Nella
notte tra il 22 e il 23 agosto del 1927, gli anarchici Nicola Sacco e
Bartolomeo Vanzetti venivano giustiziati per un reato mai commesso. Sandro Portelli,
su “Il manifesto”, li ricorda
con le canzoni che dedicò loro Woody Guthrie.
Sandro Portelli
la libertà incisa nella roccia
Il ciclo delle canzoni su Sacco e
Vanzetti fa parte di una fase molto importante della storia artistica e
politica di Woody Guthrie. E' il momento in cui, dopo avere cantato il dramma
dei profughi dei disastri naturali della dust bowl, Guthrie studia la storia
del mondo operaio e dei movimenti democratici negli Stati Uniti e usa la sua
voce per tenerne viva la conoscenza e il significato. Finora, aveva cantato
soprattutto esperienze vissute in prima persona; adesso amplia le sue fonti,
usa libri, giornali, archivi, e ritraduce tutto nei linguaggi della musica
popolare. Così, scrive due delle sue ballate più drammatiche su due stragi
operaie d'inizio secolo, 1913 Massacre e Ludlow Massacre a partire dall'autobiografia della militante
sindacale Ella “Mother” Bloor, e le canta su motivi di tradizione orale (Bob
Dylan prenderà la prima come base della sua Song to Woody. A proposito: ci sono echi sorprendenti fra We Welcome to Heaven
Sacco and Vanzetti
nel disco di Woody
Guthrie, e Rainy Day Women 12 & 35 di Bob Dylan). In quegli anni, Woody Guthrie e
l'organizzazione di cui fa parte, People's Songs, hanno ancora un pubblico
sindacale e operaio; queste ballate sono un modo per consolidare la memoria di
storie che appartengono all'America operaia e che nessun altro racconta. “Voi
anime di Boston, chinate il capo: i nostri due figli più nobili sono morti;
Sacco e Vanzetti sono stati uccisi, e portati via dalla marea dell'oceano...”.
I nostri figli più nobili: Boston è la patria della rivoluzione americana e
della fondazione dell'America coloniale. Ma i suoi figli più nobili adesso sono
un pescivendolo e un calzolaio, immigrati di seconda classe, colpevoli di non
aver voluto partecipare all'ultima guerra, lontanissimi da quelle origini
patriottiche e puritane con cui Boston si identifica: “Versatemi un bicchiere
di rosso vino italiano, lo voglio gustare per richiamare ancora una volta alla
mente, ancora una volta all'anima, questa storia grande, forse più grande di
tutte”.
Per prima cosa, dunque, Woody Guthrie
riconosce in Sacco e Vanzetti la nuova tradizione democratica dell'America, i
nuovi Padri Pellegrini: “Sono qui sulla roccia, Vanzetti, qui sulla roccia dove
uomini come te hanno poggiato il piede”. E' la roccia di Plymouth, dove
sbarcarono i fondatori; su questa roccia che è insieme un luogo storico e un
immagine biblica, stanno insieme il martire Bartolomeo Vanzetti e l'aedo Woody
Guthrie, a fondare di nuovo una storia di libertà: la democrazia in America
adesso sono loro. Adesso, dice la canzone, attorno a questa roccia vengono i
turisti, con le macchine e gli occhiali da sole; ma un giorno verranno gli
operai, “quando le statue di questo paese avranno anime come la tua”.
Woody Guthrie si identifica con
Bartolomeo Vanzetti e vede in lui non solo il militante rivoluzionario e il
martire politico, ma anche un maestro della parola, un artista proletario come
lui stesso: “il tuo ritratto è dipinto, Vanzetti, e le tue parole sono incise
sulla cornice: le tue canzoni, le tue poesie, i tuoi sogni proletari arderanno
coi nostri nomi più grandi”. Woody aveva fatto il pittore di insegne, amava
disegnare, e adesso canta: “Dipingerò il tuo nome sulle mie insegne, sulle mie
strade, le mie montagne, i miei negozi; le tue speranze, i sogni che hai
sognato - farò in modo che il tuo lavoro non si fermi mai. Inciderò sulla
roccia le parole che tu hai detto agli operai, gli insegnerò a lottare come te
e come i Pellegrini che sbarcarono su questa roccia, le spargerò sulle acque,
alle navi, ai pesci, ai gabbiani; rifonderò la tua carriola di pescivendolo nei
metalli più fini e la spingerò attorno al mondo”. E' la visione di This Land Is
Your Land, ma in più
nitidi termini di classe.
Così, Woody Guthrie attinge direttamente
alle parole di Vanzetti. Riscrive in musica la lettera di Bartolomeo Vanzetti
al governatore dello stato: “non parliamo inglese troppo bene, ma rischiamo la
vita per parlare chiaro... io sono un sognatore, un oratore, uno scrittore,
lotto dalla parte dei lavoratori; Sacco è il ciabattino più veloce di Boston,
abbiamo cercato la vostra terra sperando di trovare la libertà della mente...
non chiediamo la grazia perché siamo innocenti, non abbiamo niente da farci
perdonare. E sei lei scuote la testa e dice di no, il nostro destino è segnato;
noi terremo alta la testa e cammineremo lungo questo corridoio della morte come
altri lavoratori hanno camminato prima di noi, ma combatteremo la nostra lotta
di classe, dovessimo avere altre mille vite da vivere”.
