Silvia Fierabracci

Maurice Lemaitre - peintures lettristes

Galleria Peccolo, Livorno, fino al 18 maggio

L’introduzione a pieno titolo nella panoplia delle avanguardie è, per il Lettrismo, un avvenimento assai recente, al quale due eventi italiani come Sentieri interrotti, nel 2000 e Le tribù dell’arte, nel 2001, conferiscono un apporto notevole favorendo nuovi approfondimenti, di cui la attuale personale di Maurice Lemaître alla Galleria Peccolo di Livorno sembra costituire un momento significativo. Attuata grazie alla collaborazione con la Fondazione Bismuth-Lemaître di Parigi la mostra, intitolata “Peintures lettristes”, raccoglie, partendo dagli anni sessanta fino al 2001, una rosa di dipinti dell’artista affiancati da materiale audiovisivo. Nato nel 1926 a Parigi, dove tutt’ora risiede, Maurice Lemaître, con la sua vasta produzione, che va dal romanzo ipergrafico alla fotografia infinitesimale, al teatro e al cinema, rappresenta uno dei più autorevoli esponenti del Lettrismo. Nel 1951, dopo essere stato aiuto regista di Isidore Isou per il film Traité de bave et d’éternité, realizza un’opera cinematografica, che deborda in una sorta di happening ante litteram, denominato séance de cinéma. Si tratta del capolavoro Le film est dejà commencé?, in cui le tecniche innovative sperimentate da Isou si accompagnano ad una ambientazione provocatoria coinvolgendo il pubblico. Oggi, nei locali della Galleria Peccolo il film è riproposto su un video collocato proprio laddove sembra poter gettare uno sguardo sulla molteplicità dei registri narrativi nonché visuali di una felice libertà espressiva, riscontrabile da subito nel nucleo della mostra, costituito da dodici delle venti tele originarie create da Lemaître nel 1987 ed esposte nello stesso anno alla Galerie Jacques De Vos di Parigi. Qui l’artista propone una originale forma di pamphlet “contro il liberalismo banale e retrogrado, per il liberalismo dei creatori”. Un tourbillon di citazioni, definizioni, schemi, riflessioni, nel quale si accostano “andamenti sinuosi a ballons fumettistici, sovrapposizioni di calligrafie corsive a sfondi in caratteri capitali, spazi interattivi, nei quali il pubblico è chiamato a registrare le proprie opinioni ad elementi oggettuali”. Infine il percorso dell’esposizione, marcata dall’intenzione di evidenziare una comunicazione di ampio respiro sotto un’apparente ingenuità, si amplia includendo anche le lettere deliranti inviate ad una persona amata o, per rimprovero, ad un critico cretino e le pittosculture, che assemblano giganteschi caratteri tipografici in legno un tempo utilizzati per la stampa dei manifesti. Accensioni cromatiche e vivacità non mancano, quindi, di illuminare questa interessante rassegna integrante consentendo a Lemaître di porre un altro importante tassello nel riconoscimento del Lettrisme nella Storia Contemporanea dell’Arte.

Exibart”, 21 aprile 2002

 

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