La prima parte di questo saggio la si ritrova nel
sommario del 2002
Guido
Barroero
Sestri oh cara!
una cittadella proletaria, anarchica
e sovversiva
seconda parte
Quattro luglio 1921:
squadre fasciste assaltano la Camera del Lavoro di Sestri. Nelle loro
intenzioni è l'attacco decisivo dopo mesi e mesi di provocazioni e di
aggressioni contro i lavoratori e la popolazione della cittadella sovversiva
del genovesato. Se si passa a Sestri, si passa a Genova, e se si passa a Genova
anche il nord Italia cadrà in fretta. È questo il ragionamento - d'altra parte
fondato - che ispira i capoccia fascisti e che porta a pianificare l'azione con
cura. Sono presenti squadristi di altre regioni (prevalentemente toscani) e
come di consueto carabinieri e polizia (con due autoblindo) che devono
garantire "l'ordine". Dentro la Camera del Lavoro sono però attestati
un centinaio di operai e militanti, in gran parte armati, che sono decisi a
resistere. La sparatoria è violenta e dura fino all'alba del 5, due saranno i
feriti gravi tra gli aggressori. Solo allora i difensori si ritirano da
un'uscita secondaria e i fascisti possono entrare, preceduti da un autoblindo
che sfonda il cancello. È vittoria per i fascisti, ma una vittoria molto
parziale. Infatti nei mesi successivi la CdL sarà riaperta, di nuovo chiusa e
così via (1) fino alla chiusura definitiva nel settembre del 1922, in un
altalenarsi di vicende (2) che testimoniano tutte le difficoltà dei fascisti ad
espugnare la "fortezza proletaria" del ponente. Tuttavia la lotta è
impari e alla fine i fascisti passano, la resistenza della classe operaia
sestrese è vinta, ma non schiacciata. Duri scontri tra fascisti, guardie regie
da una parte, operai, Arditi del Popolo, sindacalisti, anarchici e comunisti si
protraggono per quasi tutto il 1922. Le spedizioni punitive dei fascisti ormai
sono all'ordine del giorno, ma continuano a trovare opposizione, anche se
sempre più debole. Nelle fabbriche si cerca di resistere, l'ultimo sciopero
generale, proclamato il 31 luglio del '22, viene seguito con grande compattezza
dalla classe operaia sestrese, ma è veramente il canto del cigno. Il 3 agosto i
fascisti scatenano l'attacco definitivo contro Genova e Sestri. Dopo un paio di
giorni di vera battaglia la resistenza antifascista è piegata, centinaia di
squadristi controllano le strade e presidiano gli stabilimenti. Si scatena la
caccia al "sovversivo". Solamente a Sestri oltre seicento operai, per
sfuggire alle persecuzioni fasciste, devono espatriare (prevalentemente in
Francia) entro la fine del 1922. Molti altri vengono arrestati o, comunque,
perdono il posto di lavoro.
Con la vittoria e
l'insediamento stabile del fascismo al potere si chiude così la prima fase di
una lotta che si protrarrà, in diverse forme, fino all'aprile del '45. Se, come
scrive Gino Bianco: "La resistenza opposta dagli operai e le drammatiche
vicende che accompagnarono la penetrazione del fascismo a Sestri, offrono un
modello in certo modo esemplare di ciò che accadde e ciò che significò
l'irruzione in una 'cittadella rossa' della violenza fascista e di Stato,
eversiva e sconvolgente di tutti i vecchi rapporti solidaristici e di
quell'insieme di valori, di credenze e anche di miti che costituiscono una
'comunità operaia'" (3) è pur vero che, nonostante la totale distruzione
del tessuto associativo solidaristico e produttivo, una comunità proletaria
fortemente integrata alla città, come quella sestrese, ha tutte le risorse per
ricomporsi, anche nelle forme più inusuali.
Sei giugno 1938.
