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Animali da reddito


 Novità:
Vacche da latte: terapie omeopatiche nella cura delle mastiti,e nel controllo delle cellule somatiche nel latte.
Suini: il sottoscritto ha effettuato delle prove sull’azione di profilassi dei rimedi omeopatici nell’allevamento suino.

RIMEDI OMEOPATICI NELLA TERAPIA DELLE MASTITI BOVINE

Da diversi anni, propongo l'omeopatia, come terapia, nella cura delle mastiti bovine, ed ho avuto modo di osservarne l'effettiva efficacia, a volte,strabiliante.

Premetto che, purtroppo, finora, non ho effettuato delle indagini epidemiologiche propriamente dette, ma delle osservazioni dirette sull'animale trattato, senza il campione controllo.

Per spiegare meglio: (in modo molto stringato) la prova "campione- controllo" è una situazione in cui ad un campione si somministra una cura e ad un altro no, quindi si possono valutare le differenti reazioni nei due gruppi.

Questo tipo di studio è difficile da realizzare, ed è anche oneroso, ma è un modo scientificamente corretto per condurre delle sperimentazioni.

Nell'ambito della suinicoltura, attualmente, ho condotto un' indagine epidemiologica volta a verificare l'attività dei rimedi omeopatici sulle scrofe e sui suini nelle varie fasi del loro allevamento, lo studio ha dimostrato la possibilità di intervenire con terapie omeopatiche nell'allevamento intensivo del suino ed ha dato ottimi risultati.

Nell'ambito dell'allevamento bovino, invece, il mio approccio al problema finora si è rivolto a casi non risolti con i trattamenti tradizionali, l'allevatore mi interpellava dicendo: "Ho dei casi di mastite che non riesco a guarire", a questo punto proponevo la terapia omeopatica e stavo a vedere.

Un'altissima percentuale di animali trattati rispondeva in modo positivo e risolutivo, e a tutt'oggi i capi bovini guariti grazie all'Omeopatia sono moltissimi (nell'ordine del migliaio!).

Questa è la mia esperienza personale,supportata dall'entusiasmo degli allevatori che vogliono provare ad uscire dagli stereotipi dei soliti trattamenti e hanno l'esigenza (specialmente quelli che lavorano nel settore del biologico) di trovare nuove tecniche terapeutiche, che diano ampie garanzie di compatibilità con la richiesta attualmente molto sentita del " prodotto naturale".

Lo stimolo a continuare su una strada non facile, mi viene dalla convinzione sempre più radicata della potenza curativa dell'Omeopatia che ho avuto modo innumerevoli volte di costatare.

Io che all'inizio della mia attività di veterinario libero professionista ero un allopata convinto e strausavo i farmaci tradizionali, ora, sono sempre più convinto che la strada giusta per guarire è quella scoperta dal Dott. Cristiano Federico Samuele Hahnemann, fondatore dell'omeopatia, che affermava: "Scopo principale ed unico del Medico è di rendere sani i malati ossia, come si dice, di guarirli." E ancora: "Non esistono malattie, ma solo malati."

In linea con questa filosofia di pensiero, finora, ho riconosciuto solo l'Omeopatia.



Di seguito, inserisco un mio lavoro sperimentale, presentato come tesi al conseguimento della specializzazione in Patologia Suina presso l'Università di Medicina Veterinaria di Torino.

L’OMEOPATIA

NELL’ALLEVAMENTO INTENSIVO DEL SUINO

  PREMESSA

Nell’ambito dell’evoluzione di una linea di comportamento comunitario, anche la suinicoltura italiana si trova e sempre di più si troverà obbligata ad aggiornarsi nei sistemi d’allevamento e nei modi in cui si propone al consumatore.Le direttive della Comunità Europea alle quali dobbiamo adeguarci, tendono a normare in modo rigido e restrittivo l’uso di farmaci attualmente somministrati di routine negli allevamenti come promotori di crescita.L’opinione pubblica, sensibilizzata anche da vari movimenti che basano il loro allarmismo su ricerche effettuate in alcuni paesi U.E., dimostra di non gradire questi trattamenti di massa con dosi sub terapeutiche di antibiotici e chemioterapici.Negli ultimi tempi, in seguito anche alle varie vicissitudini che hanno caratterizzato la storia recente della zootecnia, il consumo di certi prodotti alimentari di origine animale ha subito un marcato calo, questo ha fatto comparire sul mercato una sempre maggior richiesta di prodotti “alternativi”, tra questi, l’alimento prodotto con il cosiddetto metodo “biologico”, ha segnato un notevole aumento delle vendite.La C.E. regola in modo molto rigido la produzione di alimenti “biologici” e in modo particolare, per quel che riguarda le cure Veterinarie da usare in questo tipo di zootecnia, indica quali terapie da prediligere, l’omeopatia. Vi sono quindi i presupposti per proporre, nell’ambito dell’allevamento suinicolo, interventi con terapie alternative quali l’omeopatia.

