Massimo Bacigalupo

un incantevole Tigullio "paradise" per gli americani

Il Tigullio ieri e oggi. In una perfetta giornata d’agosto il Golfo non sembra aver perso niente del suo smalto. I colori sono freschi, i monti glabri si stagliano contro l’azzurro scuro. Sono in barca a vela con degli amici americani davanti a Rapallo e gli faccio da cicerone. "Quello è il vecchio Castello, l’hanno costruito per difendersi dai pirati pochi anni dopo la scoperta dell’America". C’è in corso una bella mostra di Enrico Paulucci, pittore torinese che forse meglio di tutti ha raffigurato il Tigullio anni ’30 nelle sue tempere: piazzette color ocra con carrozzelle, chioschi, moli con bagnanti, donne alla finestra con cesti di frutta. "Questo non è un ritratto, ma uno studio di frutta", disse a mia madre quando le fece un olio verso il ’40. Paulucci era amico di Moravia e sua sorella che lo venivano a trovare. Continuò a frequentare Rapallo nel dopoguerra. Ancora verso il 1990 si faceva portare in giro per le colline dallo chauffeur, metteva su il cavalletto e faceva uno schizzo, come questa "Casa di Ezra Pound a Zoagli" (1982) esposta in mostra. Lo chauffeur si fermava intanto a pescare con la lenza sotto la Cervara, e così quasi sempre procurava al Maestro un buon pesce per cena. Che fine avrà fatto l’anta d’armadio che dipinse per la camera da letto dei miei genitori? Averla ora! Oggi comunque a Rapallo c’è un altro pittore letterato, Flavio Costantini. Tutti noi liguri lo amiamo molto e ormai ci riesce difficile vedere Genova e la sua regione e il suo mare senza pensare alle sue immagini-francobollo, tutte bagnate di una luce di tramontana.

Un po’ a Levante del Castello, spiego agli amici, c’è il convento delle Clarisse, che è stato la mia scuola elementare e oggi ospita il nuovo Museo Gaffoglio con preziosi di vario genere (anche oggetti di baleneria), che vale la pena di visitare fra l’altro per l’esemplare utilizzo degli spazi. Ed era proprio qui che il maestro Ruffini nel 1955 ci raccontava le vite dei santi e qualche volta bacchettava i marioli. La Chiesa delle Clarisse è ormai da decenni un capace Auditorium dove si tengono concerti e conferenze. Infatti a Rapallo esiste una Accademia Culturale che si rivolge soprattutto ai molti residenti anziani. Ogni pomeriggio una conferenza di un esperto di scienza, arte, letteratura, e corsi di lingua, pittura, recitazione. Molti e appassionati i frequentatori. Da elementari a... diciamo "continuing education".

Se ci fosse ancora Luciano Bianciardi, che qui visse negli anni ’60, troverebbe qualche termine spiritoso e un po’ toscanamente sarcastico. Me ne rendo conto rileggendo lo straordianario romanzo da lui dedicato a "Nesci" (cioè Rapallo), Aprire il fuoco, ristampato recentemente (ExCogita Editrice, pp. 233, lire 28.000), che è tutto una guida spiritosissima alla Rapallo e Italia del boom, ma contiene anche molte frecciate a chiave che solo chi si ricorda il lungomare e le botteghe (e bottegaie) altezza 1965 potrà decifrare. Bianciardi prende spunto dai pesci raffigurati nelle decorazioni dei marciapiedi della Passeggiata a Mare per trarne variazioni bislacche (potete immaginarlo sul pesce-sega). Il delfino "punta il muso verso il tepidario lustrante dell’obitorio". E’ un riferimento, attraverso Montale di "Caffè a Rapallo", al Caffè Nettuno e ai suoi frequentatori?

