Carlo Luigi Lagomarsino

estreme emulazioni

Luca Mastrantonio: EMULAZIONI PERICOLOSE. L’influenza della finzione sulla vita reale. Einaudi, 2018

Quando eravamo bambini c'era sempre un attempato moralista che intendeva metterci in guardia dalla rovinosa influenza che su di noi avrebbero esercitato "i giornalini" (così chiamavamo i fumetti) e tutto ciò che attraeva le nostre povere menti indifese. Che perfino sotto la sigla della Gioventù Italiana di Azione Cattolica uscissero dei fumetti (che accoglievano fra l'altro l'ilare sadismo di Jacovitti) non li dissuadeva dal tormentarci. Inutile dire che un po' di ragione tuttavia l'avevano e che quelle letture (e visioni) accendevano in noi davvero delle fantasie non sempre virtuose, ma anche senza quegli esempi il stare semplicemente da bravi figlioli in mezzo alla società non ci avrebbe risparmiato i cattivi esempi - senza contare che quei navigati censori non è che ci avessero offerto un mondo pacificato, anzi. Sta di fatto che se pur qualcuno di noi inclinò all'abiezione, la maggior parte condusse una vita con magari qualche piega di eccesso, ma alla fine ordinaria, oltretutto critica in generale verso quel malinteso senso dell'onore da sacrestia e del dovere da caserma che ci si voleva inculcare.

Luca Mastrantonio si è preso la briga di trattare quell'impronta emulativa lasciata sul genere umano dalle sue stesse immaginazioni e dagli stessi eroi di giornata usciti dalla cronaca per approdare al rango di celebrità durature. L'argomento stesso conferisce al libro una sicura originalità, anche se lo stesso processo che delinea non è poi diverso da quello studiato in rapporto a ciò che chiamiamo "consumismo" e, in generale, a quei "desideri mimetici" evocati a suo tempo da Renè Girard.

Punto di partenza, in qualche misura scontato, è l'effetto che ebbe, con preoccupata sorpresa dello stesso Goehte, I dolori del Giovane Werther sulla gioventù del suo tempo, modellando suicidi in serie. Il caso che più di ogni altro sconvolse lo scrittore - così da partecipare ai funerali - fu quello di Christel Lassberg che nel gennaio del 1778 fu trovata morta con una copia del romanzo in tasca. Contro il libro si scatenò ogni tipo di autorità civile e religiosa e qui e là fu messo al bando (l’arcivescovo di Milano acquistò tutte le copie in circolazione per scongiurarne la diffusione). Nelle edizioni successive Goehte appose una prefazione dove esortava i giovani a non seguire l'esempio del suo personaggio.

Quello del Werther appare ancora oggi un caso clamoroso considerando che capitò in un'epoca ben diversa dalla nostra. Un secolo dopo si cominciò tuttavia a ragionare su certi fenomeni di contagio sociale, con gli scritti di Gabriel Tarde e, in particolare sul suicidio, di Émile Durkheim. Ma, casi estremi a parte, i fenomeni emulativi trovano ovviamente spazio nei contesti più familiari. Mastrantonio ci rammenta come dopo il romanzo di Harper Lee e il film di Robert Mulligan si ebbe un'impennata di neonati battezzati Atticus prendendo esempio dall'avvocato Atticus Finch loro protagonista. Un fenomeno questo noto da noi anche nelle versioni fonetiche che trasformarono il JR del telefilm Dallas in qualche malcapitato Geiar. Gli esempi relativi a questo genere di influenza possono risultare infiniti. Oggi, osserva Mastrantonio, scienza e tecnologia fanno penetrare queste sollecitazioni in misura enormemente moltiplicata dentro le "nostre configurazioni psicologiche, emotive, morali, di gusto" in un frenetico sacco enfatizzato dalla diffusione delle reti cosiddette "sociali" che utili per tanti versi non inducono all'ottimismo per altri: "non le vediamo mentre le disseminiamo, ma le nostre azioni, i nostri desideri lasciano tracce che poi vengono trattate in modo da offrirci un riflesso di noi, non per un fine conoscitivo filosofico, ma commerciale, sociale, politico".

“Fogli di Via”, luglio 2018