L’OMEOPATIA E LE SUE APPLICAZIONI IN MEDICINA VETERINARIA

Fino a qualche anno fa l’omeopatia era, generalmente, poco considerata dagli operatori del settore Sanitario Veterinario.Questa situazione si verificava anche se, paradossalmente, in Medicina Umana l’uso di terapie Omeopatiche era largamente diffuso e addirittura in alcuni stati i rimedi Omeopatici erano mutuabili.Nel 1992, il D.Lvo n° 119 che regolava l’uso dei farmaci in Veterinaria recitava: “Le disposizioni di questo decreto non si applicano ai medicinali omeopatici”, ma nel 1997 (G.U. 5 aprile 1997 n° 79) il Legislatore ci ripensò e stabilì che quello omeopatico era un farmaco a tutti gli effetti.Intanto alcune officine farmaceutiche cominciarono a produrre rimedi specifici per l’uso veterinario, e il loro uso iniziò a divulgarsi.Oggi è abbastanza normale individuare allevatori di animali da reddito che usano questo tipo di medicinali, soprattutto nella specie bovina.L’inventore dell’omeopatia è C.F.Samuel Hahnemann, nato a Meissen (Germania) nel 1755.Studia Medicina e si laurea nel 1779, oltre a praticare la professione medica, si dedica alla traduzione di testi medici.Proprio durante la traduzione di un testo che tratta dell’uso della corteccia di china nella cura della malaria scatto in lui l’intuizione che sta alla base di tutta l’omeopatia.Decise di fare una “sperimentazione”: assunse per un certo periodo una buona dose di corteccia di china, e vide avverarsi quello che aveva previsto. Presentò i sintomi della malaria: tremori, sonnolenza, debolezza, sete, febbre intermittente, ecc., cessando l’assunzione i sintomi sparivano, riprendendo tornavano.Quella sostanza che in dosi minime curava i sintomi dei malati di malaria, in dosi ponderali provocava i sintomi della malattia in persone sane!Quindi: una sostanza che produce i sintomi in una persona sana, è in grado di curare sintomi simili in un malato.Da qui nasce il PRICIPIO DELLA SIMILITUDINE: per guarire una malattia, bisogna somministrare all’individuo che ne è affetto, un rimedio che gli provocherebbe se fosse sano (assunto in dosi ponderali), la malattia che lo affligge, Hahneman lo descrive nel 1796, nel suo “saggio su un nuovo principio per scoprire le virtù curative delle sostanze medicinali”.Così nascono anche le sperimentazioni, da allora tutta una serie di rimedi sia animali, che vegetali, che minerali, fu sperimentata.Dei volontari assumono determinati rimedi per un determinato tempo, il medico controlla e registra i sintomi che la sperimentazione origina, questo metodo provato su un ampio numero di individui confrontando i risultati dà modo di stilare delle Materie Mediche, cioè delle raccolte di rimedi con i relativi sintomi patologici che causa l’assunzione di una loro dose sub tossica per un certo periodo.Partendo da un ragionamento contrario, è possibile, consultando le materie mediche, cercare un rimedio che copra la maggior parte, o addirittura la totalità dei sintomi evidenziati in un determinato quadro patologico.L’evoluzione degli studi ha inoltre permesso la compilazione di diversi “repertori”: volumi in cui per ogni sintomo sono elencati tutti i rimedi che lo causano.Ecco che intersecando le informazioni dei repertori e delle materie mediche, diventa possibile all’omeopata individuare il rimedio che potrà essere usato per curare una determinata malattia.Nel 1810, Hahneman scrive l’opera “organon dell’arte del guarire”, successivamente nel 1820 pubblica “la Materia omeopatica pura”. E’ un susseguirsi di successi, un’evoluzione continua, fino alla sua morte, a Parigi, nel 1843.I rimedi omeopatici, derivano dal regno vegetale, animale, e minerale, ogni rimedio, partendo dalla tintura madre, viene diluito in modo infinitesimale fino ad oltrepassare il numero di avogadro, tanto che dopo la 12°diluizione centesimale hahnemaniana nella soluzione non vi è più alcuna traccia del soluto.Questo fa sì che si possa essere assolutamente sicuri dell’assoluta assenza di residui nelle carni e nel latte degli animali trattati.

