Due cadaveri! Sono morti quest'anno - uno d'inverno e l'altro d'estate - i fratelli Balthus e Pierre Klossowski, vetusti e celebri. Pubblichiamo per l'occasione un testo di Wolf Bruno apparso in origine sul n.3, dedicato alla pornografia, della rivista genovese "Passaggi" (primo semestre 1998).

Wolf Bruno

Klossowski, recroqueviller

Quando uno tira fuori l'uccello per pisciare, vuol dire che ha lo stimolo e si libera. Ci sono naturalmente anche altri modi di tirarlo fuori. Modi che certuni distinguono in pornografici e in erotici. Se anche l'etimologia delle due parole, erotismo e pornografia. una legata al dio dell'amore e l'altra alle prostitute greche, potrebbe giustificare un loro uso differenziato, nei fatti esso non si giustifica. Lo giustificano soltanto coloro i quali ritenendo la pornografia la parte degenerata dell'erotismo - o l'erotismo la parte nobile della pornografia - collocano nell'immondizia - cui di buon grado per altro accetta di finire - tutta una sequenza di fotografie, scritti, film, disegni il cui ripetersi ha il ritmo stesso delle cose umane, mentre, allo stesso tempo, innalzano fra i grandi eventi della mente le estenuanti letterature di letterati estenuati. Uno scrittore altrimenti insulso come Pierre Klossowski assurge in questo modo al rango di "maestro". Certo se uno scrittore è tenuto a battesimo da Bataille, si cresima con Breton e fra gli invitati della Prima Comunione riunisce tutto il giro che conta nell'ambiente erotico e surrealizzante, ha di che bearsi già in vita (una vita straordinariamente lunga) di quegli scampoli di vita eterna costituiti dalla fama - e Klossowski, per giunta. alla vita eterna ci crede proprio. Uno che da ragazzo abbia avuto Rilke per casa difficilmente penserà alle scansioni del proprio esistere come ad un insolito destino. Se la mamma di Klossowski anziché costituire ulteriore argomento d'afflizione per il poeta praghese, aggiungendo amore infelice ad infelici amori, in casa si fosse portata - buttiamola lì - un D'Annunzio, forse il pargoletto avrebbe in ogni modo riempito la casa di genuflessori ma non avrebbe contemporaneamente preso troppo sul serio i propri studi di teologia, con buona pace soprattutto del Marchese De Sade, sulla cui memoria Klossowski è viceversa riuscito ad allungare l'inquietante ombra della Chiesa cattolica. Ma non è tutto. In fondo, i primi approcci sadiani risalgono, per Klossowski, agli anni trenta e la logica delle date consente di metterlo fra i pionieri. Certo il magistero piagnone di Rilke aveva già avuto corso, tuttavia l'essere allora sottoposto a quello di Jean Wahl è da considerarsi, in fin dei conti, un progresso. Poi vengono Breton e Bataille e anche, pioniere dei pionieri sadiani, Maurice Heine. Klossowski è pronto per "Acéphale", ma siamo ancora in tempo di pace, la guerra è più prudente trascorrerla presso i Domenicani (il Marchese de Sade, a suo tempo, aveva trovato ospizio presso una casa dei Carmelitani: ce l'aveva rinchiuso Robespierre!). Dal convento, tuttavia, Klossowski non esce prete ma prega - fra un Sade stravolto e un Nietzsche non si sa cosa - per diventare romanziere. Sono gli strani effetti della teologia. I Domenicani, del resto, hanno curato l'Indice, oltre ad aver praticato l'inquisizione: adesso hanno anche il romanziere erotico! Grande, dicono alcuni, ma probabilmente non l'hanno letto. Si sono limitati a sfogliarne i libri. Qualcuno l'ha forse anche letto. Per prudenza avrebbe dovuto tenersi vicino la bottiglia vinosa dell'oblio. Dissennato, ha invece riempito il bicchiere col cervello e, cola cola cola, se lo è bevuto tutto. Che ci sia anche uno soltanto, fra i lettori dei romanzi di Klossowski, che vi abbia trovato materiale per una sega è fortemente dubbio. Che maestro sia dell'erotismo è dunque un mistero. Come scrittore però non ci sono dubbi. è puro tedio. Non riesce nemmeno ad essere odioso. Odioso, tra i francesi, è invece Aragon, scrittore sul cui carattere pornografico in tanti giurerebbero tranquilli. Naturalmente Le con d'Irene escluso, quello è "erotismo". Pornografia sarebbe Les communistes e forse lo era già Les cloche de Bale. Così va il mondo delle lettere, ma non è per queste ragioni che Klossowski l'ha parzialmente abbandonato. No. Intorno ai cinquanta si scopre pittore. In famiglia ce n'è già uno, il fratello Balthus. C'e chi dice che sia fra i più grandi del secolo. Anche lui civetta col surrealismo, ma non più di tanto. Se Pierre Klossowski è uno scrittore insulso, Balthus è un pittore scipito. Non sarebbe mai stato de Chirico, anche se avesse fatto in tempo ad esserlo, e non ha mai avuto un briciolo della pazzia di Dalì. Tuttavia piace. Di gente al mondo che ha voglia di farsi prendere per il culo ce n'è sempre tanta e, finché c'è complicità, gradisce. Quando la complicità viene a mancare subentra la provocazione la quale, se autentica, è intollerabile per chi ha voglia di farsi prendere per il culo. Come tutte le manifestazioni dell'intelligenza crea uno stato di rigetto in chi pensa di esserne privo. Per questo Balthus piace e Klossowski pure, ma è meglio Clovis Trouille di tutti e due messi assieme.

Di Klossowski da solo non val la pena nemmeno di parlare. Quanto a erotismo, ce n'è di più nelle bottiglie di Morandi e nello scolabottiglie di Duchamp. La grandezza di Klossowski come pittore non è tuttavia così sicura come quella del Klossowski scrittore. Benché lui e Alain Jouffroy le abbiano attribuito grande importanza, la sua attività figurativa continua ad essere recepita come sussidiaria. In fondo è un peccato. Tra il Klossowski scrittore e il Klossowski pittore non ci sono grandi differenze, a parte i mezzi. La vacuità è la stessa. La pretesa raffinatezza anche. Da Rilke, che era figlio di un impiegatuccio delle ferrovie ma aveva la mania della nobiltà, il nostro scrittore erotico deve aver ereditato la convinzione che sono i modi raffinati a fare il signore. Chi non capisce che il signore è tale perché può permettersi di far lo zotico è il vero zotico, Di ciò non è responsabile il solo Klossowski. Parecchie responsabilità l'hanno i suoi estimatori. Solo con dolore si può ricordare che fra essi c'è Bataille, con un po' meno che ci sono anche Blanchot e Foucault, ma questi sono i fatti. Di fatti si può anche piangere, di Klossowski proprio no! Nemmeno ridere, se è per questo. Klossowski è da deridere, piuttosto, dal momento che la celebrità impedisce che lo si ignori. In un'epoca nella quale il romanzo e stato anti-romanzo, l'eroe anti-eroe, il prete melenso e la guerra mondiale, Klossowski si è sentito a posto. Oggi avrà gli acciacchi dell'età. Roberta, stasera.

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