le voci che corrono

Horst Fantazzini, 1939-2001

 

 

ricordando...

Si é svolto sabato 29 dicembre il funerale in forma a-religiosa. Presso il cimitero della Certosa di Bologna si sono riunite oltre 200 persone, in massima parte compagne e compagni anarchici. Nella sala del Pantheon si é svolta la cerimonia di commiato dove hanno preso la parola Patrizia, Chiara, Giorgio, Sabatino, Salvatore, Laura e Walter, ognuna ed ognuno con un ricordo di Horst. Si é poi formato un piccolo corteo che ha accompagnato per un breve tratto il carro funebre, con le note di "Addio Lugano bella" prodotte dalla fisarmonica di Gloria e dalla tromba di Giorgio e lo striscione "Liberi tutti" che apriva il corteo. C'era anche lo striscione dei compagni del Movimento Anarchico Fiorentino "né stati, né religioni, né servi, né padroni". C'erano tante bandiere ed ovviamente anche quella della Federazione Anarchica Bolognese che suo padre, Alfonso "Libero", aveva lasciato ai compagni.

Giovane operaio alla fine degli anni sessanta mise in pratica le considerazioni di Bertold Brecht "é più criminale fondare una banca che svaligiarla". Ma, contrariamente alle cronache rosa-nere che lo hanno reso famoso non fu mai un uomo della "mala". Agiva sempre da solo o con pochi amici. Rispondeva sempre in prima persona del suo operato, non incitava altri ad emularne le gesta, non usava armi da fuoco e prendeva ciò che riteneva "strettamente necessario".

La sua lunga detenzione é iniziata nel 1973 dopo il suo tentativo di evasione dal carcere di Fossano culminato con il suo linciaggio da parte dei carabinieri del generale Dalla Chiesa. Questo fatto era stato da lui raccontato nel libro "Ormai é fatta" dal quale é stato tratto l'omonimo film proiettato in pochissime sale cinematografiche nell'estate del 1999. Aveva conosciuto le galere europee già diverse volte negli anni precedenti. Ma ha fatto 16 anni di carcere continuativo e senza permessi, fatto talmente raro da averne fatto un caso giudiziario. Aveva infatti ottenuto un permesso nell'inverno del 1989 e ne aveva approfittato per riprendersi un po' della sua vita. Era stato nuovamente arrestato nell'estate del 1991 in un'operazione che aveva dato il via alle montature antianarchiche degli anni '90. Da questo episodio la sua nomea di "terrorista" che ha portato molti giornali ad accomunarlo o addirittura ad affiliarlo alle Brigate Rosse. Proprio lui che, attivo partecipe di tutte le rivolte carcerarie, aveva combattuto non solo il potere dei secondini "di stato" ma anche quello dei secondini del "potere rosso" e, per questo, era stato oggetto di percosse da parte di detenuti istigati dal "fronte delle carceri".

"Umanità Nova" n. 1, 13 gennaio 2002

 

frontespizio del libro autobiografico di Fantazzini, Bertani, Verona 1976

 

da La stampa”

Mercoledì della scorsa settimana era stato preso mentre fuggiva in bicicletta dalla banca che aveva cercato di rapinare alla periferia di Bologna. Era finito in carcere. E lì, il pomeriggio di Natale, è morto, l'infarto ha messo fine alla vita di Horst Fantazzini.

   Figlio di un anarchico eroe della Resistenza bolognese, anarchico egli stesso, 62 anni, 34 anni dietro le sbarre: rapine su rapine, rivolte, evasioni, due riuscite e una annegata nel sangue suo e di due guardie, un film ispirato a quelle ore drammatiche "Ormai è fatta": tutto ciò è stato Fantazzini, uno dei detenuti italiani di più lunga "casanza" (permanenza in prigione). 

"Sono nato per la galera", ironizzava quest'uomo minuto che dopo aver bruciato più della metà dell'esistenza in cella appena ha usufruito della semilibertà è tornato all'antico lavoro che nella notte dei tempi gli aveva procurato fama di "bandito solitario", "rapinatore gentile".

Allora Horst, poco più che ventenne, sposato e padre di un bimbo, campava di assalti a uffici postali e negozi, agiva da solo, pregava gli impiegati e i commercianti che teneva sotto la mira della pistola: "Fate i bravi, odio la violenza". A una commessa che s'era sentita male spedì un mazzo di rose. Arrestato, venne condannato a 22 anni. 
    Era la fine dei Sessanta. Fantazzini evase: altre rapine, lo catturarono di nuovo. A Fossano, nel luglio '73, impugnando una rivoltella che era riuscito a far entrare nascosta in una torta, sequestrò due agenti, chiese un'auto e cento milioni: "Se mi inseguite ucciderò i secondini". La polizia finse di cedere.     Appena Horst, facendosi scudo delle guardie, comparve sul portone del carcere, un cane lupo gli si lanciò addosso. Il "rapinatore gentile" si distrasse, dai tetti i tiratori scelti fece fuoco. Ferito al braccio e al petto, Fantazzini s'accasciò, riuscendo a premere il grilletto e ferendo gli agenti. A terra, fu crivellato da una raffica di mitra esplosa da un poliziotto. Miracolosamente sopravvisse. La fallita evasione gli costò una condanna ad altri 22 anni.