PRINCIPI FONDAMENTALI DELL’OMEOPATIA

Legge della similitudine: una sostanza che produce sintomi in una persona sana, è in grado di curare sintomi simili in un ammalato.Esiste il malato non la malattia, come sosteneva anche Pasteur: il terreno è tutto i microbi non sono niente.L’omeopatia, esprime una medicina vitalistica, ogni organismo è un sistema dinamico, che continuamente si adatta, cercando di mantenere l’omeostasi. Finchè l’energia vitale è integra, l’equilibrio si mantiene. Se l’organismo subisce delle forti sollecitazioni (fisiche, chimiche, biologiche, ecc) il perfetto equilibrio si rompe per un periodo più o meno lungo, e si sviluppano dei sintomi più o meno forti, che si possono risolvere, oppure no, questo dipende anche dal fatto che permanga la causa del disturbo. In omeopatia si da molta importanza ad una giusta interpretazione dei sintomi, che sono la manifestazione della malattia, ma, non sono la malattia!Si può essere malati anche se non si è ancora sviluppato un quadro sintomatologico. La malattia è lo squilibrio di un sistema, che supera la compensazione.Notevole importanza assumono la qualità, e la quantità energetica dell’individuo, che svilupperà sintomi maggiormente caratteristici, e chiari, quanto migliore sarà la qualità energetica, e ancora, sintomi forti e vigorosi, quanto più ampia sarà la quantità energetica.Bisogna quindi valutare nel giusto modo la reattività naturale, cioè la capacità di ogni individuo di guarire da se, e la reattività indotta dalla terapia omeopatica.Fondamentale importanza assume il grado di squilibrio dell’individuo.Per la giusta valutazione di quanto soprascritto, ci si avvale delle osservazioni prognostiche suggerite da J.Tyler Kent.In seguito alla somministrazione di un rimedio omeopatico, potremo avere diverse possibilità: 1)     Aggravamento prolungato e declino finale del paziente, che rispecchia un caso incurabile, quindi da trattare con basse diluizioni

2)     Lungo aggravamento, seguito da lento miglioramento finale, siamo di fronte ad un caso ancora curabile da trattare con basse diluizioni

3)     Aggravamento intenso e di breve durata, seguito da un rapido miglioramento, è il caso di una malattia acuta ben curata, la guarigione sarà sicura e duratura

4)     Miglioramento istantaneo, senza peggioramento, vuole dire che non ci sono lesioni profonde, il rimedio è quello indicato, ed è stato somministrato nelle giuste dosi

5)     Miglioramento seguito da un aggravamento, può essere episodio di soppressione, cioè abbiamo curato i sintomi e non la malattia, quindi il rimedio, ha agito come palliativo, in modo superficiale, oppure il rimedio era giusto, ma il malato incurabile

6)     Sollievo dei sintomi di durata troppo breve, potrebbe essere un caso acuto, che esaurisce il rimedio in fretta, quindi occorrerà ripeterlo spesso, oppure è un caso cronico con alterazioni strutturali che impediscono agli organi interessati una risposta permanente

7)     Migliorano i sintomi, senza che il paziente ne abbia sollievo, in questo caso il paziente è curabile solo in una certa misura a causa di strutturazioni patologiche profonde

8)     Alcuni pazienti, sperimentano ogni rimedio che viene loro somministrato, quindi svilupperanno tutti i sintomi del rimedio

9)     Riguarda l’azione dei farmaci sugli sperimentatori

10)Compaiono nuovi sintomi dopo la somministrazione del rimedio, in questo caso il rimedio è sbagliato

11)Ricompaiono vecchi sintomi, indica che il rimedio è giusto, e la malattia è curabile, in genere, i sintomi nuovi, scompaiono in ordine inverso rispetto a quello in cui sono comparsi. I sintomi presenti svaniscono e vecchi sintomi continuano a presentarsi. Può essere necessario ripetere il rimedio se i vecchi sintomi ritornano e permangono

