L’introduzione a pieno titolo nella panoplia
delle avanguardie è, per il Lettrismo, un avvenimento assai recente, al quale
due eventi italiani come Sentieri interrotti, nel 2000 e Le
tribù dell’arte, nel 2001, conferiscono un apporto notevole favorendo
nuovi approfondimenti, di cui la attuale personale di Maurice Lemaître alla
Galleria Peccolo di Livorno sembra costituire un momento significativo. Attuata
grazie alla collaborazione con la Fondazione Bismuth-Lemaître di Parigi la
mostra, intitolata “Peintures lettristes”, raccoglie, partendo dagli anni
sessanta fino al 2001, una rosa di dipinti dell’artista affiancati da materiale
audiovisivo. Nato nel 1926 a Parigi, dove tutt’ora risiede, Maurice Lemaître, con
la sua vasta produzione, che va dal romanzo ipergrafico alla fotografia
infinitesimale, al teatro e al cinema, rappresenta uno dei più autorevoli
esponenti del Lettrismo. Nel 1951, dopo essere stato aiuto regista di Isidore
Isou per il film Traité de bave et d’éternité, realizza un’opera
cinematografica, che deborda in una sorta di happening ante litteram,
denominato séance de cinéma. Si tratta del capolavoro Le film est
dejà commencé?, in cui le tecniche innovative sperimentate da Isou si
accompagnano ad una ambientazione provocatoria coinvolgendo il pubblico. Oggi,
nei locali della Galleria Peccolo il film è riproposto su un video collocato
proprio laddove sembra poter gettare uno sguardo sulla molteplicità dei
registri narrativi nonché visuali di una felice libertà espressiva,
riscontrabile da subito nel nucleo della mostra, costituito da dodici delle
venti tele originarie create da Lemaître nel 1987 ed esposte nello stesso anno
alla Galerie Jacques De Vos di Parigi. Qui l’artista propone una originale
forma di pamphlet “contro il liberalismo banale e retrogrado, per il
liberalismo dei creatori”. Un tourbillon di citazioni, definizioni, schemi,
riflessioni, nel quale si accostano “andamenti sinuosi a ballons fumettistici,
sovrapposizioni di calligrafie corsive a sfondi in caratteri capitali, spazi
interattivi, nei quali il pubblico è chiamato a registrare le proprie opinioni
ad elementi oggettuali”. Infine il percorso dell’esposizione, marcata
dall’intenzione di evidenziare una comunicazione di ampio respiro sotto
un’apparente ingenuità, si amplia includendo anche le lettere deliranti inviate
ad una persona amata o, per rimprovero, ad un critico cretino e le
pittosculture, che assemblano giganteschi caratteri tipografici in legno un
tempo utilizzati per la stampa dei manifesti. Accensioni cromatiche e vivacità
non mancano, quindi, di illuminare questa interessante rassegna integrante
consentendo a Lemaître di porre un altro importante tassello nel riconoscimento
del Lettrisme nella Storia Contemporanea dell’Arte.