A settembre l’Accademia Culturale (con il Cidi) organizza sempre un po’ paradossalmente un convegno sulla letteratura per l’infanzia, quest’anno (13-14.9, informazioni: 0185-67177) il tema è "l’avventura". Parleranno Cusatelli Boero Rack Cioffi e altri luminari, e anch’io ho promesso di raccontare le avventure di Nick Adams, cioè Hemingway. Infatti Hemingway fu a Rapallo nel 1922 per il Congresso di Genova, e poi nel 1923 per giocare a tennis con Pound. Stava al Riviera e vi concepì un bellissimo racconto, "Gatto nella pioggia". Salì a piedi a Montallegro, "quella chiesa lassù", dico agli amici, e vi incontrò il suo primo editore che accettò il racconto "Il mio vecchio" per un’antologia e la dedicò alla promessa 24enne. Tutto ciò si potrà leggere nella Biblioteca di Rapallo, ospitata nella bella Villa Tigullio, certo un luogo dalla vista imbattibile, fra i pini fino a Portofino. In essa le scoperte non finiscono mai. Dai viaggi-culto di Freya Stark all’ultimo best-seller di Michel Houellebecq (in traduzione e originale). Manca solo l’internet, ma mi assicurano che arriverà presto. Un tempo anche questa era una villa privata, apparteneva al colonnello Ritchie, che riceveva in gonnellino scozzese, faccia rossa, favoriti bianchi, danze natalizie con cornamusa. Dal soffitto del salotto, oggi Museo del Pizzo, pendeva un enorme mappamondo. Festeggiava gli ufficiali della flotta inglese in rada (mentre i marinai, sempre secondo Bianciardi, "finivano arenati ai piedi del Manico del Lume, davanti a casa mia, attirando sopra di sé, come mosche sulla cacca, flies on the shit, tutte le battone rivierasche, da Marsiglia a Bocca di Magra").

La casa sopra la scogliera davanti alla Biblioteca, d’un elegante giallino, è la settecentesca Villa Robilant, di aristocrazia veneziana-piemontese, e ne ha l’aria, anche se da tempo convertita in appartamenti. Più oltre è il Castello dei Sogni, fino al 1950 fondamenta di una villa incompiuta su cui poi crebbero delle palazzine in fondo meno brutte di quello che avrebbero potuto essere. Gettiamo lo sguardo indietro e vediamo tutta la baia di Rapallo con il suo semicerchio perfetto. Il Porto Riva è un’aggiunta del 1975, è fra i porticcioli più grandi d’Italia. Nell’ottobre 2000 una libecciata vi ha provocato danni ingenti, distruggendo decine di yacht miliardari. Quasi nessuno ne ha parlato. Come le alluvioni degli anni ’50, il naufragio in Passeggiata della "Locarno" (foto esposta nei ristoranti). Invece il porto vecchio era un tempo dimora di poche barche. Il "Pofi" di Bruzzo, il "Merak", la nostra cara "Vagabonda"... I Bagni Molo erano fra i più ricercati, come ricordano il quadro in locandina della mostra di Paulucci e i disegni di Desmond Chute, sacerdote esteta inglese dalla corporatura imponente che vi andava tutti i giorni protetto da visiere e palandrane. Recentemente capitando in una biblioteca privata nella lontana Scozia vi ho scoperto il ritratto che Chute fece di Pound, datato 1929. Anche Paulucci, artista maggiore, fece uno schizza di Ezra in marcia sul Lungomare nel 1943.

Se proseguiamo il giro verso Levante ecco infatti l’insenatura di Marina di Bardi, col suo bunker oggi coperto da un tendone d’un bianco accecante, e sopra la vallata così spesso evocata nei Canti del poeta americano. La sua casa, spiego, è quella dietro al cipresso, più o meno a metà fra la chiesa di Sant’Ambrogio e la cappella di San Pantaleo. Fu lì che il 2 maggio 1945 fu arrestato da partigiani, poi in qualche modo si affidò agli americani, che lo portarono a interrogare a Genova in Via Fieschi, e non dovettero capire molto dalle sue risposte. Il simpatico Alberto Canale mi ha detto che si trovava lì, al frantoio che era allora al piano terra della casa, quando quei due tipi coi fucili gli chiesero dove stava il poeta. Bussarono, lui si affacciò alla porta. Non avrebbe rivisto il Tigullio fino al 1958, quando "Il Tempo" mandò a intervistarlo Gino Saviotti, suo vecchio compagno di battaglie letterarie. Nel 1931 avevano curato insieme il Supplemento Letterario del "Mare" di Rapallo (ristampato nel 2000 dal Comune), un giornale molto fascista e molto ben curato, per essere un foglio locale che si rivolgeva a tutto il Tigullio, e di agosto pubblicava corrispondenze dai vari bagni sulle presenze famose e formose. Al largo era ormeggiato lo yacht dei Rothschild, che faceva infuriare Pound perché deturpava il paesaggio e secondo lui i Rothschild erano antesignani della globalizzazione. Il mio confidente di San Pantaleo mi dice anche di ricordare quella volta che Mussolini, dovendo incontrarsi a Ventimiglia con Franco per convincerlo a entrare in guerra, si fermò proprio lì per colloquiare con Pound. Nessuno lo seppe, però non c’è dubbio che quel signore misterioso che salì al crepuscolo alla casetta fosse proprio lui.