Il ciabattino, il pescivendolo: sono i
figli più nobili di Boston perché sono i più umili, perché appartengono al
mondo della gente comune, delle strade, dei vicoli. Non sono solo eroi e
martiri a cui costruire un monumento, sia pure di parole e di note; sono anche
due persone comuni a cui lo stato spezza la vita nel momento stesso in cui li
proietta nella storia. “Se non fosse stato per questa vicenda”, scriveva
Vanzetti, “avrei forse passato la vita a parlare agli angoli delle strade a
gente che non mi ascoltava. Sarei forse morto ignoto, sconosciuto, fallito.
Adesso non siamo più dei falliti... Mai in tutta la vita avremmo potuto sperare
di fare così tanto per la tolleranza, per la giustizia, per la comprensione fra
gli uomini quanto facciamo adesso per caso”. Ma Woody Guthrie cantava anche: “La
moglie di Sacco aveva tre bambini, Sacco era un buon padre di famiglia;
Vanzetti era un sognatore, sempre con un libro in mano”, Vanzetti era
l'oratore, l'agitatore; ma anche Sacco aveva qualcosa da dire. Ed è giusto
allora che il disco si chiuda con le sue parole, musicate e cantate dall'allora
giovanissimo Pete Seeger. E' l'ultima lettera di Sacco a suo figlio, e non
parla subito di politica ma di vita, di affetti: “E quando vorrai distrarre tua
madre dalla pena che le stravolge l'anima, portala a camminare nel silenzio
della campagna, raccogliendo fiori e riposando all'ombra degli alberi, accanto
alla musica delle acque. La pace della natura le darà piacere, e lo darà anche
a te. Ma ricordati, figlio, non tenerlo tutto per te, ma chinati anche tu per
aiutare i deboli che ti sono vicini, i perseguitati, le vittime, i compagni che
lottano e a volte cadono come tuo padre e come Bartolo. Nella lotta per la vita
troverai più amore, e nella lotta anche tu sarai amato”.
Quasi quarant'anni dopo, uno dei nuovi
gruppi del folk revival americano, Magpie, reincise questa canzone. Pete Seeger
prese carta e penna, scrisse la musica e il testo, mise il disco in una busta,
e li mandò ai suoi amici italiani, affinché aiutasse anche noi a non
dimenticare. Prima e dopo di Woody Guthrie, questa è una storia che ha un
rapporto intenso con la musica - dalle Lacrime `e cundannate incise a Little Italy già negli anni `20 a Here's to You
Nicola and Bart, cantata da
Joan Baez nella colonna sonora del Sacco
e Vanzetti di Montaldo.
E' una storia che va e viene tra l'America e l'Italia, Pete Seeger spedisce in
Italia la sua canzone, e noi dei Dischi del Sole che facciamo un disco di
canzoni popolari italiane destinato all'America e lo apriamo con Giovanna
Daffini che canta la Sacco e
Vanzetti dei
cantastorie padani ... la stessa che, appresa dalla sua voce, cantano nel 2002
insieme in concerto e in disco Giovanna Marini e Francesco De Gregori. E' una
storia che sta bene con la musica perché smuove emozioni profonde - il senso di
giustizia, la rabbia contro il pregiudizio e la discriminazione, il rispetto
per due uomini dignitosi, l'amore per il mondo e per la vita che hanno
affermato fino alla fine, il senso di identità di chi, come Woody Guthrie,
sente di appartenere a quella storia e di volerla continuare - e perché queste
emozioni le traduce in parole elementari ed eloquentissime.
La più bella canzone su Sacco e Vanzetti
però non è di Woody Guthrie. L'ha scritta un dolcissimo barbuto folk singer del
New England, negli anni `80, Charlie King. Si chiama Two Good Hands: “chi ricorderà le mani bianche e fini che
toccavano le stoffe più fini, che versavano il vino migliore, che tirarono la
leva e cancellarono la vita di due brave persone per servire i ricchi?”. Alle
mani dei giudici, dei boia, dei cappellani, dei governatori, Charlie King
risponde, anche lui, con le parole di Bartolomeo Vanzetti: “Tutti quelli che
conoscono le mie mani sanno che non ho avuto bisogno di rubare e di uccidere.
Posso vivere con le mie mani, e vivere bene. E tutta la mia vita ho lottato per
liberare la terra da questi crimini”.
Woody Guthrie aveva ragione: la lotta di
Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco non è ancora finita, le loro parole hanno
ancora bisogno di essere cantate.
“Il manifesto” 22 agosto
2002