Nicola Caricola

L’esorcista del Papa

 

Prima scena. Didascalia: “Tropea, 4 giugno 1987”. L’esorcista Gabriele Amorth (Russell Crowe) convince il demonio a lasciare il corpo di un giovane calabrese per quello di un maiale, che viene subito ucciso. Per questo rapido intervento, in Vaticano si apre un procedimento contro di lui. E’ l’incipit dell’Esorcista del Papa di Julius Avery, da oggi nelle sale italiane.

Amorth è solo un presbitero, ma si fa forte contro i cardinali della Curia dell’appoggio di Giovanni Paolo II (Franco Nero).

Pochi giorni dopo il demonio si manifesta ancora in un ragazzino americano giunto in un castello. “Castiglia”, recita la didascalia. Solo che si vede il mare e la Castiglia non ha il mare (la scena è stata girata in Irlanda).

Da questo prologo si intuisce come da una biografia appassionante, come quella di Amorth (modenese, nato nel 1925, partigiano cattolico con Ermanno Gorrieri), derivi un film vieppiù reboante e deludente. Schiacciante il confronto con L’esorcista di William Friedkin, film di mezzo secolo fa.

Notevole solo la riscoperta, in questi tempo di glorie “fluide”, di un nemico risoluto come Amorth del “fluido” in ogni sua forma e perfino dei profilattici. Quindi, in caso piova e non abbiate di meglio da fare, andate a vedere il film, cercando di sopportare l’enfasi del doppiaggio.

 “Barbadillo.it”, 13 aprile 2023