12)A volte, i sintomi prendono la direzione sbagliata, cioè c’è un miglioramento di un sintomo, ma se ne crea un altro più interno, ad un organo più importante. Abbiamo cambiato livello alla malattia, dalla periferia verso il centro, bisogna riconsiderare il caso

Oltre alle osservazioni prognostiche di J.Tyler Kent, l’omeopatia si avvale delle leggi formulate da Costantin Hering, medico tedesco, il quale ha enunciato che: la guarigione procede dall’alto verso il basso (dall’avanti all’indietro negli animali), dall’interno verso l’esterno ed infine, i sintomi scompaiono in ordine inverso alla loro comparsa.E’ molto importante una giusta metodologia e quindi una corretta diagnosi patologica, che ci permette di distinguere i diversi casi clinici.Potremo avere casi che richiedono interventi chirurgici, alimentari, manageriali, e anche casi inguaribili.E’ logico, che in Medicina Veterinaria, trattando di animali da reddito, ha un senso esclusivamente la cura di casi guaribili.Per valutare giustamente il caso, e scegliere il giusto rimedio, ha molta importanza la semeiotica omeopatica, che permette una giusta raccolta dei sintomi.Questi, correttamente interpretati, ci indirizzeranno ad un giusto approccio al caso.Potremo osservare sintomi eziologici, mentali, comportamentali, la modalità dei sintomi, sintomi generali, sintomi locali e organici.A proposito di sintomi eziologici, bisogna capire se c’è una causa scatenante, che può essere: alimentare, tossica, climatica, traumatica, mentale, oppure ereditaria.Le modalità, sono importanti, in quanto esprimono il miglioramento o il peggioramento di un sintomo in determinate condizioni.I sintomi mentali e comportamentali, in omeopatia, sono tenuti in grande considerazione e assumono un importanza fondamentale.I sintomi generali, si distinguono in oggettivi e soggettivi, logicamente, in Veterinaria, i secondi non possono essere presi in considerazione.Infine, i sintomi locali, completano il quadro, e ci indirizzano verso la diagnosi.E’ comunque importante, ricercare la cosiddetta sindrome minima di valore massimo, cioè quel ristretto gruppo di sintomi, caratteristici, chiari, rari e peculiari che identificano in modo sicuro il paziente e la sua patologia.In Medicina Omeopatica, si fa spesso riferimento alle costituzioni, già anticamente, si tentava di raggruppare gli individui in un numero limitato di tipi.Ippocrate, divideva gli uomini in quattro categorie: il temperamento linfatico, il sanguigno, il biliare, l’atrabiliare.In Italia un grande Medico costituzionalista, il dott. Viola, divise gli individui in megalosplancnici (brevilinei) e microsplancnici (longilinei), tenendo conto sia dei caratteri esterni del corpo (arti, testa, ecc.) sia di quelli interni (dimensione del fegato, reni, ecc.).Nebel, un Medico svizzero, studiò in modo approfondito le costituzioni e le collegò all’omeopatia, riscontrando che certe costituzioni, reagivano bene con certi rimedi, in particolare, individuò la costituzione carbonica, sulfurica, fosforica, e fluorica.La costituzione è l’espressione statica dell’individuo in equilibrio.Quindi, avremo il soggetto carbonico che sarà tendenzialmente grasso, flaccido, basso, brachicefalo.Il sulfurico, dal fisico possente, brevilineo, con arti corti, aggressivo.Il Fosforico: longilineo, magro, astenico, gracile, dolicocefalo.Infine il soggetto fluorico, soggetto distrofico, asimmetrico, con dentatura irregolare.L’insieme della costituzione più il temperamento, definisce un biotipo che avrà una determinata tendenza a manifestare la propria patologia in un determinato modo, cosi che ogni rimedio esprimerà un biotipo.

