà,
non
sappiamo stare al nostro posto perché amiamo rotolare,
siamo
poeti a dondolo alla mercé dei nostri nemici,
perché
non abbiamo partiti per i quali votare.
Siamo
il nemico e tutti i figli suoi
e
non conosciamo il futuro, così certo.
Voltati,
bendati, siamo il plotone d’esecuzione,
davanti
ci troviamo i nostri peccati,
con
proiettili scheggiati
miriamo
al cuore del nostro passato.
Stiamo
tutti in coda, fanti di coppe,
alfieri
rossi su caselle bianche,
siamo
il bossolo nel caricatore,
pallina
rotolante rotoliamo nella roulette
fino
a svenire di vanità e di noia.
Indagati
per illeciti, illecito è il nostro pensare.
Siamo
città inventate su mappe dell’Impero,
calici
ricolmi di bronzo fuso fumante,
orizzonti
innevati dall’alba polare,
rotoliamo
sul nevischio soave.
Con
gli zigomi ardenti scaliamo le montagne
alla
ricerca del segreto del rubino
ma
siamo noi il segreto e siamo noi il rubino.
Diciamo
parole di cotone e cantiamo,
soavemente
cantiamo liturgie pagane
e
flauti sono le nostre braccia, arpe i nostri capelli
e
violini le dita e viola il nostro cuore.
Catapulte,
masse di fuoco,
incendiamo
i villaggi dei giusti
ma
siamo noi i giusti, siamo noi i nostri avi
che
viviamo a stento per raggiungere la morte soave.
Siamo
l’esorcismo divino, sbronzati rotoliamo
verso
l’estasi dei deboli, siamo i fragili.
Tutti
camionisti senza carico,
sorpassi
in corsia d’emergenza,
sirene
soavi spiegate per la tangente.
Noi
siamo la nebbia, avvolgiamo rotolando,
avvolgiamo
il sole, stiamo nel sole
e
aspettiamo l’attimo per morire.
Ma
chi è mio padre, chi è mia madre?
E
noi, chi siamo noi?
Noi
siamo soli, fuori soli
e
soli lottando, soli fuggendo,
soli
rotolando, soavemente rotolando