Carlo Luigi Lagomarsino

Waco: il libro

La corrente cristiana dalla quale discendono le Chiese Avventiste e i Testimoni di Geova - la cui fonte è da ricercarsi nella predicazione di William Miller che nel corso del XIX secolo predisse in varie riprese la fine del mondo - appare del tutto originale, e in qualche misura bizzarra, nel suo sforzo esegetico sulla Bibbia, nonché in alcuni precetti di comportamento. A ben guardare, tuttavia, questa originalità deriva soltanto dal fatto che i suoi profeti, anziché aver messo piede fra gli sperduti esseri umani di oltre duemila anni fa, ebbero la spudoratezza di apparire sicuri delle loro fanfaluche in un mondo ritenuto finalmente adulto con la comparsa delle idee illuministiche. Che al primo ispirato profeta ne siano seguiti altri e che questi - attraverso svariati processi scismatici ai quali non è evidentemente estranea la constatazione che il mondo non sarebbe finito - abbiano dato origine ad altre forme di aggregazione religiosa e comunitaria, aumenta di sicuro l'imbarazzo di chi è convinto di essere uscito "dallo stato di minorità" costituito dalle "credenze superstiziose" come di chi pensa che a Gesù e ai Vangeli si debba una volta per tutte la necessaria chiarezza in fatto di religione.

Uno degli ultimi pastori d'anime che aveva pensato di perfezionare la visione apocalittica di William Miller - e che dunque si era avventurato nell'inevitabile ulteriore scisma da altri non meno carismatici annunziatori - è stato David Koresh. Questi ottenne, a colpi di sanzioni legali la cui vittima era il figlio del sacerdote col quale fino ad allora aveva condiviso la dottrina, di potersi installare col suo seguito nel santuario denominato Mount Carmel, situato nei pressi di Waco, Texas. Koresh sosteneva di aver preso contatto, nel corso di un viaggio in Israele, nientemeno che col Padreterno. Da questo insolito ritrovo ne derivò una nuova ed audace interpretazione dei testi apocalittici e sembra, in particolare, che riuscisse a decifrare gli ermetici significati dei Sette Sigilli dell'evangelo giovanneo. L'uomo aveva quindi idee originali e avventurose, sebbene nel contesto settario del cristianesimo americano fossero da relegare fra le tante e i suoi devoti rimanessero in definitiva assai pochi.

Ma il punto non sono le qualità pastorali di Koresh o la plausibilità ermeneutica dei suoi studi biblici. Il punto è che gli organismi governativi degli Stati Uniti, Bill Clinton presidente, decisero misteriosamente di interessarsi a lui con un accanimento non solo degno di miglior causa, ma presto, nel 1993, degenerato in tragedia, come molti ricorderanno. Mount Carmel rimase assediato per quasi due mesi e tutto si risolse in un massacro con un gigantesco rogo. Perché ciò sia potuto accadere è la domanda che percorre tutti i saggi e le interviste che Carlo Stagnaro ha ordinato in un libro che viene oggi pubblicato da Stampa Alternativa (Waco, una strage di stato americana, Roma 2001).

Qualche tempo prima dell'assedio, un seguace di Koresh aveva abbandonato la comunità cominciando a diffondere varie maldicenze. Il profeta di Mount Carmel aveva imposto la castità riservando a se stesso il ruolo di maschio riproduttore quale onere, così diceva, del tutto privo di lascivia. Il seguace in questione non si era adeguato alla nuova regola monastica e si era trasferito in Australia. Questa e le altre regole interne alla comunità non pregiudicavano in ogni caso i normali rapporti con gli abitanti della vicina Waco - benché il giornale locale dovesse tuonare contro "il messia peccatore". Cominciava tuttavia a correre la voce che i Davidiani, vale a dire gli abitanti di Mount Carmel, avessero accumulato un numero illecito di armi e si dedicassero al traffico della droga. Il precedente priore del luogo era stato effettivamente implicato in un traffico di anfetamine e fra le mura monastiche aveva trovato posto anche un laboratorio per la loro produzione. Nel momento in cui i Davidiani di Koresh se ne impadronirono ebbero però la premura di disfarsene collaborando con le interessate forze di polizia. Quanto alle armi, si dimostrò che esse non superavano, ed erano anzi al di sotto, la media rilevata fra gli abitanti dello stato. Le prime indagini furono svolte dalla polizia della contea e non portarono a nessun risultato. Dopo di che si intromise il Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearm, un'organizzazione governativa che risaliva agli anni del Proibizionismo. La comunità venne infiltrata da un agente, e anche questa volta senza risultati. Ma le intenzioni del Baft dovevano prescindere da ogni evidenza. Se i suoi agenti avessero voluto fermare e interrogare Koresh, avrebbero potuto farlo ogni qualvolta egli si recava in paese. Non lo fecero e decisero, viceversa, un disgraziato attacco che originò una catena di eventi - con l'intervento dell'FBI, dell'esercito, della Delta Force, dei carri armati e, addirittura, degli aeroplani - che portarono alla catastrofe finale, con decine e decine di morti, compresi donne e bambini.

