le voci che corrono
> J.
Lethem , Testadipazzo, Tropea, 2001
> J.
Lethem, L'inferno comincia nel giardino, Minimum Fax, 2001
…
… i suoi romanzi rispettano
una griglia tradizionale, in questo caso quella del giallo, distorta e
deformata da un elemento disturbante che vi si sovrappone e la rende dunque più
appetitosa a onnivori palati letterari. In Testadipazzo è il
tourettismo a rendere inedita la storia dall'impianto rigoroso: il buon Lionel,
nato e vissuto in un orfanotrofio, viene arruolato da un piccolo boss di
Brooklyn, Frank Minna, per lavoretti di media entità.
Un giorno Minna viene trovato accoltellato in un
cassonetto e i suoi uomini, i ragazzini ormai diventati adulti, dovranno
scoprire chi è l'assassino del loro amatissimo capo. Lionel vestirà i panni di
un improbabile investigatore, fino al sorprendente finale, attraverso peripezie
che vedono, tra l'altro, amori impossibili e amplessi comici e una stangata
niente male alla cultura new age. Tutto è raccontato in prima persona, e dunque
sobbalzi, tic, convulsioni verbali, accelerazioni e rallentamenti semantici.
Onore e gloria a Laura Grimaldi, che ha saputo perfettamente rendere in
italiano lo stile convulso scelto da Lethem, che negozia una nuova forma di
comunicazione tra letteratura e malattia …
…
Così Lethem scrive di
scrittura, analizza l'analisi, descrive le descrizioni, racconta i racconti.
…
Tutto nasce dal contatto di
ambiti differenti di cui Lethem registra reazioni chimico-verbali con
partecipazione quasi accorata. Decostruzione e demistificazione sono anche la
chiave interpretativa della raccolta delle sette short novels di L'inferno
comincia nel giardino.
…
Più allucinati di Testadipazzo,
i racconti privilegiano quel surrealismo divulgativo di cui si è parlato a
proposito di Federico Fellini. E l'indulgenza a lasciar andare l'immaginazione
nelle più sconfinate praterie dell'assurdo, talvolta, per paradosso, scopre un
po' troppo il gioco che vi si nasconde dietro: quello di un
romanzier-prestigiatore che ama talmente le parole da usarle premendo il
pulsante random del suo computer cerebrale per scuotere, commuovere,
disturbare, colpire. Anche se nel racconto Cinque scopate c'è uno
scambio di frasi che candideremmo a migliore battuta dell'anno. "Sai qual
è la fregatura maggiore dell'essere atei?". "Mi arrendo".
"Non hai nessuno a cui parlare mentre vieni".
* Figlio di un pittore e di una militante della sinistra
radicale, Jonathan Lethem è nato a New York nel febbraio 1964. È cresciuto
leggendo Calvino e la Highsmith, Dostoevskij e Ray Bradbury. A vent’anni si è
ritrovato sulla West Coast a lavorare fra gli scaffali di una libreria. In
California scrive i suoi primi romanzi e fa l’esperienza di un breve matrimonio
con una scrittrice. Con il romanzo Motherless Brooklyn (Testadipazzo),
un omaggio commosso alla sua Brooklyn (riscoperta nel 1996, quando è tornato a
viverci) travestito da detective story, Lethem è arrivato al successo. Nel
corso della sua carriera è stato autore di decine di racconti e articoli
apparsi su quotidiani e riviste (“Isaac Asimov Science Fiction Magazine”,
“McSweeney’s”, il “New York Times”, fra gli altri). E’ fiction
editor, insieme a Rick Moody, della rivista letteraria “Tin House”. Ha
curato un curioso Vintage Book of Amnesia in cui ha raccolto il meglio
della letteratura contemporanea sul tema dell’amnesia. Attualmente vive fra
Brooklyn e Toronto (ha sposato una giovane produttrice cinematografica canadese.