Questa nota di Pier Carlo Masini - il noto storico dell'anarchismo (1923-1928) - faceva parte di una serie pubblicata dalla rivista genovese "Movimento operaio e socialista" come aggiunta "alle prime ricerche di Gianni Bosio" su "i canti della Prima Internazionale in Italia". Bosio, da tempo collaboratore della rivista, aveva pubblicato il suo contributo all'argomento sul primo numero del 1965 (anno XI) e Masini l'aveva chiosato già allora una prima volta. Sarebbe tornato a farlo sul n.3 del 1969, il fascicolo dal quale per l'appunto preleviamo questa nota. "Movimento operaio e socialista" era diretta da un franco studioso comunista, Gaetano Perillo, molto attento e disponibile nei confronti di tutto ciò che il suo partito bollava di "eresia". Costituiva l'organo del Centro Ligure di Studi Sociali, fondato nel 1955. Alla morte di Perillo, l'iniziativa fu rilevata dall'Istituto Gramsci genovese per riprendere più tardi la sua autonomia. L'attuale organo del Centro è "Ventesimo Secolo". Il suo attuale direttore scientifico è Antonio Gibelli.
Pier Carlo Masini
il
coro dei nihilistiCon questo titolo, il 4 aprile 1881, il giornale internazionalista "Il Grido del Popolo" di Napoli pubblicava una significativa canzone tratta, come indicato in calce, dal quotidiano napoletano "Corriere del Mattino". L'amico Alfonso Scirocco, che ha cortesemente consultato la collezione di questo giornale, mi riferisce che la canzone apparve sul numero del 16 marzo 1881, nella parte letteraria, con questa sola indicazione: versione dal russo di D. Ciàmpoli e W.E. Foulques
Domenico Ciàmpoli fu, com'è noto, uno dei maggiori slavisti italiani dell'Ottocento, e W.E. Foulques (che era nato in Russia) fu un suo collaboratore. Ora proprio il Ciàmpoli svelerà, l'anno successivo alla pubblicazione dell'inno, sul "Fanfulla della Domenica" (28 maggio 1882, Scrittori Russi) il nome dell'autore: il poeta ucraino Giorgio Dolstoiewski. "Dobbiamo - scrive il Ciàmpoli - ad una gentile nostra amica russa un inno socialista, o meglio nihilista, che dicesi attribuito a lui, naturalmente per ragioni di stile, che differisce molto da quello del Nekrasof, il quale ha le stesse tendenze". E, di seguito, pubblica la traduzione, quasi letterale, in prosa, della canzone. Ma è preferibile sentirla in versi:
Noi siam come l'aria che tutto circonda
Noi siam come il sole che penetra e inonda
Non visti qual Dio, potenti qual re.
Ci è culla, ci è patria, ci è tomba la terra,
Viviam per la lotta, viviam per la guerra,
Abbiamo nel nulla riposta ogni fè.
Strisciam come serpi, quai falchi voliamo
Or siam de' pigmei, giganti or siamo,
Abbiam mille braccia legati a un voler.
A cento si cade, si sorge a milioni;
Per noi non son ceppi, non sono prigioni;
Muor l'uom nella pugna, ne resta il pensier.
Dal Caucaso a Tobolsk, da Kiew all'Onega,
V'è un popolo che piange, che impreca, che prega,
Che vuoI la sua patria, che vuol libertà
Sia morte allo Zarre che il popolo opprime,
All'uomo sia gloria che il popol redime;
Giuriamo vendetta... vendetta sarà.
Per l'aule regali, di mezzo agli armati,
Nel grembo alla madre, ne' templi sacrati,
Tra feste e splendori, per terra e per mar.
Sapremo seguirlo, sgozzarlo sapremo;
Il dritto ne guida corriam... Vinceremo!
E' dolce, morendo, la Russia salvar!
Noi siam come l'aria che tutto circonda
Noi siam come il sole che penetra e inonda
Non visti qual Dio, potenti qual re.
Ci è culla, ci è patria, ci è tomba la terra,
Viviam per la lotta, viviam per la guerra,
Abbiamo nel nulla riposta ogni fè.
Chi fu questo Giorgio Dolstoievski? Chi la "gentile amica russa" che passò il manoscritto o lo stampato al Ciàmpoli? La datazione della canzone è precedente o successiva all'attentato del 10 marzo 1881 che abbattè Alessandro II?
Sono tutte domande che devo lasciare senza risposta. Ad eccezione di alcune vaghe notizie, che Bruce Renton nel suo lavoro su La letteratura russa in Italia (in "Rassegna Sovietica" del luglio-agosto 1961) riporta dal citato articolo del Ciàmpoli. nessun ragguaglio biografico o bibliografico ho trovato in enciclopedie, cataloghi, storie letterarie pazientemente consultate. Posso solo aggiungere che l'Inno dei nihilisti entrò nei vari canzonieri sociali e lo ritrovo, ad esempio, nel Nuovo canzoniere dei ribelli, edito dal Club libertario a Paterson N.Y., in data non precisata.