Carlo Luigi Lagomarsino
glossa a Raccolti di rabbia
di Joel Dyer
Il presidente del movimento indipendentista texano “Repubblica del Texas”,
Archie Lowe, è per una metà ebreo e per l’altra pellerossa. Il vice presidente
è un negro. E’ difficile affibbiare a un simile raggruppamento la definizione
di “neonazista”, ma è quanto in sostanza fa Joel Dyer in un libro che è
piaciuto a Gore Vidal, Raccolti di rabbia (1998), oggi
tradotto in italiano da Pietro Meneghelli per l’editore Fazi di Roma. Il più
persuasivo interesse del libro ci è parso trovarlo nell’analisi che vi viene
svolta della crisi rurale americana, nel cui ambito si riscontra fra l’altro il
più alto tasso di suicidi degli USA. I vari governi che si sono succeduti dagli
anni settanta a oggi, hanno prima sollecitato i contadini ad ingrandire le loro
aziende, forzandoli a indebitarsi con le banche, per poi abbandonarli a se
stessi una volta che non riuscivano a riscattare le forti ipoteche, così da
trovarsi costretti a vendere aziende ormai svalutate, a dispetto del millantato
sviluppo. La terra a un certo punto non apparteneva più a chi per generazioni
l’aveva lavorata. Queste sono le premesse indispensabili a capire le ragioni
dei forti movimenti rurali anti-governativi che si sono sviluppati negli Stati
Uniti in forme non di rado violente o di aperta resistenza armata (come nel
caso dei “freemen” del Montana che nel 1996 resistettero alle forze governative
per quasi tre mesi). E’ vero che nel cavalcare questa protesta si sono fatti
avanti sia l’Aryan Nation che il KKK, nonché gruppi di fondamentalisti
cristiani che ne condividono le scontate analisi (“è tutta colpa dei banchieri ebrei”),
ma è anche vero che in essa prende corpo il tradizionale patriottismo americano
forgiato dal credo libertario della rivoluzione ed ha un rispettabile
precedente nel movimento populista di fine Ottocento. Ciò è evidente anche nel
caso di Tim McVeigh (per altro di famiglia operaia) e dell’attentato – pur con
tutta la ripugnanza che suscita - di Oklahoma City, al quale Dyer dedica i
capitoli finali del suo libro. Se dunque ci fossero anche dei seri motivi per
imputare al movimento di protesta rurale la sommarietà dell’argomentazione, non
meno sommario è Dyer nel generalizzarla al “neo-nazismo”. Del resto ci pare
altrettanto forzato il suo tentativo di fare di The Turner diaries di
William Pierce un testo di riferimento ideologico capace di contagiare anche le
menti propense a tenere la direzione indicata nella dichiarazione di indipendenza
americana. The Turner diaries è un romanzo pubblicato nel 1978 che
racconta in termini apocalittici - ma anche realistici - la distruzione degli
uffici dell’FBI e di altre istituzioni federali. E’ innegabile che abbia
ottenuto una forte circolazione nel paese e che si sia diffuso in particolare
tra i focolai della protesta contadina, ciò non significa necessariamente con
empatia ideologica. Quanto a questo aspetto, quello ideologico, c’è poco da
dire. L’autore,William Pierce (ma nella prima edizione del libro si firmava
Andrew Mc Donald), ha frequentato negli anni sessanta (ancorché sostenga di non
aver mai fatto parte della sua organizzazione – sebbene abbia collaborato alle
sue pubblicazioni) George Lincoln Rockwell, il capo del partito nazista
americano, ed è oggi la voce più autorevole della National Alliance, la quale
lamenta “il cosmopolitismo” che ha contagiato “i bianchi” e l’influenza
negativa degli ebrei nella storia mondiale. L’obbiettivo del protagonista del
romanzo di Pierce, Turner appunto, è quello di liberare il paese da ogni
influenza esotica per poi passare alla “pulizia” del mondo, cominciando col
bombardare Tel Aviv. Ma l’aspetto del libro che può aver interessato le teste
calde e gli elementi radicali della protesta anti-governativa (e in effetti
McVeight si portava il libro appresso) prescinde dal contesto ideologico ed ha
cadenza, per così dire, “tecnica”. Tecnica del sabotaggio, dell’attentato, del colpo
di mano, del colpo di stato; tecnica delle armi. Ma per molti “liberal” parlare
di armi e parlare di nazismo (che le armi le voleva ben controllate e
inaccessibili al popolo) è la stessa cosa.