QUEL BACIO

 di Nicola Costantino

Abbiamo di cenere coperti i capelli

cadenti sul far della sera e gli occhi

ridotti al lumino d’un fioco

bagliore racchiuso in breve spazio.

 

Lo scorrere increspato del tempo

ha logorato irreversibile la carne

e abbassato lo spumeggiare delle onde

in quel mare che rompeva l’orizzonte.

 

La luce vespertina non riscalda

la pelle riottosa nel petalo dischiuso,

bruciano solo ricordi fantasmagorici

dell’oliveto sconfinante nell’antica Pieve.

 

Vacilla la speranza nel sole primaverile

dell’alba selvatica quando le radici

fortemente piantate nella dura roccia

emanavano l’aspro profumo di ginestra.

 

Siamo adesso aggrappati alle salde memorie

lentamente digerite nei lunghi silenzi,

e nello sguardo crepuscolare permane limpida

la dolce percezione balsamica di quel bacio.