La Libreria Moderna di Galleria Mazzini a Genova fu, ai primi del Novecento, uno dei punti d'incontro della scapigliatura locale e luogo privilegiato di Ceccardo Roccatagliata Ceccardi. Essa fu parecchio attiva anche in veste di casa editrice e, attraverso il Lerda, al profilo più schiettamente letterario aggiunse quello socialista (tali, anzi, furono gli esordi) con pubblicazioni che spaziavano dal Vandervelde al Kautsy, dal Marx al Valera. Socialista fu anche il Salucci che alla Libreria Moderna consegnò svariati suoi testi, compreso quel Il crepuscolo del socialismo (1910) che rappresentò un caso assai particolare (dimenticato) nel contesto del "revisionismo" d'allora (previde, fra l'altro, l'atteggiamento che avrebbero tenuto i socialisti tedeschi nel caso di una deflagrazione europea). Al Salucci si dovette, nel 1913, una vasta inchiesta condotta presso uomini della cultura e della politica - sul modello di quella condotta vent'anni prima dal Macchi intorno al socialismo - imperniata sul nazionalismo: Il nazionalismo giudicato. Da codesto volume recuperiamo le risposte che facciamo seguire. Scontata, non meno di quella di Marinetti, quella "soreliana" di Pareto. Suggestiva la risposta di Alceste De Ambris, critica di un atteggiamento che da lì a poco avrebbe contagiato pure lui (ancorché potesse continuare drammaticamente a pensare in termini "internazionalisti"). Significativa la risposta di Maffeo Pantaleoni (che, al pari di De Ambris, fu anni dopo a Fiume con D'Annunzio) dove l'autore degli Erotemi di economia, eclettico professore liberale, non fa economia d'una parola erotica. E' doveroso segnalare a questo punto che per la pubblicazione di numerose crestomazie d'amore alla citata libreria genovese toccò una effimera fama europea.

De Ambris, Marinetti, Pantaleoni, Pareto

giudizi sul nazionalismo

LE DOMANDE DELL'INCHIESTA

1. - Siete favorevole, contrario o indifferente, di fronte al Nazionalismo italiano?

2. - Quale dovrebb'essere, a vostro giudizio, l'atteggiamento e la direttiva del Nazionalismo nella politica interna e nella politica estera? Democratico o conservatore -anticlericale, strettamente neutrale o "conciliatorista" - triplicista o antitriplicista?

3. - Ammesso il prevalere nella vita pubblica delle correnti nazionalistiche, credete che esse condurranno ad una Patria più forte, non solo militarmente, ma anche nel campo politico, economico, morale ed intellettuale?

ALCESTE DE AMBRIS

Nella guerra di Tripoli l'incredibile mendacio nazionalista si è dimostrato in tutta la sua estensione. La pacifica trionfale occupazione della "terra promessa", che avrebbe dovuto dare all'Italia con lieve sforzo un grande benefizio economico ed un maggiore prestigio, si risolve in una sanguinosa avventura nella quale abbiamo già speso migliaia di vite e centinaia di milioni per occupare poca terra e per attirarci 1' odio, il disprezzo e 1'irrisione di tutto il mondo civile.

Ed ora i sindacalisti tripolineggianti facciano il favore di dirci che cosa resta della base ipotetica data all'inizio della guerra alle loro fantasie belliche, imperialistiche e... rivoluzionarie. Mi sbaglierò; ma a me pare che nessuna delle conseguenze da essi iperbolicamente prevedute si sia verificata. Molto meno poi si è verificata la conseguenza rivoluzionaria. In verità, ognuno oggi può vedere che mai vi fu un momento in cui lo spirito rivoluzionario italiano sia stato così depresso ed assente come in quest'ora grigia di vile bestialità collettiva. La guerra ha stroncato, od almeno disorientato, anche quel po' di movimento sindacale non inficiato di corporativismo o di riformismo che cominciava a delinearsi in Italia. Se lo sciopero di Piombino ha potuto finire strangolato oscenamente dalla polizia senza una efficace reazione da parte del proletariato, lo si deve alla guerra. Se la magistratura dal 31 ottobre in poi è stata in grado di largire un secolo e mezzo di galera per reati sindacali e di pensiero, in mezzo all'indifferenza supina della massa, possiamo ringraziare la guerra. Se il maraviglioso slancio sindacalista si è arrestato, è merito della guerra.

