Wolf Bruno
Caleidoscopico C.
Edoardo Camurri: INTRODUZIONE ALLA REALTÀ. Timeo, 2024
“È
qui che si rinasce, è qui che si decide un nuovo destino; qui ci si reintroduce
in quella Realtà in cui eravamo stati introdotti senza alcuna preparazione al
momento della nostra nascita”
Fra
le accigliate trasmissioni culturali televisive, quello di Edoardo Camurri è un volto che spicca per accattivante simpatia.
Sempre allegro e sorridente riesce a non smorzare l’allegria anche quando
interroga il suo interlocutore con domande difficili quanto pertinenti. Quello
che trasmette è un contagioso entusiasmo. Quest’ultimo termine significava
“posseduto da dio” ma nell’Inghilterra del sei-settecento prese l’accezione
negativa di “invasato”. È nota la Lettera
sull’Entusiasmo nella quale il terzo conte di Shaftesbury (1671-1713)
se la prende con fanatici e prepotenti. Credo che a Camurri
corrisponda sia la prima e classica accezione sia la seconda nella chiave
critica di Shaftesbury quando pensa che l’entusiasmo
sia anche all’origine dei poeti e rifiuta (un po’ come nell’”illuminismo” alla
maniera di Nietzsche) un ruolo esagerato della ragione come passione e ipotizza
il buonumore come efficace antidoto.
La
sua Introduzione alla Realtà è animata
da un’”intenzionalità” che viene dalla fenomenologia e ricorda il Sartre de L’Imaginaire (L’immaginario.
Psicologia fenomenologica dell’immaginazione, Einaudi 2007) e, estremizzando la questione, il vescovo Berkeley.
Realtà e fantasia, realtà della fantasia e fantasia della realtà sono i poli
mutevoli di un discorso che è insieme personalissima riflessione e dialogo col
lettore attraverso un messaggio psichedelico. C’è realtà e REALTÀ. Nella
prima siamo “soli, divisi, spaventati, in guerra”. Nella seconda siamo
“compassionevoli, gioiosi, uniti, in pace”. Grandi iniziati (Gesù, Gandhi,
Kant) ci hanno insegnato a sabotare la prima, mentre per raggiungere la seconda
bastano poche centinaia di microgrammi di LSD. Mi rendo conto che da qualche tempo, specialmente da quando sono
state riprese come meritevoli di nuove indagini scientifiche utili alla salute
psichica dell’umanità, Camurri si sia fatto
propugnatore delle sostanze che “rivelano la mente” (questo il senso della psichedelia) adeguando anche il suo originario aspetto di
ragazzo pulito a un’ipotesi di “controcultura” adatta ai nostri anni.
C’è un tema abbastanza ricorrente nella “fantascienza
terrestre” che prevede il risveglio del protagonista in un mondo che se non è
sconosciuto è una brutta copia di quello ordinario. In Assurdo Universo di Fredric Brown del 1949, il direttore di una rivista di fantascienza
si ritrova catapultato in un mondo apparentemente non troppo diverso dal nostro
ma nel quale le storie assurde raccontate sulle riviste sono reali. In un
racconto precedente (del 1944) il protagonista crede di esser defunto ma
aprendo gli occhi si ritrova nudo in un paesaggio che secondo la descrizione
potrebbe ricordare un quadro di Tanguy. Per il suo
davvero “aureo” libriccino, che ha spinto con ogni mezzo “social”, Camurri ha indovinato una copertina che riprende uno dei
gatti caleidoscopici disegnati dal pittore tardo vittoriano Louis Wain (gli è stato dedicato anche un film) in particolare quelli della serie alla
quale appartiene il felino scelto da Camurri (“la
Monna Lisa dell’arte degli ospedali psichiatrici”) sarebbero stati influenzati
dalle ricerche sulla mescalina del suo psichiatra Walter Maclay.
Fra angoscia e risveglio si sviluppa anche il rapporto fra realtà e REALTÀ.
Se dico che Camurri è
convincente sarò creduto?