Quest'anno, la semilibertà: fuori di giorno, di notte in cella. E' tornato alla rapina: bandito anacronistico, fuggiva in bici, la polizia non ha faticato a prenderlo. Lo choc della libertà perduta ha aggredito il cuore, il cuore ha tradito Fantazzini evitandogli di invecchiare in carcere, di diventare "quello con la più lunga casanza d'Italia".

Claudio Giacchino

La stampa”, 27 dicembre 2001

§

a colloquio con Horst Fantazzini, una vita in carcere: fine pena 2022

D. Molte compagne e compagni ci hanno chiesto se ti consideravi anarchico anche prima di venire arrestato.

R. Questa é una bella domanda. Tu eri amica di Libero, mio padre, e mi hai incontrato fisicamente circa undici anni fa. È indubbio che io mi sia sempre definito anarchico e come tale mi sono rivendicato e mi rivendico processualmente. Ma questo non basta. L'essere anarchico comporta la capacità di conciliare il proprio ideale con la propria vita e questo non e stato sempre il mio caso, specialmente quand'ero molto giovane. Mi definisco un anarchico individualista, un ribelle cosciente che spesso ha agito incoscientemente. All'età di quattordici anni ero già iscritto all'USI, che non so se ancora esiste. Nel 1965 ero presente al convegno preparatorio del congresso che si svolse a Bologna e tra i partecipanti c'era Armando Borghi, che tra penose polemiche fu estromesso dalla direzione d'Umanità Nova. In quel periodo, con altri giovani, stavo per dare vita ad una Federazione Anarchica Giovanile, ma poi la mia vita si è quasi interamente annodata in carcere. …

Tiziana

Umanità nova”, n.3, 30 gennaio 2000

 

Comitato per la liberazione di Horst Fantazzini, disegno di Pablo Echaurren

“era quasi fatta!”

Il caso di Horst Fantazzini è talmente assurdo da risultare pressoché unico: è in carcere dal 1968, trentun anni scontati (a parte qualche brevissimo periodo di "fuga") senza aver mai ucciso nessuno, preda di una magistratura vendicativa e cieca che non ha mai voluto riconoscere la cosiddetta "continuità del reato"; in pratica, a ogni tentativo di evasione o per qualsiasi protesta carceraria gli hanno inflitto decine di anni per volta, e la sua fine pena è prevista per il 2016 (per giunta deve ancora affrontare un processo per "banda armata": come potesse essere "armata", la sua inesistente banda, non si sa, visto che è da sempre in galera). 2016: considerando che ha appena compiuto sessant’anni.

Horst era diventato famoso come "il rapinatore gentile": usava pistole giocattolo, chiedeva scusa agli impiegati, mandava mazzi di fiori alle cassiere più emotive, desisteva se trovava qualcuno disposto a rischiare la pelle per i soldi di un banchiere, si allontanava più spesso in autobus che in macchina. Suo padre era Libero Fantazzini, figura leggendaria dell’anarchismo bolognese. Conservo un ricordo indelebile di Libero e della sua compagna Maria: negli anni settanta, partecipavano alle infuocate assemblee al Cassero di Porta Santo Stefano, ripartendosene sulla celebre Simca Mille, dopo aver dato l’ennesimo insegnamento di vita ai giovincelli come noi, con interventi decisi, appassionati, frutto di una lunga esistenza dedicata totalmente all’ideale. A mezza voce, mi narravano delle sue imprese nella resistenza, quando era il terrore dei fascisti nel quartiere della Bolognina, senza aver aspettato la guerra e gli ordini alleati, ma cominciando a combattere fin dal 1921. Poi l’esilio clandestino in Germania, l’avvento del nazismo e tutto che ricominciò da capo: lo scontro a fuoco con una squadra della Gestapo, l’ennesima fuga, con Horst bambino e l’Europa devastata. Quindi, il dopoguerra: ma un torturatore non può pretendere di farla franca perché dieci minuti prima qualcuno ha firmato un pezzo di carta pacificatore. Non per Libero Fantazzini. Che ricominciò a stanare assassini camuffati da onesti commercianti. Gettata la camicia nera per il doppiopetto, non riuscivano a ingannare la memoria di Libero. E chissà chi fu, quel fantomatico "uomo dal mantello nero" che alla Bolognina arrivava in bicicletta, estraeva il mitra, sparava e ripartiva pedalando. Poco importa, stabilirne l’identità. Gli uomini liberi non si vantano di esserlo. Comunque, Libero venne arrestato nel ’48 e si fece un anno di galera. Non avrebbe mai conosciuto un solo giorno di vita che non fosse da militante anarchico, fino al 1985, quando ci ha lasciati tutti un po’ più tristi, e ancora oggi, passando davanti al Cassero di Porta Santo Stefano, mi sembra di sentirlo sempre, quel suo vocione basso e dal tono indignato, ma capace pure di un’infinita gentilezza. Maria lo ha seguito l’anno dopo.

Pino Cacucci

A rivista anarchica” n.256, estate 1999