A CACCIA DI GROTTE

Abbiamo vagato diverse volte, anche per parecchi giorni di fila, in un bosco di montagna in cerca delle sue numerose piccole grotte, riuscendo a catalogarne una dozzina. Questo è il diario di quell'avventura, che si concluderà quando saremo riusciti a realizzare una cartina plausibile di questa zona di cui non esistono mappe precise. Non riveliamo quale sia questa imprecisata zona della Valle d'Aosta per due motivi:
- la sicurezza. Trattandosi di terreno di frana, ricoperto nei secoli da fitta vegetazione, appena fuori dai sentieri, comunque non riportati su nessuna cartina, è fin troppo facile farsi male. Il sottobosco nasconde innumerevoli buchi profondi da una spanna (l'ideale per rompersi una caviglia) a parecchi metri (l'ideale per rompersi anche il resto); pur sapendo tutto ciò, anche noi abbiamo rischiato parecchie volte, cavandocela fortunatamente sempre e solo con qualche graffio. Non intendiamo assolutamente sentirci responsabili di ciò che possa succedere a uno sprovveduto esploratore che abbia la bella trovata di mettersi sulle nostre tracce. Aggiungiamo che, fino al momento in cui abbiamo portato con noi carta, matita e soprattutto GPS, dopo parecchie visite, abbiamo sempre trovato difficile orientarci con punti di riferimento diversi dalla direzione del pendio e ritrovare un punto preciso a occhio.
- il lato ecologico. Questo splendido bosco è riuscito a mantenersi, nonostante il taglio di parecchi alberi, tutto sommato piuttosto selvaggio, grazie anche al fatto che è praticamente sconosciuto ai turisti. Conserva buona parte della sua indescrivibile atmosfera, immerso nel silenzio e nella solitudine della montagna. Una parte di questa zona è quanto di più incantato ci sia capitato di vedere in tanti anni, totalmente isolato dal mondo esterno. Non ci stupiremmo di trovare fate, folletti e gnomi in una simile atmosfera celtica (peraltro, abbiamo chiamato un altro punto "Valle degli Gnomi" per un motivo analogo). Vogliamo che rimanga così. Noi non abbiamo lasciato un solo grammo di spazzatura, rovinato il sottobosco, inciso la corteccia degli alberi, rotto rami. Altri forse si comporterebbero diversamente.
Abbiamo dato dei nomi a queste grotte; chiaramente sono nomi inventati da noi e non sono riportati in nessun luogo al di fuori di queste pagine e delle nostre mappe.

Cliccate sulle immagini per ingrandirle.
 