FARMACOPRASSIA

E’ considerato rimedio omeopatico: una sostanza che possieda una patogenesi e che sia preparata secondo le tecniche farmaceutiche omeopatiche.Per patogenesi si intende: l’insieme dei sintomi ottenuti tramite la somministrazione della sostanza in determinate diluizioni a soggetti sani per un certo periodo di tempo, lo studio tossicologico, l’osservazione clinica.La sostanza (vegetale, chimica, ecc.) è materia prima, fino a che non prende la prima forma liquida (tintura madre), o la prima forma solida (triturazione madre), che sono la sostanza base omeopatica.Dalla sostanza base omeopatica, si ottengono i rimedi omeopatici, attraverso il metodo di diluizioni e dinamizzazioni Hahnemaniane successive.I rimedi, prendono il nome latino della sostanza di partenza, o della droga che la compone.Le dinamizzazioni seguono ogni diluizione e possono essere succusioni ripetute nel caso di liquidi, o triturazioni della sostanza in un mortaio, per un certo periodo, per le sostanze solide. Le tinture madri di sostanze provenienti dal regno vegetale, vengono preparate facendo macerare piante fresche o secche, in alcool.Le sostanze minerali, e organiche solubili, vengono sciolte in acqua e alcool fino alla prima diluizione centesimale.Le sostanze insolubili, vengono triturate con lattosio fino ad una dinamizzazione 3 CH, la 4CH, sarà la prima dinamizzazione liquida.Le sostanze provenienti dal regno animale, sono: sia animali vivi e interi (Apis, Formica Rufa), sia animali essiccati (Cantharis), sia sostanze tossiche, provenienti da animali, come veleni (Lachesis, Vipera).Dette sostanze, sono triturate e macerate in appropriato solvente, fino a raggiungere la prima diluizione centesimale.Tutte le sostanze potenzialmente patogene, vengono sterilizzate prima della prima diluizione liquida.Le dinamizzazioni omeopatiche, si distinguono in Hahnemaniane e Korsacoviane, le prime, si ottengono tramite la diluizione e la successiva succusione, usando sempre flaconi differenti.Le diluizioni Hahnemaniane, si dividono in decimali (DH), centesimali (CH), e cinquantamillesimali (50LM).La prima diluizione decimale D1, conterrà: una parte di tintura madre, e nove parti di solvente, avrà cioè un rapporto di 1/10, la seconda, si otterrà diluendo dieci volte la 1DH, e avrà un rapporto 1/100, o dieci alla meno due, fino ad arrivare alla 60DH, che avrà una deconcentrazione di dieci alla meno sessanta.Nella scala centesimale, la prima diluizione (1CH), avrà un rapporto di 1/100, o cento alla meno uno, cioè, una parte di tintura madre, e novantanove parti di solvente. La 2CH, conterrà una parte della 1CH, e novantanove parti di solvente, e cosi via.Per le sostanze insolubili, si passa alla fase liquida a livello della D8. Per ottenere le diluizioni cinquantamillesimali, tutte le sostanze vengono triturate con del lattosio, fino alla 3CH, quindi un granulo (0,54 gr.) di questa diluizione, viene sciolto in venticinque grammi di una soluzione idroalcoolica al 20% di alcool.Da questa soluzione, si ricava un'altra centesimale, con la quale si imbevono dei globuli (0,005 gr) che costituiscono la prima potenza cinquantamillesimale. Un globulo di questa potenza, è sciolto in una goccia d’acqua distillata, a cui si aggiungono cento gocce di alcool, si imbevono di nuovo dei globuli (una goccia per cento globuli) e si ottiene la seconda potenza cinquantamillesimale, e cosi via, fino alla 60LM.Le diluizioni cinquantamillesimali più utilizzate, sono: la 0/6, la 0/12, la 0/18, la 0/24, la 0/30, e la 0/60.Le diluizioni Korsacoviane, si ottengono utilizzando sempre gli stessi flaconi, partendo dal principio che un flacone cilindrico di vetro, dopo essere stato svuotato dalla soluzione conservi, per adesione, una quantità pari a circa 0,1 millilitro di liquido.Si parte dalla 4CH, si svuota il flacone, e lo si riempie di nuovo con il solvente, ottenendo la 5K, si svuota di nuovo e si riempie con il solvente dopo la succusione, avremo la 6K, e cosi via fino alla 100.000K.È importante, che, in ogni tipo di metodica, dopo ogni diluizione sia fatta la succussione. A proposito della conservazione dei rimedi omeopatici, si può affermare che le diluizioni successive alle tinture madri si conservano perfettamente attive a distanza di decine di anni.

