Wolf Bruno
bomba finemondo
Alex
Butterworth: IL
MONDO CHE NON FU MAI. Una storia vera di sognatori, cospiratori, anarhici e agenti segreti |Erika Diemoz:
A MORTE IL TIRANNO, Anarchia e violenza da Crispi
a Mussolini. Einaudi, 2011
La
propaganda col fatto: il tema è di quelli che avvincono, comunque sia trattato
e quali possano essere le opinioni dell'autore, la presentazione editoriale, il
tipo di lettore previsto. Dico subito che il libro che gli ha destinato Alex Butterworth non sfugge alla regola di modo che avvenimenti
e personaggi sono traboccanti, il racconto fila e, come se non bastasse, la
bibliografia è copiosa. Che esca in un'antica e autorevole collana di Einaudi,
quella dei Saggi, aggiudica al volume quel credito supplettivo
che, a cominciare dai libri di Ceram, vi trovarono anche le opere divulgative -
del resto ben piazzate, e con onore, a fianco dei tomi più impegnativi.
Tuttavia questa ubicazione comporta un affinamento della lettura con il
relativo aumento dell'attenzione critica e del carico dei giudizi.
L'autore,
per cominciare, ringrazia diversi archivi (e si lamenta per giunta che la
polizia londinese non gli abbia aperto i suoi) ma l'impressione non è quella di
una pignola ricerca fra vecchie carte,
suggerisce invece un'operazione di montaggio fra temi ben conosciuti e
studiati, dalla Comune di Parigi all'attività italiana di Bakunin, dal
movimento operaio americano delle origini agli attentati di fine secolo in
Francia, dal radicalismo in Inghilterra alle attività internazionali dell'Ochrana, in particolare quelle di Pëtr
Račkovskij, "massimo cervello spionistico
del suo tempo". Da queste giustapposizioni tematiche sembrerebbe dovesse
nascere un intreccio nel quale proprio la polizia segreta russa avrebbe
manovrato i diversi burattini. L'idea di una cospirazione del genere è
suggestiva come lo può essere nella trama di un romanzo, coinvolgente finché ci
si abbandona alla finzione. Ciò nondimeno Butterworth
non ha avuto lo stomaco di andare oltre l'indurre un semplice sospetto,
lasciando di fatto irrisolta la trama del suo libro, che per sua fortuna non si
presenta come un romanzo e che purtroppo per noi non lo è.
Irrisolte,
e private della loro complessione culturale, sono anche le figure di cui si
occupa, si tratti di Karl Marx o di Louise Michel – e
Kropotkin, sul quale si dilunga - in genere ridotte a
parodie. Non si capisce per di più come mai
rammentando i retori propagandisti del terrore come Johann Most (e anche di lui non riesce a fornire un vero profilo
intellettuale) si sia lasciato sfuggire Karl Heinzen
- di cui scrisse anche Engels - che come Most era un tedesco emigrato in America e come lui, senza
mai praticarla, costruì, secondo le parole di Walter Laqueur,
"una dottrina più o meno sistematica del terrorismo". Manca del resto
al libro una seppur minima riflessione sulle motivazioni profonde che stanno
dietro a ciò che racconta.
Analoghe
considerazioni – a parte il fatto che è geograficamente limitato all’Italia -
si possono fare su Anarchia e violenza
di Erika Diemoz, che esce sempre da Einaudi in una
collana volendo più accademica dei Saggi,
ma altrettanto influente: la Storica. Nunzio Dell’Erba - della
facoltà di Scienze Politiche dell’Università torinese e autore quantomeno di un
fondamentale studio dedicato a Giornali e
gruppi anarchici in Italia 1892-1900, pubblicato da Franco Angeli nel 1983
- su un sito web (http://materialismostorico.blogspot.com/) ha accolto la
pubblicazione con una violenta quanto meticolosa stroncatura nella quale dice
che “la lettura del libro lascia invece esterrefatti per la mole imponente di
errori storici (nomi storpiati, date sbagliate dei libri riportati in nota,
pagine copiate).” Localizzare in via Solferino la sede del “Corriere della Sera”, quando all’epoca dei fatti raccontati era in
via Pietro Verri (e prima ancora in Galleria),
può essere una comprensibile sbadataggine, tanto si è abituati a collocare il
giornale milanese in quella realizzata da Luca Beltrami nel 1904. Casomai ci si
potrebbe lamentare del lavoro redazionale dell’editore, che non è più
coscienzioso come una volta. Le obiezioni di Dell’Erba sono comunque altre e di
sostanza. Inspiegabile è d’altra parte come in un libro che ricopre i casi di Anarchia e violenza da Crispi
a Mussolini si risolva in poche frasi la strage del 1921 al teatro Diana di
Milano, il più grave attentato compiuto da anarchici in Italia, frutto di
errori di valutazione e false informazioni col quale si voleva colpire il
questore Gasti.
“Fogli di Via”, Marzo 2011