Jean Montalbano

la profezia dei Sex Pistols "verificata" dopo 25 anni

Adolescente, affascinato dai mods, Nik Cohn ne invidiava il potere di inventarsi: dov’egli viveva, a Derry, il disordine e l’inespresso non riuscivano a proporsi come stile, essendogli negato anche il minimo luccichio della brillantina di un Billy Fury qualsiasi. Nell’inaugurale A Wop Bop A Loo Bop avrebbe scandagliato con precoce acribia quel selvatico mondo diffuso di giovinastri in fuga dal dopoguerra di razionamenti e ristrettezze verso modelli d’oltre atlantico, una volta scopertisi periferici rispetto ai cugini delle ex-colonie. Allora cominciò forse ad osservare lo spettacolo dei guasti che adesso spingono anche i più recalcitranti a parlare dell’avvento di una repubblica inglese. Il tour dell’Inghilterra del 1996 ( Avventure nell’altra Inghilterra, Feltrinelli 2001) durato tre mesi, guidato da una Beatrice in Doc Martens, si è risolto nel rilievo impietoso-sprezzante, ma non del tutto sorprendente, di un paese che, perse le ragioni di un ordine plurisecolare, sempre più a fatica riesce a coltivare la propria insularità.

Espulso da Brigadoon, a Cohn non resta che scandagliare un paese-ex: dalla sosta a Bristol ("un paradiso per i perdigiorno") alla magnificenza mutilata di Liverpool si offre una repubblica dove sono "i ragazzi bianchi, più ancora dei neri e degli asiatici, ad essere i veri invisibili"; della grezza vita dei loro padri a loro è rimasto soltanto "tempo vuoto". Le miniere e le fabbriche abbandonate e timidamente riconvertite fanno balenare, intermittente, l’Inghilterra del futuro come una rete di parchi a tema con attrazioni che riciclano il passato all’infinito, fino a ridurre la vita, in ogni suo aspetto, a souvenir. Meglio allora la Newcastle anni 60, quando il giovane Nik nottambulo girava "cercando di unire i punti di luce –un pub di tifosi di calcio a Gateshead, un pub di pugili a Byker, un pub di puttane dietro Scotswood Road- in una coerente cosmologia". Ma non c’è nessuna nostalgia per visioni alla Ken Loach; franata la strada per Wigan Pier, fuori dagli effimeri assembramenti, spesso violenti, i momenti di solitudine sono uno stato di grazia: dalla personale cosmologia Cohn ha espulso la speranza palingenetica convinto che , anche agli inglesi, oggi si chieda solo un po’ di "devozione non più alla vecchia classe dirigente, ma a una meritocrazia autosantificatasi: rockstars, stilisti, sondaggisti, pierre, presentatori tv, opinionisti domenicali, calciatori, chefs". Parrebbe di sentire la voce allarmata di quell’arcivescovo che di recente vedeva la cristianità "sull’orlo della disfatta" e un Cristo "vinto dalla New Age, dal consumismo, dal libero mercato" con gli isolani alla spasmodica ricerca di alcol, droghe e pornografia: altro che Cool Britannia. In questa frenesia c’è spazio per cucirsi un neoculto su misura, sposandosi con Odino ma senza perdersi una puntata di X-Files, o per proclamarsi anticristo in lotta con la feccia dei degenerati (e come tale candidarsi alle elezioni) accontentandosi al presente dello speaker’s corner e, per sfuggire ai frequenti spernacchiamenti, rintanandosi in casa ad ascoltare i cd di Sinatra. Amaramente nota l’autore: "tradizionalmente l’anticristo ha sempre operato in incognito…(è) il Grande seduttore che inganna gli ignari simulando benevolenza" per gettare la maschera solo una volta stabilito il suo dominio. Ora, il nostro uomo pare un incrocio tra l’Uebermensch e l’orso Yoghi e, più che l’immagine del male, trasmette una triste sensazione di solitudine".

Ben altre furono le repubbliche sognate da quei "fanatici dell’apocalisse" che il padre di Nik, Norman, rievocò dottamente alcuni decenni orsono per un’Europa credutasi scristianizzata e di cui la carnevalesca ronda degli odierni marginalizzati ripropone sempre più estenuate e impotenti ripetizioni.

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