Ecco qui il capitolo finale della mia trilogia. Non mi immaginavo certo di arrivare fino a questo punto, quando cominciai...Per chi legge può sembrare quasi ordinario, iniziare e finire un ciclo, ma per me che scrivo non è così. E' un sogno, è il trascrivere me stesso su pagine, mascherandomi dietro a personaggi che possono rappresentarmi. Chiunque trasmette un messaggio scrivendo, un messaggio che si manifesta attraverso la storia e la psicologia dei personaggi. Beh, il mio è abbastanza evidente. Appunto per questo confido molto in questa FF, che vorrebbe essere la migliore delle tre, anche nel messaggio che trasmette. Non dirò niente di più, lo farò alla fine, dirò solo buona lettura!
...E allora, che muoiano tutti
Lo guardò bene. Era un bel ragazzo, terribilmente pallido, con gli occhi rossi e i capelli argentati, e le ricordava terribilmente Ayanami. "P...iace...*" Non riuscì neppure a terminare la frase che svenne. Svenne, e fu prontamente presa in braccio dal ragazzo, che la pose sul divano. Com'è bella, forse anche più di Rei Ayanami, mi sorprende che Shinji non ci abbia provato ma, d'altronde, era destino che le cose andassero così. Comunque lui ora è felice, con Rei. Quella che ho lasciato era così...terrorizzata da se stessa, così fragile...come se volesse morire da un momento all'altro, come se non sapesse più cosa fare della sua vita. Le dovrò parlare ancora. Come dovrò parlare a lei. Non sembra che Shinji abbia fatto molto per tirarla su, ma del resto lui in queste cose non ha minimamente tatto. Come suo padre, lascia i compiti più sgradevoli ai suoi sottoposti, ma chissà se consolare questa ragazza sarà un compito sgradevole...Si chinò sul bordo del divano, carezzandole dolcemente la fronte, prese una sedia e si mise a contemplarla, in attesa del suo risveglio.
L'orologio appoggiato sulla scrivania segnava le 22:00. Rei era andata a letto già da un ora. Dormiva, ormai. Sognava. Ma non erano bei sogni. "Basta! Andate via! Smettete di ossessionarmi! Smettete di seguirmi! Smettete di esistere!" Buio, non c'era niente, solo uno spazio nero enorme intorno a lei. Lei, illuminata come da un riflettore, Rei III, 14 anni. First Children. Clone di Yui Ikari e Lilith, ancora in preda ai suoi incubi. "Non puoi rinnegarci, come non puoi rinnegare te stessa. Ricordi queste parole? Ricordi chi le ha pronunciate? Ricordi che cosa hai provato?" Un riflettore si accese, illuminando una ragazza uguale a lei, vestita solo in modo diverso. Rei II, morta suicida, fidanzata di Shinji Ikari, morto suicida per seguire la sua ragazza. "Continui a fuggire la realtà, continui a fuggire perché ti è comodo fuggire. Perché hai paura a affrontare la vita di petto, preferisci rifugiarti nella morte." Un terzo riflettore si accese, illuminando una bambina. Rei I, uccisa ancora bambina da Naoko Akagi. "Voi, voi siete morte entrambi! Come potete parlare a me di vita! Cosa ne sapete della vita?" "Lo sappiamo perché abbiamo vissuto. Lo sappiamo perché siamo una cosa sola. Parti di una grande anima unica. Tasselli di un unica personalità . Tasselli che non possono essere dispersi. Tasselli formati dalle esperienze di ognuno dei tasselli più quelle vissute dal tassello stesso. Te per ora ci stai tenendo divise. Non devi. Non troverai mai le risposte alle tue domande se continui a ignorarci. Non sarai mai completa senza di noi, non sarai mai umana. Noi abbiamo vissuto. Noi siamo umane, perché abbiamo imparato a provare e capire le emozioni. Tu ancora no, ma con noi potrai." Poi proseguì Rei II: "Niente più conflitti interiori". Rei I: "Conoscerai la bellezza del vivere, di essere qualcuno, di essere una persona vera." "...e sia allora! Non posso sfuggire al mio passato, come non posso fuggire il mio futuro." "Questa è la conoscenza di se stessi. Ora il tuo frutto della conoscenza è maturato. Ora sei anche te un essere umano." Si presero tutte e tre per mano, un'aura bianca di formò intorno a loro, poi si trasformarono in LCL, riunendosi in un unica pozza, dalla quale, come l'Araba Fenice, Rei Ayanami risorse, senza più numeri, solo umana, umana come lo era diventata colei che era venuta prima di lei, Rei II.
E Fu sera e fu mattina. Primo giorno.
