Carlo Luigi
Lagomarsino
liberalismo unitario
Livio Ghersi: LIBERALISMO
UNITARIO. Bibliosofica, 2011 | "LIBRO
APERTO" n. 65. Fondazione Libro Aperto, 2011
"Libro
Aperto", la rivista fondata da Giovanni
Malagodi, ha pubblicato sul secondo fascicolo del 2011 (aprile-giugno) uno
"speciale" per il cinquantesimo anniversario della scomparsa di Luigi
Einaudi coi contributi di Piero Ostellino, Salvatore Carrubba, Pier Franco
Quaglieni, Luigi Compagna, Enrico Vizzardelli e altri. In saggi perlopiù veloci
sono affrontati diversi temi, da quelli più esplicitamente commemorativi
(l'eredità di Einaudi, la libertà di Einaudi) a quelli comparativi (Einaudi e
Cavour, Einaudi e Gobetti, Einaudi e Röpke) fino ai classici delle sue
polemiche (per l'abolizione del valore legale dei titoli di studio. ad esempio)
nelle "prediche inutili" uscite fra il 1955 e il 1959. Non manca un
invito alla riflessione su Croce e Einaudi, un'amicizia a prova della polemica
sul "liberismo".
Nelle pagine non monografiche della rivista spicca
poi, proprio su Croce, un saggio di Livio Ghersi, il quale contemporaneamente
ha fatto uscire un volume, Liberalismo
unitrario, che raccoglie gli scritti pubblicati in varie sedi negli ultimi
anni. Di Benedetto Croce Ghersi si è occupato in varie occasioni e anche in due
libri: Croce e Salvemini
(Bibliosofica, 2007) e Benedetto Croce e
l'Unione democratica nazionale (Bibliosofica, 2008).
I saggi del nuovo volume sventagliano argomenti
diseguali (da Ipazia a Omodeo) ma Croce non è trascurato. Ghersi polemizza con
Piero Ostellino - che oltre al giornalista ampiamente conosciuto è presidente della Federazione dei Liberali -
il quale non amando Croce ne contesta l'idea della libertà come "categoria
dello spirito" e si rifà, come sembra essere appropriato a un liberale,
all'empirismo di quella tradizione britannica sulla quale l'hegelismo ha avuto
scarsa presa fino, in certi casi, a esser ritenuto incompatibile col
liberalismo.
Ghersi ricorda che alle "forme ideali" della
verità, della bellezza e della bontà, Croce intese aggiungere quella
dell'utiile, da lui espresso in certe occasioni come "l'economico" o "il
vitale". Inoltre, con le parole dello stesso Croce, "Le forme dello
spirito, essendo tutte necessarie, sono tutte necessariamente di pari
dignità". La libertà dunque, osserva Ghersi, non è una "categoria
dello spirito" come azzarda Ostellino, ma precede qualsiasi categoria
poiché attraverso essa lo spirito, nel senso umano, si sviluppa.
Proprio eludendo questi principi astratti gli
"empiristi" come Ostellino si negherebbero alla varietà dei rapporti
fra gli uomini riducendone le dinamiche alle sole politiche economiche. Ciò che
veramente serve, dice Ghersi rifacendosi a Croce, è l'animo, "cioè la volontà
di misurarsi con le difficoltà e di superarle", ricercando di volta in
volta soluzioni rispettose della libertà propria e di tutti. Mancando di senso
della storia, gli "empiristi" perderebbero dunque lo stesso senso
delle contingenze empiriche sulle quali pretendono di fondare il loro esame di
una realtà che per acchiapparla come si manifesta se la fanno sfuggire. “Fogli di Via”,
Marzo 2012