  GIUSTIFICAZIONE E OBIETTIVI DELL’INDAGINE

L’indagine trova la sua necessità nell’individuazione di un nuovo sistema di profilassi, da proporre laddove attualmente si ricorre alla somministrazione di mangimi integrati, con additivi che non saranno più ammessi dalle direttive Comunitarie.In tale contesto sembra corretto proporre delle terapie alternative che oltre ad avere un impatto ambientale uguale a zero sia in fase di produzione, che in fase di eliminazione del prodotto da parte del suino, non comportano rischi di originare residui nelle carni e sono attualmente molto più facili da gestire dal punto di vista legislativo (ricette, registri, comunicazioni A.S.L.), il loro uso inoltre, contribuirebbe ad aumentare la salvaguardia ambientale, argomento oggi molto sentito anche dal consumatore.Altrettanto importante è l’opportunità di trovare nuovi protocolli d’intervento da applicare nell’ambito della produzione del “suino biologico”, produzione già di nicchia che ultimamente è sempre più sentita, e voluta, sia dai consumatori sia dai produttori stessi.

Gli obiettivi della sperimentazione sono:

1)     Contribuire al miglioramento della gestione dei periodi a rischio nelle varie fasi del ciclo di allevamento suinicolo.

2)     Verificare l’efficacia e l’applicabilità della terapia omeopatica nell’allevamento biologico.

3)     Diminuire i costi di gestione dell’allevamento, a seguito della riduzione degli interventi con farmaci tradizionali.

4)     Mettere a punto nuovi protocolli terapeutici, applicabili all’allevamento di tipo biologico.

5)     Aumentare la capacità del suino di reagire alle situazioni di stress nella fase di svezzamento - magronaggio, e di conseguenza, ridurre la comparsa delle patologie tipiche di questo periodo che individuano lo stress come causa scatenante o concausa.

6)     Ridurre la percentuale di mortalità nella fase specifica analizzata nella presente sperimentazione

  INDIVIDUAZIONE DELL’ALLEVAMENTO E DELLA FASE DEL CICLO PRODUTTIVO IN CUI CONDURRE L’ESPERIMENTO.

  In suinicoltura esistono determinati periodi del ciclo produttivo che possono essere considerati maggiormente a rischio per l’insorgenza di patologie e come conseguenza, un’occasione di perdite economiche.Innanzi tutto è stata fatta un’indagine di campo per stabilire quali sono le fasi più a rischio nel ciclo di allevamento, e quali patologie si manifestano maggiormente in tali fasi, e in quali di queste fasi è ipotizzabile la possibilità di un intervento omeopatico.Considerato che generalmente le fasi in cui si somministrano i promotori di crescita in modo metodico sono quelle iniziali, e che saranno proprio i promotori di crescita a mancare dal commercio, si è deciso di considerare il periodo che va dallo svezzamento al magronaggio.E’ stato individuato un allevamento di suini a ciclo chiuso con tipologia di allevamento multi sedeL’allevamento di proprietà della ditta ##### s.s. con sede in ##### è un allevamento a ciclo chiuso con un parco scrofe comprendente circa 2000 capi.Ad intervalli regolari, ogniqualvolta viene raggiunto un numero di circa 1200 suinetti svezzati, (lo svezzamento si attua intorno ai 28 giorni di età) questo gruppo di suinetti che ha raggiunto in genere un peso intorno ai 13 kg, è trasportato in una struttura sita in ###### località ##### in provincia di #### a circa 130 km di distanza dalla struttura di partenza. Il viaggio, dura circa 2 ore, all’arrivo gli animali sono accolti in strutture a lettiera permanente, su segatura, in box da 120 capi, l’alimentazione è a secco a volontà, durante la permanenza vengono praticate le vaccinazioni di legge.Al momento della presente indagine sono attivi tre capannoni denominati G1, G2, G3, tutti aventi le stesse caratteristiche strutturali e di management, tutti sono in grado di ospitare 1200 suini, e tutti sono gestiti dalla stessa persona.Dopo circa due mesi, i suini vengono riportati nelle strutture di origine, dove sostano il tempo necessario per ingrassare fino al giusto peso (circa sei mesi) e successivamente vengono avviati al macello.Durante la fase preventiva della prova il proprietario riferisce che i suinetti, di norma, nei primi 15 – 20 giorni di permanenza nelle strutture di ####, presentano un’alta incidenza di sindromi enteriche, con una percentuale di mortalità che arriva al 7 – 8%.Nella soccida iniziata nel capannone G1 il 09/06/2000, con 1200 suini, dopo 53 giorni, ne sono tornati 1002, i morti sono stati 198, la mortalità è stata del 16,5%, il peso per capo all’inizio soccida era di 12,7 kg,   il peso per capo a fine soccida era di 28,5 kg, l’incremento di peso per capo è stato di 15,8 kg, l’incremento di peso giornaliero è stato di 298 gr. Sembra evidente che lo stress dovuto al lungo trasporto, al cambiamento di alimentazione, all’adattamento alla nuova situazione sociale, abbia un ruolo fondamentale nel predisporre i soggetti ad una maggiore facilità ad ammalarsi.Basandoci su questo presupposto, e sul quadro sintomatologico riferito, secondo i canoni della scelta dei rimedi in omeopatia, viene individuato un rimedio che si presta ad essere usato.Vengono scelti casualmente due campioni dove verrà somministrato il rimedio, e due campioni di controllo.