In questi avvenimenti (e per averli più chiari rimando alla precisa traccia cronologica disegnata da Stagnaro nel suo libro) c'è naturalmente da mettere in conto una certa rigidità di principio da parte della comunità di Mount Carmel, e questo può aver contribuito a creare una molteplicità di incomprensioni fra le parti, ma se ciò è vero equivale anche a dire che c'è stata molta ottusità da parte delle forze governative, assolutamente incapaci di stabilire un qualsiasi terreno accettabile di discussione, quale è normale aspettarsi. Come ha rilevato Mike McNulty in un intervista raccolta da Stagnaro (McNulty è da undici anni il direttore di un'organismo che si prefigge di informare la pubblica opinione sulla crescente "militarizzazione" dei compiti di polizia ed ha realizzato due documentari su Waco), da una parte si parlava il linguaggio della Bibbia e dall'altra il "burocratese federale".

La vicenda di Waco pone numerosi interrogativi sugli Stati Uniti. Giudicandoli, e con ragione, il paese dove nello stabilire delle regole si è stati prima e più attenti di altri alle esigenze di libertà, avviene di essere stranamente indulgenti sul potenziale orrifico che hanno espresso. Di fatto sembra appartenere a una sorta di aspra necessità lo stesso immane sterminio degli indigeni, anche se i toni che si usano sono naturalmente duri. La "purezza" originaria della rivoluzione americana non ne viene tuttavia scalfita. Sembrerò viceversa un testardo reazionario se ricorderò che a seguito dell'Indipendenza furono costretti a un vero esodo biblico almeno centomila lealisti (fra i quali il figlio di Beniamino Franklin), un'enormità se rapportata all'esigua popolazione di allora (senza contare la vita difficile che fecero "i neutrali" o le comuni punizioni che consistevano nel tagliare le orecchie). Vorrei anche che quell'opinione pubblica "progressista" e "di sinistra" che si mobilita contro la pena di morte, non si dimenticasse, come invece avviene, che prima di Guernica, di Hitler, di Churchill ecc. fu negli Stati Uniti che si verificò, per domare uno sciopero, un bombardamento aereo della popolazione civile. A questo proposito la vicenda di Waco è esemplare, ma è ancor meno nelle corde di siffatta opinione pubblica poterlo ricordare (Robert Bryce dell'"Austin Chronicle" cerca, nel libro, di spiegare "perché la sinistra ignora Waco"), anche soltanto per i fini legalitari "democratico-repubblicani" se non per quelli umanitari. Il Posse Comitatus Act, approvato negli Stati Uniti nel 1878, vieta infatti l'utilizzazione dell'esercito nelle questioni di ordine pubblico. Nel libro di Stagnaro, David Kopel e Paul H. Blackman (di ambedue sono presenti dei testi su queste pagine) affrontano il problema in quello che ne risulta il più corposo e dettagliato saggio (ambedue gli autori sono di formazione giuridica). Ciò che ne vien fuori è, a dir poco, agghiacciante.

E' d'uopo ricordare tutti i fin qui non citati contributori allo sforzo di Stagnaro e cioè James Bovard (sulle reticenze e ambiguità governative) e Marcello Gardani (un interessante saggio sulla definizione di "crimine" e l'uso delle armi). Infine il celebre autore di Guida psichiatrica per dissidenti, il dissidente russo Vladimir Bukovsky, qui in veste di prefatore. Dice Bukovsky: "le aggressioni violente dello stato contro le persone che esso disapprova sono divenute assai comuni ed endemiche". Si è detto perché Waco, perché un'aggressione di tali proporzioni, in una remota ed isolata contrada, contro un esiguo raggruppamento di religiosi? Non rimane che un'ipotesi terrifica ed amara: che gli efficientissimi impiegati del Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms non avessero escogitato altro mezzo per rendersi eroicamente visibili - così da esser ritenuti indispensabili dal cittadino a giustificazione delle spese correlate alla loro esistenza di ufficio governativo - che di sparare sulla Croce Rossa.

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