Mussolini è in visita a Genova. Decine di migliaia di operai vengono
coattamente avviati a presenziare al discorso del Duce a Sestri. È un bagno di
folla, ma non di quelli a cui è abituato il gerarca fascista: l'atteggiamento
della massa operaia è gelido e ostile. Mussolini se ne va, inferocito, e giura
che non tornerà più a Genova. È la seconda fase della lotta antifascista del
proletariato sestrese, quella della resistenza sotterranea, nascosta, ma
palpabile.
Per il proletariato
sestrese non ci sono più, ormai da anni, le condizioni per scendere in campo:
gli ultimi scioperi risalgono al 1927 e si tratta di episodi molto limitati. Le
organizzazioni sindacali e politiche della sinistra sono state spazzate via,
l'ultimo segno di vita dell'USI è il convegno clandestino tenuto proprio a
Sestri nel 1925 (4). È la stagione più cupa in cui il fascismo trionfante e
stabilizzato celebra i suoi "fasti". Ma è anche la stagione nella
quale, nel contesto di un sentimento antifascista generalizzato, i compagni
rimasti tentano faticosamente, ma incessantemente, di tenere vivi i rapporti e
di ricostituire reti di contatti. È la stagione, potremmo dire parafrasando
Danilo Montaldi, dell'antifascismo da osteria: chiuse le sedi politiche e
sindacali, anarchici, comunisti e gli altri antifascisti eleggono a sedi di
ritrovo bar e osterie e non solo per bersi un bicchiere di vino. È la stagione
nella quale - distrutte le reti dell'associazionismo solidaristico e produttivo
- gli antifascisti sestresi eleggono a sede cospirativa
"interpartitica" i locali della Croce Verde Sestrese. Molti dei
caduti sestresi nella resistenza furono militi volontari di questa
associazione. Volontari nella Croce Verde furono anche diversi esponenti di
quella straordinaria famiglia di anarchici e antifascisti sestresi che è stata
la famiglia Stanchi. Quattro degli otto figli del "sovversivo"
Edoardo (1855-1929) furono sempre in prima linea nelle battaglie sindacali e politiche
dal biennio rosso alla resistenza. Carlo detto Carlin (1897-1981) e i suoi
fratelli Dante (1891-1957), Attilio (1894-1967) e Roberto (1900-1952) militanti
anarchici e dell'USI, parteciparono alle lotte del biennio rosso,
all'occupazione delle fabbriche e alla difesa della Camera del Lavoro dagli
attacchi delle squadre fasciste. Obbligati all'esilio nel 1922 espatriano in
Francia. Nel 1923 Attilio e Carlo rientrano in Italia, mentre Dante e Roberto
rimangono a Marsiglia. Per i primi due si apre così una lunga stagione di
persecuzioni fasciste, di confino e di mancanza di lavoro. Dante e Roberto nel
1936 vanno a combattere volontari in Spagna sotto falsa identità e vi restano
per tutta la durata della guerra. Nel 1939 rientrano in Francia e allo scoppio
della guerra mondiale Dante ritorna a Sestri, dove si riunisce ai fratelli
rimasti e ne condivide le sorti. Due dei giovani Stanchi, Dario (figlio di
Enrico, fratello di Carlo e degli altri) e Walter (figlio di Attilio) cadranno,
uccisi dai tedeschi, in azioni partigiane in Piemonte nei primi mesi del 1944.
Walter non aveva ancora diciassette anni
Sono i militanti della
generazione dei fratelli Stanchi che, nei brevi periodi strappati a carcere,
esilio e confino, nella fabbriche di Sestri, tengono vivo l'ideale anarchico e
rivoluzionario. Sono i fratelli Dettori, i fratelli Piana, Francesco Alverino,
Giovanni Mariani, Umberto Raspi, Armando Bugatti, Piero Ferioli, Giacomo
Marcenaro, Antonio Castello, Mario Colandro, Folco Landi e un pugno di altri
anarchici e sindacalisti che mantengono una rete di contatti e avvicinano a sé
altri giovani operai con la propaganda e distribuendo, quando possibile, stampa
anarchica clandestina (5).
Martedì 7 dicembre 1943.