MATERIALI E METODI

La prova è stata effettuata su 4891 suinetti, di questi, 2451 sono stati trattati con un rimedio omeopatico all’arrivo nel capannone di prova, 2440 non sono stati trattati, e costituiscono il campione di controllo.Tutti i suinetti sono stati pesati alla loro partenza dall’allevamento di partenza e al loro ritorno allo stesso allevamento.E’ stata inoltre monitorata la percentuale di mortalità.Per il trattamento è stato utilizzato il rimedio omeopatico: IGNATIA AMARA, rimedio di origine vegetale, della famiglia delle Loganiacee, detto anche Fava di S. Ignazio. Per preparare il rimedio si usano i semi, di gusto intensamente amaro per il loro contenuto: la stricnina.Il rimedio è stato somministrato alla 200° diluizione Centesimale Hahnemaniana, sciolto in acqua, tramite uno strumento chiamato “dosatron,” che ha permesso di dosare la quantità 1 ml di soluzione per ogni suinetto, somministrato per via orale in unica soluzione.La prova è stata condotta in due tempi, prendendo in considerazione ogni volta due capannoni, uno di trattati e uno di controllo. Nella prima prova gli animali trattati erano ospitati nel capannone G3 e i controlli nel capannone G2. Nella seconda prova gli animali trattati erano ospitati nel capannone G1 e i controlli nel capannone G3. I primi due campioni sono stati osservati nel periodo tra agosto e novembre 2000, i successivi due campioni tra novembre 2000 e febbraio2001,

RISULTATI

Viene fatta una prima prova nel capannone denominato G3, all’arrivo i suinetti sono 1212, a tutti i soggetti viene somministrato il rimedio una volta sola, la permanenza inizia il 15/settembre/2000, e termina dopo 71 giorni di soccidaAl termine della soccida i morti sono 37, equivalenti ad una percentuale del 3%, il peso per capo all’inizio della soccida era di 13,3 kg, alla fine della soccida 45,1 kg, quindi l’incremento di peso per capo è di 31,8 kg, e l’incremento di peso giornaliero di 448 gr.

Nel capannone denominato G2, inizia una soccida normale il 29/agosto/2000, all’arrivo i suinetti sono 1230, la soccida termina dopo 65 giorni.Al termine della soccida i morti sono 95, equivalenti ad una percentuale del 7,7%, il peso per capo All’inizio della soccida era di 13 kg, alla fine della soccida 45 kg, quindi l’incremento di peso per capo è di 31,6 kg, e l’incremento di peso giornaliero di 486gr.

Nel capannone denominato G3 inizia un’altra soccida normale il 23/novembre/2000, all’arrivo i suinetti sono 1210, la soccida termina dopo 69 giorni.Al termine della soccida i morti sono 120, equivalenti ad una percentuale del 8,35%, il peso per capo all’inizio della soccida era di 14,9 kg, il peso per capo a fine soccida è di 50,7 kg, l’incremento di peso per capo è di 35,8 kg, l’incremento di peso giornaliero di 518 gr.

Viene effettuata una seconda prova nel capannone denominato G1, all’arrivo, il giorno 15/12/2000, i suinetti sono 1239, a tutti i soggetti viene somministrato il rimedio omeopatico una sola volta, la soccida dura 62 giorni.Al termine della soccida i morti sono 68, equivalenti ad una percentuale del 5%, il peso per capo all’inizio della soccida era di 19 kg, il peso per capo a fine soccida è di 53 kg, l’incremento di peso per ogni capo è di 34 kg, l’incremento di peso giornaliero di 548 gr.

  I risultati sono riassunti nella tabella n° 1, e nel grafico n° 1.