***
"Uhhhh...." "Sono le 6 e 30, buongiorno!" Asuka inizialmente non riconobbe la voce, era ancora stordita, come se fosse sotto i postumi di una sbornia. Poi... "C...che ci fai qui? Chi ti ha aperto? Misato non torna mai a casa da..." "Sono rimasto qui, nel caso ti succedesse qualcosa di male. Sei svenuta per molte ore, non era prudente lasciarti sola." "Ma, i tuoi genitori..." "Non ho genitori, vivo da solo, in una blocco di case, è un posto tranquillo, a parte gli operai sempre a lavoro." E' dove abita anche Ayanami, chissà se la conosce..."Ho già avuto modo di conoscere il First Children, anche se avrei preferito farlo in un momento migliore, non era proprio in forma:" Possibile che mi abbia letto nel pensiero? "In forma, quella bambola?" "Non è una bambola, è solo meno esuberante di te, ma non credo che durerà a lungo, già oggi potresti avere una sorpresa, forse..." Chissà cosa ha voluto dire..."Scusa, ma adesso devo lavarmi e cambiarmi, devo andare a scuola." "Classe 2A no?" "Come fai a...." "E' anche la mia. A quanto pare siamo in classe insieme. Posso accompagnarti a scuola?" "uhh...perché no?" E andò fischiettando in bagno. Che soggetto incredibile. Così tormentata eppure così vitale. La sua vita è una catena di sofferenza, e nonostante ciò ha la forza per andare avanti. E non solo quella. Ha bisogno di affetto, e Shinji non lo aveva capito. Amore...sarà mai questo l'amore?
Bene. Mi sento bene. Strano. E' come se la presenza di quel ragazzo mi avesse fatto dimenticare ciò che mi circonda. Shinji, Misato, me stessa, il mio fallimento...E' un bel ragazzo, ma non è solo quello...c'è qualcosa di più, nella voce, nel suo aspetto, come un'aura benefica...sarà che mi sono innamorata di lui? Impossibile, non lo conosco nemmeno. Lui non conosce me. Però ha vegliato tutta la notte al mio capezzale, per proteggermi. Chissà cosa ha visto? Chissà cosa ha pensato? E se fosse un maniaco? No. Non so perché, ma mi fido di lui. Non del tutto. Amore...sarà mai questo l'amore?
Aria. Aria inquinata. E' la prima volta che la sento. Ora non c'è molto traffico. E' la prima volta che lo noto. Ragazze, ragazzi, stanchi, felici, annoiati. E' la prima volta che osservo gli altri. E' bello, ma è anche brutto, osservare. Ora so che posso partecipare anche io. Ora... Bruscamente, molto bruscamente, la catena dei suoi pensieri fu interrotta. Interrotta da un ragazzo frettoloso che era andato inavvertitamente a sbattere contro la ragazza dai capelli azzurrini. "Ohiohioi! Che male... cosa ho picchiato...oh...s...cusa...n-non l'ho fatto apposta..." "Non ti preoccupare, va tutto bene...almeno credo." rispose Rei massaggiandosi nel frattempo il capo con la mano, e premurandosi che la gonna coprisse ciò che doveva coprire con l'altra. Pudore. Mai avuto prima pudore. Conosco persino il termine. Nonostante le scuse lui continuava a guardarla, rapito. Lei arrossì, e la cosa fu notata facilmente, a causa della sua carnagione chiara. Il ragazzo allora raccolse le sue cose, distrattamente, e riprese a correre, nella sua stessa direzione. Rei fece lo stesso.
"Strano, come mai se sei un anno più grande di me sei nella mia stessa classe?" "Diciamo che avevo passato un anno troppo alla leggera..." sorrise, ironico, per e verso se stesso. "Sai, quando hai 15 anni, ti rendi conto a volte delle diverse priorità della vita. Ti rendi conto che la scuola non è sempre fra quelle, per quanto tu ne possa riconoscere l'utilità. Io sono un sognatore, e se Dio vorrà diventerò parte della generazione X, un inutile intellettuale, che sa scrivere bene, sa pensare ed è romantico. Assolutamente inutile, anche se è proprio questo che voglio essere. Avere la capacità di girare per un bosco o una città avvolto nel silenzio, da solo o con qualcuno con cui parlare, come te adesso, e una penna e un foglio per registrare i miei pensieri, perché è tanto facile fare pensieri degni di memoria quanto è facile dimenticarli una volta pensati." Si voltò di nuovo a guardare Asuka. "...Che belle parole...mi sa che il tuo sogno si potrà avverare...a differenza del mio." concluse mestamente la ragazza, quasi mangiandosi completamente le ultime parole. "Il saper parlare è un dono di Dio. Ogni caratteristica peculiare è un dono di Dio. Ogni uomo, donna, bambino riceve un dono, una capacità in cui eccelle. Bisogna esserne riconoscenti, non sprecarlo, non usarlo male." "E io cosa avrei ricevuto?" chiese curiosa e un po' maliziosa Asuka. "Tu hai..." Il cicalio delle compagne di Asuka mise fine alla discussione, oltre il fatto di essere arrivati a scuola. Lei si voltò, mandò a loro un'occhiata assassina, ma non esplose, forse per la presenza del ragazzo, poi si voltò e si diresse agli armadietti.