Preceduto da alcune altre agitazioni locali e da uno stato di forte tensione
all'interno dello stabilimento, entra in sciopero l'Ansaldo Fossati, una delle
fabbriche più grandi di Sestri. È il primo dei grandi scioperi che
investiranno, di lì in avanti, le grandi fabbriche di Genova e del Norditalia.
È uno sciopero quasi esclusivamente economico provocato in parte dalle pessime
condizioni di vita degli operai, che tre anni di guerra e la recente
occupazione tedesca hanno stremato. È uno sciopero importante perché è il
primo, perché riesce al di là di ogni aspettativa e perché è preparato e
diretto da anarchici e sindacalisti (6) che hanno ricostituito a Sestri una
solida anche se piccola rete organizzativa. Chi sono questi compagni? Uno lo
abbiamo già citato, Bugatti, ma ci sono altri "vecchi militanti": Francesco
Rangone, Cipriano Turco, Giorgio Serena. E poi ci sono i giovani, come Dario
Stanchi, Mario Daccomi e altri. È il primo risultato di un deciso processo di
riorganizzazione degli anarchici genovesi (che come negli anni '20 hanno il
loro caposaldo a Sestri) e che ha come tappa fondamentale una riunione
clandestina che ci fu nei primi di giugno del '42 a Sestri Ponente a resoconto
della quale non resta che una relazione che vi tenne Emilio Grassini. In questa
riunione giunsero ad una prima sintesi gli sforzi per ricostruire i
collegamenti tra i nuclei anarchici dell'alta Italia e quelli per ricostruire
l'organizzazione a Genova.
Si apre così la terza
fase, quella dell'attività cospirativa clandestina e armata che porta alla
cortituzione dei GAP prima e della brigate SAP in un secondo tempo. Ai primi
partecipano numerosi anarchici (tra cui i sestresi Rinaldo Ponte, Bruno
Raspino, Emanuele Sciutto, Ernesto Rocca, Spartaco Graffioni e Carlo Stanchi).
Per quanto riguarda le
seconde, la questione è un po' più complicata: nei primi mesi del '44 si
costituisce la Brigata S.A.P. Malatesta il cui comandante è Nicola Turcinovich,
vicecomandante Francesco Ogno e commissario politico Emilio Grassini. I suoi
quattro distaccamenti agiscono nella zona tra Pegli e Cornigliano, al centro
della quale c'è Sestri. Verso l'estate di quello stesso anno la Malatesta viene
- per motivi logistici - divisa in due brigate: la Malatesta (con zona
d'operazione Pegli) e la Pisacane (con zona operativa Cornigliano). Turcinovich
diventa comandante della Pisacane e Ogno della Malatesta. Il distaccamento
sestrese (7) della Malatesta, diventato distaccamento libertario "P.
Gori", opera in relativa autonomia e in coordinamento con le altre brigate
S.A.P. di Sestri Ponente, in particolare con la Brigata S.A.P. Longhi (le altre
due sono la Alpron e la Sordi) all'interno della quale agiscono numerosi
anarchici (8).
Il distaccamento Gori e
gli anarchici sestresi partecipano attivamente a tutte le azioni contro i
nazifascisti a partire dall'occupazione militare di Sestri, tenuta per due
giorni, il 25 e 26 ottobre 1944, dall'azione congiunta di tutte le brigate SAP
che vi operavano, per finire ai giorni dell'insurrezione, 23-24 e 25 aprile
1945.
