Sovversivo socialista, emigrato in Svizzera, rientrato in Italia grazie a un’amnistia, Benito Mussolini soggiornò qualche tempo anche in Liguria. Nei suoi ricordi giovanili ebbe a scrivere: “A Oneglia mi ambientai facilmente. Il comune era amministrato da socialisti. Simpatica città dalla gente franca e ospitale!”. Pochi giorni dopo aver spedito la lettera che sotto pubblichiamo, Manlio Serrati scriveva di Mussolini al fratello Giacinto Menotti: “Fece a tutti ottima impressione, per cui entrò subito in confidenza con ognuno di noi … mi ha diggià promessa la sua assidua collaborazione all’anemica Lima, e dell’opera sua ne sentiamo più che mai il bisogno, per scuotere l’indolenza dei redattori tutti …”. Negli scritti autobiografici il Mussolini ricordava la circostanza che lo costrinse a lasciare la città ligure: “Il prefetto Rosevenda della vicinissima Porto Maurizio fece pressione sulla direzione del collegio onde ottenere il mio licenziamento, e, naturalmente, ci riuscì … Ai primi di luglio abbandonai, con grande rimpianto, Oneglia …”. Preleviamo la lettera a Serrati da: Mussolini, Corrispondenza inedita, a cura di Duilio Susmel, edizioni “Il Borghese”, Milano 1972. E’ qui il caso di ricordare che al “massimalista” onegliese Giacinto Menotti Serrati dedicò un ampio studio il dirigente comunista Alessandro Natta, lui stesso di Oneglia. Il Natta morì prima di vederlo pubblicato. Il lavoro ha visto finalmente la luce di recente grazie agli Editori Riuniti.
al giornalista Giacinto Menotti Serrati
3 marzo 1908
sono nel tuo paese d’origine, ad Oneglia, ed ecco come. Tu sai che qui c’è un collegio ed una scuola tecnica privata. Ho concorso e sono stato nominato professore di francese in queste scuole.
Giunto ieri sera, mi sono presentato al
collegio, perché, oltre all’insegnamento, devo o dovrei fare un po’ di
assistenza interna e dormire in camerata.
Fin qui nulla di straordinario. Però questo
collegio, che s’intitola pomposamente “civico”, è in realtà clericale. Sopra
ogni letto c’è una Madonna, e s’iniziano e si chiudono i pasti con il segno
della croce. Si dicono le orazioni mattina e sera, si va a messa ed altre
simili amenità.
Stupito, mi sono presentato stamani dal
censore e gli ho dichiarato che le mie convinzioni mi vietano non solo di
partecipare, ma semplicemente di assistere a pratiche religiose qualsiasi e di
essere pronto a rinunciare al posto piuttosto che scendere a prostituire le mie
idee. Ho domandato il vitto e l’alloggio in contanti.
Il censore ha detto che riferirà al direttore
e mi darà una risposta. Intanto mi sono presentato al c(compagno) Ennio
Gandolfo, sindaco, credendo che il comune avesse qualche ingerenza nella scuola
tecnica, ma Gandolfo mi ha assicurato che il comune non c’entra.
Se la direzione del collegio non mi
dispenserà dall’assistenza interna, rinuncio all’impiego, magari a costo di
lavorare nelle calate del porto di Genova. Ora che sono a Oneglia, avrei caro
di conoscere prima di tutto la tua famiglia e i co(magni) locali.
Fammi tu, che mi conosci, delle “credenziali”
e raccomandami. S’iniziano a giorni dei grandissimi lavori e potrei occuparmi
come assistente, marcatore o altro.
Spero tuttavia che la direzione accoglierà la
mia domanda in omaggio a quella libertà di coscienza che il censore ammette e
sostiene.
Se resterò ad Oneglia, tornerò a lavorare per
il P(artito).
Gandolfo mi ha detto che il bisogno non
manca. Vi potrei essere utile anche in una prossima, possibile candidatura
politica.
Scrivimi dunque sollecitamente collegio
civico Oneglia.
Nell’attesa ricordami agli amici.
Fraternamente tuo