 

  INDAGINE          1°PROVA                  2° PROVA
PRELIMINARE  TRATTATI CONTROLLI  TRATTATI CONTROLLI
IDENTIFICAZIONE CAPANNONE          G1       G3       G2      G1       G3
                 
DATA INIZIO PROVA     09/06/00 15/09/00 29/08/00 15/12/00 23/11/00
                 
N° SUINETTI AD INIZIO PROVA   1200 1212 1230 1239 1210
                 
DURATA PROVA (GIORNI)   53 71 65 62 69
                 
N° SUINETTI A FINE PROVA   1002 1175 1135 1171 1090
                 
PESO PER OGNI SUINO A INIZIO PROVA 12,7 13,3 13 19 14,9
                 
PESO PER OGNI SUINO A FINE PROVA   28,5 45,1 45 53 50,7
                 
INCREMENTO DI PESO PER OGNI SUINO        
A FINE PROVA     15,8 31,8 31,6 34 35,8
                 
INCREMENTO DI PESO GIORNALIERO            
PER OGNI SUINO A FINE PROVA   298 448 486 548 518
                 
SUINI MORTI DURANTE LA PROVA   198 37 95 68 120
                 
PERCENTUALE DI MORTALITA'   16,5 3 7,7 5 8,35
                 
INCIDENZA DI SUINI MORTI            
(n°morti/animali presenti all'inizio)   0,11 0,03 0,08 0,05 0,1

  DISCUSSIONE E CONCLUSIONI:

  Analizzando la tabella di raccolta dati si evidenzia che la percentuale di mortalità dei capannoni trattati con terapia Omeopatica risulta molto bassa rispetto ai capannoni non trattati, ed anche le performance di conversione sono da considerarsi buone.Se consideriamo, il non trattamento con la terapia alternativa come esposizione ad un fattore di rischio si può ricavare l’eventuale rischio relativo, vale a dire quante volte la malattia è più probabile in soggetto trattato con farmaci alternativi, rispetto ad un soggetto non trattato, o viceversa. La dimensione del campione è forse troppo limitata per sviluppare delle formule epidemiologiche,in ogni caso, l’attenta valutazione delle diverse misure di frequenza ci da un quadro delle due realtà che permette di trarre delle conclusioni finali.In modo particolare, sembra importante la riduzione della mortalità nei campioni trattati con il rimedio omeopatico ed è da sottolineare la facilità di somministrazione del rimedio stesso che è assunto dai suinetti senza difficoltà. Inoltre, il trattamento omeopatico non ha dato origine a stress o effetti collaterali dovuti alla modalità di somministrazione e all’effetto diretto del rimedio, questo sembra rilevante, in quanto è possibile nei trattamenti tradizionali, osservare l’insorgenza di tali problemi.  Oltre alla facilità di somministrazione assume molta importanza il fatto che, in questo tipo di terapia, non sia importante la quantità del rimedio, quanto la sua qualità, è facile pensare che, non essendoci un rapporto obbligato tra il numero di animali da trattare e la dose di rimedio da usare, l’intervento possa rappresentare un costo veramente basso nel badget generalmente destinato alla gestione dell’allevamento.  Si può quindi affermare di aver raggiunto gli obiettivi preposti, per quanto riguarda gli ulteriori sviluppi, sarà sicuramente interessante, in futuro, sviluppare questo tipo di sperimentazioni su un campione più grande e in un periodo di osservazione più lungo. Si potrebbe testare l’efficacia delle terapie Omeopatiche anche nella prevenzione e nella cura di altre patologie dei suini. Di grande interesse sarebbe l’uso dell’Omeopatia nelle ultime fasi dell’ingrasso, vista l’alta percentuale di lesioni riscontrate al macello.L’Omeopatia potrebbe essere usata anche sulle scrofe somministrando alcuni rimedi nell’ultima fase di gravidanza e monitorando la facilità al parto, le sindromi post parto, la vitalità e la capacità di accrescimento dei suinetti sotto scrofa.Grande rilevanza assume l’assoluta assenza di residui nelle carni che permette all’allevatore una maggiore elasticità nei trattamenti e rappresenta per il consumatore una garanzia in più sull’assenza di residui nelle carni.Da non dimenticare che le direttive Comunitarie per la produzione del suino biologico indicano l’Omeopatia come terapia da prediligere nell’allevamento del suino biologico.Ci sembra infine di avere messo delle buone basi per poter giustificare future sperimentazioni nell’ambito della suinicoltura in particolare e dell’allevamento di animali da reddito in generale.

 


 

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