L'ALBA DEGLI IMPURI AMANTI ONIRICI

di Teatro magico

Notte tetra,
e poi
luce disperata
dalle anguste finestre
cerca di regalarmi umilmente
il suo dolce tepore,
e noi oramai impotenti
sorpresi
nei nostri ameni orizzonti
di dilettosi sospiri
dai nostri cuori malaticci,
accadde coś,
e d'improvviso
ghiaccio sulle labbra,
e il giovane sole
in fondo agli occhi
a ricordarci spietato
il nostro audace amore
sfumato da mondi
di magici teatri e fiori
e mari
e uccelli vitrei,
nato senza fare i conti
con la delicata forza straziante
del giovane sole,
con la sua glaciale sinfonia
di cristallo arpeggiante,
folle amore notturno,
onirica belva campestre.
"Non voglio farmi
dolcissima schiava
dei nostri esuli sogni!"
E allora
la timida luce sanguigna,
spietato nascente assassino,
ebbe la meglio:
trafisse le indifese finestre,
e immacolata le trapasṣ
da parte a parte,
e venne dritta a colpire
i nostri corpi mortali
-lei, l'eterna, la millenaria,
immutato ritratto infinito
degli albori del mondo-,
ad arrossare le nostre
mai fulgide anime.
E l' ho vista, poi,
trionfante,
col suo saccente ghigno malefico
-la timida luce sanguigna,
spietato nascente assassino.
Accadde.
E basta.
Coś.
Verità assoluta.

"E' l'alba di un nuovo giorno.
E' il tramonto di un altro
onirico amore,
terrorizzato fuggito via
al cupo suono improvviso
del sole nascente,
al dolce odore giocoso
della sua rossa linfa vitale."
(25 luglio 2003)