Una volta aperto l'armadietto, cadde per terra una busta. Il destinatario: "Dear Rei..."
***
Le sue mani tremavano quando aprì la busta e cominciò a leggere."Dear Rei, mi dispiace per prima. Sono il ragazzo che ti è venuto addosso stamani. Sei sorpresa che conosca il tuo nome? Diciamo che mi sono informato...ci vediamo in classe. Scusa di nuovo. Ciao. Tommaso" Richiuse il biglietto. Era sorpresa, nervosa, eccitata dalla situazione nuova nella quale si era venuta a trovare, le sue mani non stavano ferme mentre si dirigeva in classe. Aprì la porta e si mise al suo posto. Vide entrare una sedia a rotelle: era Toji, spinto dal suo amico Kensuke. Una volta aveva parlato con lui, il giorno prima dell'incidente. Non le era dispiaciuto parlarci, non era stato freddo e sfuggente come tutti gli altri, sembrava volesse liberarsi di un peso con qualcuno che capisse, e lei le era sembrata l'unica. Ora che ci pensava, rifletteva quante occasioni aveva sprecato, per uscire dalla sua solitudine... Si voltò a guardarlo. Anche lui si voltò, e nei suoi occhi vide un richiamo d'aiuto, una richiesta di conforto, il desiderio di parlare con qualcuno che non fosse Kensuke. Si alzò, si avvicinò a lui, e..."Ciao, Su...Toji!"
Ennesimo giorno di scuola, ennesima rottura di scatole. Ancora peggio, in questo corpo. Dipendente dagli altri, disturbo per Kensuke, che deve portarmi in giro tutti i giorni. Solo lui. Non ce la faccio più! Fortuna che è arrivato un ragazzo nuovo...nuovo e ingenuo. Appena arrivato mi ha subito chiesto di Ayanami, non sa quello che lo aspetta. L'ho anche avvertito di quello che lo aspettava, ma lui ha detto di non crederci, che ingenuo! Ecco la classe. Ecco le solite facce, la capoclasse, Soryu, Ayanami, le compagne, i compagni. Quello nuovo non è ancora arrivato. Anche Shinji era nuovo. Shinji... basta. A lui è andata peggio che a me. Eppure ciò non mi solleva. Mi rende più solo di prima. C'è solo una persona che è più sola di me qui. Ayanami. Lei non ha più veramente nessuno. Soryu da quel giorno non le rivolge più la parola. Shinji se n'è andato. Non ha mai parlato a nessuno, tranne che a me, quella volta, quel giorno... per quanto sembri, non è fredda, è solo estremamente timida, però è la sola che mi abbia parlato senza rimproverarmi o darmi del pervertito. Se... perché si è... sta venen... "Ciao, Aya...Rei!"
"Beh, io vi lascio soli allora..." disse maliziosamente Kensuke, scatenando risatine da parte dei compagni, prima che un ragazzo mai visto prima, con i capelli argentati gli dicesse:"Almeno lui qualche ragazza la trova! Mi sa che prima che qualcuna ci provi con te passeranno dei secoli!" Kensuke arrossì, si allontanò, incassò, mentre il ragazzo dai capelli d'argento spariva...
La discussione tra i due fu interrotta dal suono della campana, e dall'arrivo del professore, che esordì immediatamente presentando i due nuovi alunni, Tommaso Giolitti e Kaworu Nagista. Un sorrisetto apparve sulle labbra di Tommaso, guardando in direzione di Rei, che arrossì leggermente. Nessuno badò a lei, e nessuno se ne accorse, fino a che il professore decise di far sedere proprio Tommaso accanto alla ragazza, dato che lei non aveva nessuno accanto. Kaworu fu invece spedito in un angolo remoto della classe, anche se, guardando lo sguardo di Asuka, il ragazzo capì che il suo posto sarebbe cambiato presto.
Lui. Proprio lui. E' carino. Carino? Si. Nè bello, nè brutto. Però ha quel non so che... forse è solo perché è il primo ragazzo escluso Ikari che abbia mai provato qualcosa per me e che me lo abbia detto in maniera così esplicita. Anche all'inizio era così con gli altri, poi la situazione è cambiata, quando si accorsero del mio carattere freddo. Acqua ne è passata, sotto i ponti. Provo ancora imbarazzo... Cosa devo dire, cosa devo fare, come mi devo comportare... Un motivo in più per parlare di nuovo con Suzuhara. E' davvero così essere una persona vera?
