IL MUSEO CARESTIA - TIROZZO
PIER UGO TIROZZO
Pier Ugo Tirozzo nasce nel 1905 a Sizzano. Il padre Camillo era medico, la madre Corinna Gilardi era figlia di Celestino Gilardi, un insigne pittore di Campertogno che fu docente all'Accademia Albertina di Torino. | |
Il giovane Tirozzo studiò a Torino ed a
Varallo, quindi all'Accademia di Modena ed infine
all'Accademia abertina di Torino. Già durante gli studi
merita diversi premi per lavori di intaglio e di disegno,
tra cui la borsa di studio Giovanni Albertoni. Dopo la
licenza artistica vince un premio del Ministero
dell'Educazione Nazionale ed un altro della città di
Torino. Intraprende viaggi di stucio in Germania e
Svizzera e tornato in Italia si dedica soprattutto alla
scultura.Frequenta lo studio di Edoardo Rubino che sta
lavorando al monumento del Faro della Vittoria sul Colle
della Maddalena ed al monumento al Carabiniere
posizionato poi ai Giardini Reali di Torino. Tirozzo rimane sostanzialmente ancorato a posizioni tradizionali con alcune innovazioni formali nella figura. Un suo nudo di donna coricata è acquistato da Umberto di Savoia.Vive tra Torino e Fobello. E' membro della Società di Incoraggiamento allo Studio del Disegno, della Società Artisti ed Amici dell'Arte e di altri sodalizi varallesi. |
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Nel 1926 è chiamato alle armi e
frequenta il corso allievi ufficiali a Moncalieri.
Congedato, apre uno studio di scultura a Torino ed è
questo il periodo più fecondo della sua vicenda creativa.
Esegue monumenti funebri per Vincenzo e Giovanni Lancia a
Fobello, la tomba Faletti a Rosignano Canavese, l'Edicola
Morandi al Campo Santo di Novara, vari ritratti e busti
di Vincenzo Lancia per gli stabilimenti di Torino e
Bolzano, per il Gruppo Sportivo Lancia, il bassorilievo
autoritratto nella "Tampa" del Circolo degli
Artisti di Torino, la Fontana del Faggio a Fobello e due
sue sculture sono conservate nella Pinacoteca di Varallo. Trascorre l'estate nei luoghi di origine a Fobello dove riceve regolarmente le visite dei Lancia, dei Musy, dei Giacobini, dei Koelliker, dei Morandi, dei Rizzetti, dei Corsini, dei Dall'Acqua, famiglie che giunte da Torino o da Milano là si fermavano fino all'autunno. Tempi dorati che andavano incontro ad eventi drammatici. Pier Ugo è richiamato alle armi nel 1939 ed è decorato della Croce di Guerra. Congedato nel luglio 1943 lavora a Torino allo stabilimento ausiliario della Lancia soprattutto per quanto attiene alla ricostruzione di edifici industriali distrutti dai bombardamenti. Nel contempo e per quindici anni è consigliere ed assessore al comune di Fobello ed è nominato Cavaliere della Repubblica. Dal 1972, ormai più che sessantenne, si ritira sempre più di frequente ai Campelli e si dedica alla ristrutturazione di questa casa risalente alla prima metà del 1500. La sua ultima opera è il bozzetto per il monumento all'Emigrante Valsesiano. Chiude la sua lunga vita nel 1987 in questa casa ai Campelli che con gesto di grande significato lascia al Club Alpino Italiano di Varallo, unitamente agli antichi costumi di Fobello (2 femminili, 1 maschile più altri capi) che qui si possono ammirare. |
L'ABATE ANTONIO CARESTIA |
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L'Abate Antonio Carestia è stato e rimane uno dei maggiori botanici valsesiani sia per i suoi studi che per le sua collezioni di specie nuove e rare, soprattutto nel campo delle piante crittogame. A questa attività, alla quale dedicò tutta la sua esistenza, fa da stridente contrasto il riscontro di una modestissima, quasi nulla, presenza di pubblicazioni scientifiche. Le sue osservazioni e le sue scoperte furono conosciute nel mondo scientifico tramite interposte persone, alle quali quasi sempre affidava le sue raccolte, puntigliosamente corredate e descritte da una quantità di dati tale da poterne determinare in modo rapido e sicuro il nome scientifico e la loro esatta posizione nel mondo vegetale. Gli studiosi del tempo che ne vennero più spesso in possesso furono Cesati, Gibelli, Bresadola e qualche altro, i quali se ne servirono per i loro studi e inserendole nelle loro pubblicazioni. | |||||
