“Barbadillo” - Cabona
rip Connery (1930-2020)
Maurizio Cabona,
critico cinematografico de “Il Messaggero”, Sean Connery è stato un
protagonista del cinema della seconda metà del ‘900. In che cosa eccelle?
“Quando Connery comincia la carriera, per la critica
eccelle solo in statura, col suo 1,90, quattro centimetri meno che il suo
coetaneo Clint Eastwood”.
Connery non è preso sul serio
agli inizi?
“No e nemmeno dopo il successo della serie 007, tra il 1962 e il 1965”.
Che cosa si scrive di lui, per
esempio?
“Che nei primi film, quelli in bianco e nero, si sia
fatto rasare i capelli sulla fronte per ampliarla”.
Qual è il primo film con
Connery che lei ha visto?
“007 Licenza di
uccidere di Terence Young (1962). Al cinema Lux di Genova
arriva solo nella primavera 1963. Lo vedo al primo spettacolo, nel primo
giorno”.
Cinema affollato?
“No. Ci siamo mia nonna io e, qualche posto più in là, un
altro signore… Il successo verrà dopo un paio di settimane. Solo dal 1964, con Agente 007. Missione Goldfinger di
Guy Hamilton (già regista dei Due nemici con Alberto Sordi e
David Niven)”, Bond diventa leggenda”.
Perché la maschera attoriale di
Connery è unica?
“Direi che unico sia soprattutto la natura del suo
personaggio”.
Continui…
“Impressiona l’amoralità di James Bond, fin dalla
qualifica che, almeno in Italia, gli deriva dal titolo del primo film della
serie. Ammettere che un agente, segreto o no, abbia licenza di uccidere è
davvero trasgressivo”.
C’è chi in Bond vede, allora,
un fascista…
“Bond è uno squadrista in smoking, privo di rimorsi. Ciò urta allora e urta oggi
la critica, sempre e ovunque cristiana o marxista”.
Perché Connery si trova così
bene come agente segreto?
“Bond è un personaggio semplice: uccide e seduce, seduce
e uccide. Per un attore prestante, ma ancora acerbo, è il ruolo ideale. Col
tempo, però, Connery assume spessore di interprete”.
Nel 1988 vince l’Oscar
con Gli intoccabili. Altri film che
registrano una sua partecipazione memorabile?
“Gli 007 sono seriali, ma il volto di Connery resta per
eccellenza quello di Bond, più di quello di Roger Moore o Daniel Craig. Solo
Pierce Brosnan è una scelta indovinata quanto quella di Connery. Quanto agli Intoccabili di Brian De
Palma, è un bel film, ma lo sarebbe anche senza Connery”.
Dunque?
“I film inimmaginabili senza Connery sono I cospiratori di Martin Ritt, L’uomo che
volle farsi re di John Huston, Robin e Marian di Richard Lester.
Prima ancora, La collina del disonore di
Sidney Lumet: qui Connery tiene testa ad attori più esperti di lui: Harry Andrews, Ian Bannen
e Ian Holm”.
Le idee politiche? Connery è
stato un irredentista scozzese…
“La politica di Connery è una singola testimonianza, la
politica di Bond è propaganda di massa e ha contribuito alla Guerra fredda. E
non solo: si pensi anche a Ransom di Casper Wrede
e a Caccia a Ottobre
rosso di John McTiernan. Non so se
l’anticomunismo fosse nelle intenzioni di Connery. E’
però nelle sue realizzazioni”.
Lei lo ha incontrato?
“Sono stato presentato a Connery nel 1999 all’Hôtel du Cap Eden Roc di Antibes per l’apertura del Festival di Cannes con Entrapment di
Jon Amiel. Connery ha una cicatrice sulla gola e dice
poche parole di cortesia. Lascia capire che i ruoli che gli sono proposti gli
piacciono sempre meno…”.
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