Per concludere,
l'importanza della presenza anarchica a Sestri nella lotta partigiana è
testimoniata da alcuni semplici dati: Giovanni Mariani è uno dei tre membri del
direttivo dei Comitati di agitazione sindacale clandestini, che a livello
genovese dirige le lotte di fabbrica; Antonio Castello, Pietro Caviglia e Giacomo
Marcenaro fanno parte, in diversi periodi, del CLN sestrese in quanto
rappresentanti del Partito comunista libertario; c'è rappresentanza anarchica
nei CLN aziendali delle fabbriche più importanti di Sestri: dal Cantiere
Ansaldo al Fossati, dalla Piaggio alla Manifattura Tabacchi. C'è infine
l'elenco degli anarchici sestresi caduti nella lotta antifascista e partigiana,
sono venti e questo articolo non può che terminare citandoli uno ad uno: Pietro
Bigatti, Mario Bisio, Natalino Capecchi, Antonio Castello, Giacomo Catani,
Emanuele Causa, Mario Colandro, Mario Daccomi, Domenico De Palo, Otello
Gambelli, Attilio Parodi, Rinaldo Ponte, Umberto Raspi, Bruno Raspino, Ernesto
Rocca, Emanuele Sciutto, Dario Stanchi, Walter Stanchi, Cipriano Turco, Rizzieri
Vezzola.
"Umanità Nova" n. 37 del 10 novembre
2002
Note:
(1) E' dell'estate del
1921 il patto di pacificazione tra dirigenti della CdL (firmato da Angelo
Faggi, ma che vede contrario Negro, allora segretario, gli anarchici e i
comunisti) e fascisti, che segnerà un illusorio tentativo di
"neutralizzare" il conflitto, presto spazzato via dal radicalizzarsi
dello scontro.
(2) A partire dal maggio
del '21 con l'uccisione del simpatizzante fascista Manlio Cavagnaro da parte
dell'anarchico Attilio Parodi, si moltiplicano gli scontri armati tra fascisti
e anarchici e sindacalisti che culminano - dopo una lunga serie di aggressioni
armate ai sindacalisti Negro e Faggi e agli anarchici Costa e Mariani -
nell'assassinio dell'anarchico e Ardito del Popolo Cesare Rossi (Segretario
amministrativo della CdL) avvenuto, per mano fascista il 21 febbraio del '22.
(3) Gino Bianco, art.
citato in bibliografia.
(4) Precisamente il 28 e
29 giugno con la partecipazione di delegati della Lombardia (Milano e Bergamo) del
Piemonte e della Liguria con 5 (Sestri Ponente e La Spezia).
(5) Segnaliamo a questo
proposito la diffusione clandestina di una gran quantità di giornali e
manifesti, arrivati dalla Francia, nel maggio-giugno del '31 e in seguito al
quale un gran numero di compagni - particolarmente a Sestri P. - furono
indagati, arrestati, ammoniti o confinati.
(6) La verità su questo
sciopero è ormai ristabilita, dopo anni di "dimenticanze" e omissioni
da parte della storiografia ufficiale sulla resistenza. Ma d'altra parte per
rendersi di come erano andate le cose sarebbero bastate le reazioni stizzite
dei dirigenti comunisti dell'epoca (Pajetta e Scappini in primis) che
rimproverano i militanti comunisti locali.
(7) L'organico del
distaccamento era di 24 elementi. Pietro Mascarino il comandante, Sergio
Marchelli vicecomandante, Andrea Ottonello commissario politico e Paolo Nozza
vice commissario.
(8) Nella brigata Longhi
combatterono numerosi anarchici. Ne citiamo solo alcuni: Luigi Chiappori,
Giuseppe Perdomi, Sergio Ponte, Elio Scotto, Emanuele Traverso, Armando
Bugatti, Pietro Bigatti, Mario Bisio, Natalino Capecchi, Giacomo Catani, Otello
Gambelli.
Fonti e
bibliografia:
- Gino Bianco, L'avvento
del fascismo a Sestri Ponente, MOSL n.2 del 1962.
- Clara Causa, La Resistenza
sestrese, Genova, 2000.
- Guido Barroero, Una
storia industriale, in Di Base, n.9 del 1999.
- Guido Barroero, Gli
anarchici nella resistenza in Liguria, in Rivista Storica dell'Anarchismo, n.2
del 1998.
- Manlio Callegari,
Comunisti e partigiani. Genova 1942-1945, Genova, 2001.
- Intervista a Rosa
Stanchi (figlia di Attilio) del 22 maggio 2002.