Che bello, sento il suo sguardo anche se sono girata. Non credo sia reale, non credo nemmeno che mi stia guardando. Però la sua semplice presenza mi conforta. Sembra quasi un miracolo, un angelo... che ironia, che anche i suoi nemici si chiamino così. Kaworu è tutto fuorché un nemico. Però... arrivato proprio nel momento peggiore, giunto a casa sua subito dopo il suo "incontro" con Shinji. Ma è stato un fatto reale oppure tutto un suo sogno? Impossibile saperlo. Se però non ci fosse stato lui... cosa avrebbe fatto, come si sarebbe comportata?
Suonò la campanella. Ricreazione. Toji si diresse sul tetto, spinto da Kensuke, sicuro che Rei l'avrebbe seguito. Lo aveva capito nel suo modo di parlare prima dell'inizio delle lezioni. Veloce, confuso. Una persona che non parla. Che non sa parlare agli altri di se stessa, degli altri. Veloce, per recuperare il tempo perduto. Stanca, per essersi finalmente liberata da un macigno che l'affliggeva. E la brutale conclusione, una conclusione incompleta. La sorpresa nei suoi occhi alla vista di Tommaso. Anche a me piaceva Ayanami, quando la vidi la prima volta. Poi, il suo carattere cozzò contro il mio desiderio. Ora chissà. Una voce da dietro, una voce aspettata, lo distolse dai suoi pensieri, i suoi pensieri davanti al paesaggio della città, di una giornata che preannunciava pioggia, una pioggia che iniziava già lentamente a scendere..."...Toji...." "Allora vi lascio soli, va bene?" disse Kensuke maliziosamente mentre scendeva. Nessuno dei due prestò minimamente attenzione a lui. Ayanami gli si avvicinò, proprio come la mattina. Se lo aspettava. Non si aspettava però la sua mano sulla sua spalla, lo sguardo confuso di lei. "Come va, Ayanami? Mi sembri strana." "Non so cosa provare, mi sento... non so cosa dirgli... lui mi ha scritto questo... lui... il mio... compagno...stamani...l'armadietto..."
Gli porse il biglietto. Lo lesse.disse Niente di speciale. "E allora? Non capisco dove sta il problema. Come lo trovi? Ti piace?" "Non so...è carino, non bellissimo ma nemmeno bruttissimo, però...mi sento attratta...forse perché è il primo da tanto tempo...che si sia..." arrossì "...interessato a me..." "Con Shinji allora?" "Con lui era diverso... Ne ero attratta fin da subito, lui evitò che salissi a bordo dell'Eva quando ero ferita e il terzo angelo attaccò... poi lo vedevo sempre, mi sono resa conto di ciò che... solo dopo molto tempo..." "Sei così ingenua... è tutto normale. Farai lo stesso anche con lui, solo in tempi molto più brevi. Dovrete passare un po' di tempo insieme, se ti interessa, per capirlo, per sapere com'è in realtà. Poi sentirai se provi qualcosa per lui oppure no." "...Scusa, mi comporto come se fossi vissuta tutto questo tempo su un altro pianeta..." Le prese la mano, la strinse forte, cercando di emanare tutto il calore che un amico poteva emanare attraverso quel contatto fisico. Le sue mani erano piacevolmente morbide e tiepide. "Ora sei cambiata. Non sei più nel tuo mondo, sola, isolata come prima. Col tempo tutto ti apparirà chiaro. Ma...forse...sono la persona...diciamo...sbagliata, ecco, per parlare di questo...forse faresti meglio...ehhh...a parlarne con una ragazza..." "Forse...si. Non lo so. Te mi capisci, capisci parti di me che io considero indecifrabili..." "Non sono né sarò mai l'unico a saperti capire. Basta che tu sappia cercare. Prova a parlarne con Soryu..."
"Soryu..." Campana. Si torna a casa.
Il ritorno a casa, piacevole. Lei è con me, estasiata. Non sapevo di fare questo effetto sulle ragazzine. Chissà quando mi rivelerò a lei, e agli altri. Non so quanto posso ritardare dal compito a me affidato, però se dall'alto non giunge niente, allora vuol dire che per il momento il mio operato è apprezzato. Lui ha un grande cuore, è contento che Io non la faccia soffrire, che le faccia dimenticare tutto il male che ha subito. Le accarezzo i capelli, che scendono giù morbidi. I suoi occhi sono socchiusi, la sua pelle morbida. Mi alzo dal divano, la devo lasciare, veloce, come un ombra. E' giusto così, non deve pensare troppo o troppo poco a me, oppure soffrirà ancora. Uscì.