Nicola Caricola

Babylon” ovvero Hollywood

Babylon, regia di Damien Chazelle con Olivia Wilde, Brad Pitt, Margot Robbie, Samara Weaving, Tobey Maguire. Sceneggiatura di Damien Chazelle. Montaggio a cura di Tom CrossI produttori esecutivi sono Michael Beugg, Helen Estabrook. Montaggio a cura di Tom Cross. La colonna sonora è stata composta da Justin Hurwitz.

A vincere un Oscar come regista a trentadue anni con LA LA Land può capitare di perdere la testa. Ma anche i produttori di Babylon di Damien Chazelle paiono avere accettato un altissimo rischio con l’investimento da quasi ottanta milioni di dollari per le oltre tre ore di film: troppe per la pazienza dello spettatore medio, ma soprattutto troppo per l’inventiva non inesauribile dello sceneggiatore (sempre Chazelle). Film hollywoodiani su Hollywood se ne sono fatti a decine, in particolare sul quinquennio 1927-1932 del passaggio dal muto al sonoro: occorreva “citare” (copiare) loro scene e loro personaggi per esibire un’erudizione, che rimanda – tra l’altro – ai volumi di Kenneth Anger, intitolati Hollywood Babilonia?

Il brio del regista – è il ritmo che salva Babylon – inciampa nella velleità dello sceneggiatore di inanellare aneddoti, personaggi secondari e regolamenti di conti. Ma importa allo spettatore, che nemmeno sa chi fosse William Randolph Hearst (1863-1951), prendere le parti chi voleva i suoi soldi senza avere il suo rispetto? Ma Chazelle si sente reincarnazione di Orson Welles, tanto da credere giusto coprire Hearst del vomito fluviale – degno dell’Esorcista – che sgorga dalla bocca di Margot Robbie (bravissima, peraltro).

Ma chi ama il cinema più di sé stesso veda egualmente Babylon. Eccessivo nel raffigurare gli eccessi – alla maniera compiaciuta del Caligola di Bob Guccione - Chazelle tiene a spiegare nel finale, con una scena didascalica, che attraverso certi orrori si diventa immortali, non come corpo e anima, ma come ”fantasmi di celluloide”. Più belli e più dannati, come pionieri e loro progenitori, dei personaggi ambiziosi, ma non indemoniati, di LA LA Land.

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