Libero

 

 

L’uguaglianza è la condizione di pari dignità, senza distinzione di sesso, lingua, razza, religione, opinioni politiche, condizioni economiche e sociali, fra tutti i cittadini di uno stato o fra tutti gli uomini.

 

L’idea che tutti gli uomini siano uguali e abbiano uguali diritti e doveri fa parte della nostra cultura solo da pochi decenni. La storia ci insegna che, in passato, le società si dividevano in uomini liberi e schiavi, patrizi e plebei, nobili e servi della gleba, borghesi e proletari. In molte civiltà gli stranieri erano definiti come “non uomini”,e quindi non erano riconosciuti come titolari di diritti.In molti paesi, ancora oggi, alle donne non vengono riconosciuti i diritti fondamentali come quello di voto.

 

Lo Stato assoluto, che si forma all’inizio dell’evo moderno, non riconosce ai sudditi i diritti naturali, in quanto il sovrano sta sopra le leggi che lui stesso impone.Il primo riconoscimento dei diritti dell’uomo si ha con la dichiarazione dei diritti americana (1776) e con la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino francese (1789). Ma al ricoscimento dei diritti naturali di libertà e uguaglianza non corrisponde un concreto impegno realizzarli per tutti: libertà e uguaglianza restano a lungo affermazioni formali.

 

In opposizione allo Stato assoluto si sviluppa nel corso dell’800 lo Stato liberale, che rifiuta l’identificazione dello Stato con la persona del sovrano e afferma il principio della separazione dei poteri secondo cui i tre poteri (legislativo, esecutivo e giurisdizionale)devono essere affidati a organi diversi, in grado di controllarsi a vicenda. Lo Stato liberale rappresenta un enorme passo avanti rispetto allo Stato assoluto, perché è uno Stato di diritto.

 

Lo Stato liberale entra in crisi quando si afferma il bisogno di partecipazione di larghe masse di lavoratori alla vita politica ed economica. Lo Stato liberale, che garantiva l’uguaglianza formale dei cittadini davanti alla legge, ma non nella società dove predominavano coloro che erano dotati di ricchezza e potere, lascia così il posto allo Stato democratico, che riconosce l’effettivo esercizio dei diritti politici e civili a tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, reddito e istruzione. Dall’uguaglianza formale, che però nascondeva una disuguaglianza di fatto, si passa in tal modo ad un’uguaglianza sostanziale, in cui tutti i cittadini sono effettivamente tutelati.