L'Abate Antonio Carestia nacque a Riva
Valdobbia nel 1825 e vi morì nel 1908. Il padre Giacomo
Antonio, fu anch'esso un valente botanico, (collaborò
con Biroli alla prefazione ed all'edizione della "Flora
Aconiensis") e sebbene morisse nel 1833 quando
Antonio era ancora in tenera età, certamente la sua
figura ed il suo esempio devono aver influito
nell'indirizzarlo su questa via. Antonio Carestia trascorse la prima parte della sua esistenza tra Varallo e Novara dove, entrato in seminario, compì gli studi ecclesiastici, al termine dei quali si stabilì definitivamewnte nel paese natale in qualità di cappellano, potendo contare su di un beneficio della Confraternita del SS. Sacramento, la quale gli fornì anche un tetto per la |
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sua definitiva sistemazione. E'
da questo momento che si potrà dedicare interamente alla
sua passione ed ai suoi studi nel campo botanico,
agevolato in ciò dalla sua posizione alquanto libera da
pressanti impegni ecclesiali per la cura delle anime,
come normalmente invece avevano i suoi colleghi parroci
della zona. La sua passione per la montagna favorita dalle sue capacità di buon camminatore ed alpinista, e quella della caccia, per lui non meno importante, da come si intuisce leggendo le epistole che inviava agli amici e nelle quali descriveva con ardore le proprie imprese, gli permisero di girare in lungo ed in largo le montagne valsesiane e quelle circostanti biellesi e valdostane fornendogli la possibilità di scoprire specie nuove e rare agevolato in ciò da un occhio espertissimo a rivelare i minimi particolari. Un suo scritto "Monografia del Corno Bianco" del 1869, gli valse la nomina a Socio onorario della nostra neonata Sezione CAI. Altri suoi scritti di carattere alpinistico-escursionstico, sono rinvenibili nelle lettere inviate agli amici. Una in particolare è abbastanza significativa delle sue doti di camminatore ed osservatore, ed è quella scritta al Cesati nella quale descrive un viaggio di 14 giorni attraverso gli alti passi e le punte valdostane, viaggio che lo portò fino al Monte Bianco. La raccolta delle sue lettere posseduta dal parroco di Serravalle Sesia. don Florindo Piolo, furono da questi donate, dopo la sua morte, alla Biblioteca Civica di Varallo, dove sono attualmente visibili.
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COME RAGGIUNGERE IL MUSEO
Per raggiungere il museo si esce
dall'Autostrada Voltri-Sempione al casello di Romagnano/Ghemme.
Si prosegue in direzione di Varallo e superando la prima
uscita verso la città si prosegue ancora per circa un km.
fino alla seconda uscita. Si svolta a destra si prosegue
per poche centinaia di metri ed al primo bivio si svolta
a sinistra in direzione della Val Mastallone (Fobello,
Rimella, Cravagliana). Si segue tutto il fondovalle
superando alcuni paesini. Dopo circa 18 km. si perviene
ad un ultimo bivio, e svoltando nuovamente a sinistra ( a
destra indicazione per Rimella) dopo circa 2 km si giunge
a Fobello. Superando il paese, e lasciando sulla sinistra
il ponte con la strada per Cervatto, si prosegue ancora
per un paio di km ed al primo bivio sulla destra si segue
la strada che in decisa salita ci conduce ad un ultimo
bivio. Si prende a destra, e seguiuendo la stradina in
discesa dopo pochi metri si giunge in un piccolo
posteggio. Dal posteggio proseguire tra le case fino a
raggiungere il museo che sorge in posizione leggermente
isolata.
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