Ottobre 1998. Mara sta per entrare per prima in quella che, due anni dopo, chiameremo "Grotta del Ritorno" essendo quella che abbiamo ritrovato più volte. Barbara la segue.
La Grotta del Ritorno pochi minuti dopo. Nella foto, scattata da Mara, sono con Giulia, Barbara e Luca B.
Agosto 1999. Barbara scatta questa foto mentre, munito di telecamera, mi accingo con Alberto e Mara a scoprire un'entrata secondaria (e alquanto scomoda, ma molto simpatica) della Grotta del Ritorno.
Agosto 2000. In questa foto, scattata da Dario, io, Barbara e Mara facciamo capolino da un buco nel terreno. L'entrata di questa "Grotta d'Argento" è alle spalle del fotografo, un paio di metri più in basso.
Immagine tratta dal video dell'estate. In quest'immagine, girata da Dario pochi minuti dopo la foto precedente, Mara esce dalla Grotta d'Argento.
Agosto 2000. Dario, munito di caschetto, corde e potente faro alogeno posa in una delle uscite della Grotta del Bilocale.
Agosto 2000. Con Mara e Barbara, infilati in questa fenditura (l'inclinazione è reale) abbiamo scoperto la "Grotta Madre", parecchi metri più in basso.
Agosto 2000. Abbiamo studiato a tavolino come riuscire a calarci nella Grotta Madre (detta anche Grotta del Teschio perchè nei suoi pressi abbiamo trovato un cranio di un animale, forse un camoscio). Dietro di noi la corda utilizzata per scendere e risalire, non senza rischi, dalla fenditura ben visibile. Dario regge anche la telecamera Canon XM-1 utilizzata per riprendere alcune gustose scene dell'operazione (clicca per scaricare il VIDEO del salto di Barbara - MPG, 215Kb).
Agosto 2000. Nella foto di Dario, io e Barbara sdraiati sulla sabbia fresca dopo aver strisciato per parecchi metri nella Grotta della Pioviggine. Il nome deriva dalla pioggerella caduta qualche giorno prima sulla mappa provvisoria disegnata a matita e incautamente lasciata all'aperto mentre valutavamo la possibilità di raggiungere l'entrata opposta.
Agosto 2000. Alla fine di una giornata passata nel bosco, a Barbara non rimane che buttare tutto in lavatrice... ovviamente si tratta del risultato dell'operazione ripresa nel video relativo alla sua discesa nella Grotta Madre.
Agosto 2000. Dario si appresta a scendere per la prima volta nella "Grotta del Bilocale", così chiamata per la sua conformazione interna, attraverso una fenditura quasi verticale (immagine tratta dal video).
Agosto 2000. Dario ha appena preso una schienata micidiale contro la roccia, dando il nome definitivo a questa piccola grotta: "Grotta della Schienata". Non perde comunque il gusto di mostrare la sua professionalità agli spettatori del video.
Agosto 2000. In questo fotogramma del video, Barbara scende per la prima volta nella Grotta dei Fili di Metallo, così chiamata per una curiosa formazione trovata al suo interno, probabilmente un muschio, dall'apparenza metallica.
Agosto 2000. Tratta dal video, quest'immagine documenta, seppur piuttosto sgranata, il paesaggio nei pressi della Grotta del Ritorno.
Pasqua 2001. Io e Dario al lavoro col GPS nei pressi della Grotta dell'Ignoto per ricostruire almeno approssimativamente una cartina della zona (non ci risulta ne esista una), dopo che i rilevamenti a occhio dell'anno precedente si sono rivelati estremamente imprecisi (e non poteva che essere così...). Il risultato finale, trasportato su PC, è quantomeno incoraggiante, e soprattutto finalmente in scala e orientato a Nord, nonostante per motivi legati alla conformazione del territorio circostante (siamo pur sempre in mezzo a un bosco sul fianco di una montagna) la ricezione dei satelliti, e quindi la precisione dello strumento, non fossero sempre ottimali. Un'approssimazione di 10 metri può comunque essere accettabile per i nostri scopi.
Pasqua 2001. In questa foto, scattata da Carolina, sono con Dario e Mara all'ingresso della Grotta d'Argento. Non tutte le grotte sono praticabili a causa della neve e del ghiaccio; in alcune zone, non ricordando più che perfettamente la posizione dei numerosi e insidiosi buchi nel terreno, ora invisibili, riteniamo opportuno non avventurarci del tutto. La Grotta d'Argento si trova al margine del punto da noi chiamato "Gran Canyon": abbiamo rinunciato ad attraversarlo tutto per questo motivo.
Pasqua 2001. La Grotta d'Argento ci ha riservato la sorpresa di queste bellissime formazioni di ghiaccio: lunghissimi ghiaccioli, analogamente alle stalattiti delle grotte "vere", hanno raggiunto il pavimento formando un gruppo di colonne dallo splendido tintinnio cristallino.

Pasqua 2001. Nella prima foto, io e Mara nella Grotta del Ritorno davanti a una colata di ghiaccio lungo una parete, colata che, oltre a formare un suggestivo ma pericoloso pavimento di ghiaccio, prosegue lungo la rampa di alcuni metri che Dario è impegnato con non pochi rischi e difficoltà a percorrere nella seconda foto.
Le bellissime formazioni di ghiaccio all'interno e la prima zingarata per grotte dell'anno valevano comunque qualche graffio.
Pasqua 2001. L'inverno dovrebbe essere finito, in teoria (a parte che non si vede ma sta nevischiando); per parecchio tempo rimarranno però i segni di questa micidiale valanga scesa dal monte sovrastante la zona delle "grotte" e incanalatasi lungo la sterrata per centinaia di metri, travolgendo e distruggendo un'enorme quantità di alberi. Dario, Carolina e Mara posano di fronte all'incredibile massa di neve ghiacciata per evidenziarne le proporzioni.
Aprile 2001. Un grezzo abbozzo di cartina della zona, dopo i primi rilevamenti satellitari, con i percorsi, seppur imprecisi, seguiti da noi nel nostro peregrinare pasquale. A occhio direi che alcuni waypoint non sono affatto precisi, per esempio nella zona Grotta Madre - Grotta del Pipistrello - Grand Canyon. Le indicazioni delle latitudini sono state cancellate, così come i nomi dei luoghi non inventati da noi, sempre allo scopo di non rivelare la posizione della zona. Scusatemi. I motivi sono all'inizio della pagina.
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