Piccole cose, nevvero? Modesti episodii di cronaca, che possono turbare menomamente coloro i quali intendono di abbracciare la storia. Lo sappiamo bene. Per chi teorizza a tavolino, la linea dell' ipotesi non può essere spezzata certo da questi umili fatti. Bella cosa vivere nell'astrazione filosofica, lunge dalla realtà della vita, giudicando gli avvenimenti e profetando magari a sproposito il futuro con la serena indifferenza di chi assiste ad una partita a scacchi! Ma non pensano, cotesti filosofi, che i "pezzi" di questa partita sono uomini e che, come tali, potrebbero resistere alla mano che pretende di muoverli e mandare all'aria i più ben combinati calcoli?

Intanto noi constatiamo che finora nessuna delle previsioni fatte dai teorici si è avverata, perchè la storia che vogliono antivedere ha degli elementi umani oh' essi trascurano. Saranno più fortunati in futuro, nell'esercizio del loro mestiere di profeti? Vedremo; ma non credo. Il nazionalismo sindacalista, o sindacalismo nazionalista che chiamar si voglia, ha avuto il battesimo di tali e tante contraddizioni ed è stato fin dal primo suo vagito così violentemente strapazzato dagli avvenimenti, che non sembra destinato ad avere in sorte una vita robusta. Si tratta di un bastardello nato da uno amplesso clandestino e ripugnante fra una vecchia idea ritinta per simnlare la giovinezza ed un giovane fenomeno.

L'amplesso è stato consumato sui consunti triclinii della cultura classica, pronuba la filosofia energetica; ma il nato presenta tutti i caratteri dei parti mostruosi e non vitali.

Fra non molto lo vedremo esposto sotto spirito in qualche baraccone fra il vitello a due teste e la capra con un occhio solo.

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F.T. MARINETTI

Io sono fiturista, cioè ultra-nazionalista e prepararatore di una più grande Italia futura.

L'atteggiamento del nazionalismo nella politica interna e nella politica estera dovrebbe mantenersi assolutamente al disopra di tutti i partiti,. preoccupandosi di sviluppare la forza militare, industriale e commerciale della nazione. Queste tre forze non vanno mai disgiunte.

Bisogna che il nazionalismo faccia ingigantire 1'orgoglio d'essere italiano, combatta incessantemente tutte le forme di pacifismo e glorifichi, con noi futuristi, la guerra come sola igiene del mondo e sola morale educatrice

Bisogna che il nazionalismo consideri come italiano soltanto ciò che si fa oggi e si farà domani, il nostro presente e il nostro futuro. Bisogna dimenticare il nostro passato illustre, i nostri avi, risvegliare brutalmente le nostre città morte, distruggere la disonorante industria dei forestieri, combattere il culto dei vecchi ed appoggiare efficacemente tutti i giovani d'Italia, che soli possono accelerare il progresso della nazione.

Siano concesso all'individuo e al popolo tutte le libertà, tranne quella d'essere vigliacco.

Sia proclamato che la parola Italia deve dominare sulla parola Libertà.

Sia cancellato il fastidioso ricordo della grandezza romana, con una grandezza italiana cento volte maggiore.

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MAFFEO PANTALEONI

1.2.3. - Teste di cazzo!

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VILFREDO PARETO

I popoli hanno bisogno di ideale. Il nazionalismo provvede ora a soddisfare questo bisogno, che ha dimenticato il socialismo quando è diventato transformista e riformista; mentre poi le altre religioni si sono tutte infiacchite. Una viva ed operosa fede, qualunque sia entro certi limiti, contribuisce a fare forti e potenti i popoli.

 

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