Nel dopoguerra invece, nella poderosa Villa Cinzano Marone col suo bel colore mattone, poco lontana da San Pantaleo e il Castellaro, veniva il giovane Juan Carlos. Oggi anche questa è divisa in appartamenti ma la Via Castellaro che gira intorno alla punta è delle più suggestive. Poi si scende su Zoagli dove, all’ingresso dell’imboccatura, troviamo la Villa Canevaro, oggi La Guarnigione, fortezza medievale adibita a incontri letterari e nozze e serate danzanti. Se ne occupa Emanuele Canevaro, Duca di Zoagli, con la moglie americana, interessati alla mondanità quanto alla cultura, come a dimostrare che i personaggi leggendari del Tigullio non sono scomparsi all’alba del nuovo millennio. D’ogni tanto il Duca importa dalla tenuta toscana olio, vino e galline, e su queste galline un poeta zoagliese ha iniziato a scrivere un poema. Sembra che dessero fastidio a sposi e inquilini, per cui si dovette procedere a metterle in pentola.

Ma è ora di puntare a Ponente, e illustrare agli amici di New York la Villa Spinola sulla punta di Pagana, extraterritoriale in quanto appartenente al Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta. Purtroppo l’attuale Gran Maestro di rado di fa vedere, di rado innalza la bandiera con la croce di Malta sulla sua torre. Si dice che sia un parente della regina Elisabetta. Davanti a Santa Margherita il vento cala sempre, ma la cittadina con la collina di San Lorenzo è bellissima. Anche qui pare che si voglia procedere a sbancamenti per modernizzare il porto. Sarebbe un peccato. Meglio farci un salto più tardi quando rieentrano le barche da pesca, non dispondendo dello chauffeur di Paulucci.

Il vento riprende a soffiare davanti al Covo e alla Cervara, la grande abbazia che doveva controllare tutta la regione nel medioevo, dove oggi si tengono concerti a beneficio del FAI. E ora siamo davanti al Castello di Paraggi, in antico una fortezza contro i saraceni, trasformata dagli anglogenovesi Brown in una villa magnifica, sulle acque verdastre di Paraggi. Uno dei Brown, sposandosi, offrì alla moglie la scelta fra i due castelli, Portofino o Paraggi. Essa scelse Paraggi, precedendo Silvio Berlusconi, che da qualche anno lo affitta per le vacanze, con non poco cruccio dei discendenti dei Brown (ritiratisi a Camogli). Fra Paraggi e Portofino non è rimasto gran che di cultura internazionale, essendo morto da alcuni anni Isaiah Berlin che abitava sopra Paraggi nella villa chiamata Trecento Scalini, indovinate perché. Berlin aveva fama universale di intellettuale conversatore, e si era innamorato del Golfo.

Ma i miei amici americani scelgono il Castello di Portofino, giacché hanno tutti visto il film Un incantevole aprile che lì è stato girato. Infatti l’autrice, Elizabeth von Arnim, l’aveva affittato dai Brown nell’aprile 1922, e vi ambientò una sua versione ligure della fiorentina Camera con vista di Forster: un risveglio dei sensi al sole italiano. In realtà quando il film fu girato, in un aprile intorno al 1990, il sole si fece molto desiderare, e la troupe inglese dovette far gran uso di riflettori. Oggi comunque siamo in un incantevole agosto, nell’incantevole Tigullio, e una delle mie giovani ospiti, che si chiama anche lei Elizabeth, mi dice: "Come fai a vivere in un posto così tutto l’anno? It’s paradise".

"Secolo XIX", 15.8.2001