Carlo Romano

TVserial

Gianluigi Rossini: LE SERIE TV. Il Mulino, 2016

Le serie TV sono di moda, a non esserlo più sono i "telefilm". Ma fin qui è solo una questione semantica. Ciò che in Italia era indicato come "telefilm" altrove significava semplicemente i film prodotti per la TV. In Italia c'erano per giunta anche gli "sceneggiati", adattamenti il più possibile rigorosi di grandi opere letterarie. Oltre alla questione semantica c'è da affermare quanto la moda in senso stretto sia diffusa, fino a chi sostiene che le serie TV sono migliori del cinema del cinematografo. Vero è casomai che le caratteristiche produttive e linguistiche si sono avvicinate, ma dire meglio o peggio è superfluo.

Quel che avanza Gianluigi Rossini è una storia della produzione televisiva delle serie e le varianti estetiche che si sono affacciate sul teleschermo, da un linguaggio estremamente semplificato con botte e risposte e primi piani che si alternavano monotonamente, con evidenti limiti sul piano delle risorse impiegate, a un variare di esterni, panoramiche e piani differenziati che hanno influenzato anche gli stacchi necessari alla trasmissione televisiva delle pubblicità.

Anche se l'impianto delle sitcom non è cambiato poi molto dai tempi di I Love Lucy (Lucille Ball e il marito Desy Arnaz), che tuttavia si avvaleva della fotografia di Karl Freund, da Dragnet nei primi anni Cinquanta alla immediatamente successiva valanga di serie sono già evidenti i segni di un'evoluzione che è tanto linguistica quanto di investimento finanziario. I cambiamenti più consistenti si vedranno tuttavia molti anni dopo con prodotti come Hill Street Blues (siamo negli anni Ottanta e rimane uno dei miei preferiti) che rompono anche con la consuetudine di episodi atemporali proponendo una struttura che moltiplica i casi, anche personali, come in certi romanzi polizieschi (e si pensa immediatamente all'87esimo distretto di McBain). Joyce Carol Oates confessò di essere, come certi suoi colleghi di Princeton, una spettatrice abituale della serie.

La televisione era ormai da qualche anno nel mirino degli accademici television studies (Horace Newcomb, Raymond Williams e vari altri. Da noi Eco e Calabrese fra i primi), le major hollywoodiane avevano ormai fiutato l'affare e nuove soluzioni mediatiche fornivano scenografiche possibilità insieme alla possibilità di una televisione dopo la televisione . Come fa Rossini, si può facilmente scandire il tutto nell'epoca classica, quella multicanale e, da ultima. quella digitale.

“Fogli di Via”, novembre 2016