Charles de Jacques
zombi filosofi
Maxime Coulombe: PICCOLA
FILOSOFIA DELLO ZOMBIE o come riflettere attraverso l'orrore. Mimesis, 2014
Ne
sono passati di personaggi al vaglio della filosofia negli ultimi anni! Un
posto privilegiato mi pare l'abbiano occupato i Simpson, ma potevano
rimanere esclusi gli Zombie? Tempo fa lessi su una rivista (“Connessioni per
la lotta di classe” n.2, 2012) un bel saggio (per altro “redazionale”)
incentrato sulla relazione fra la condizione proletaria e quella dei morti
viventi. Adesso è la volta di un sociologo e storico dell'Arte québécois,
Maxime Coulombe, a prendere di petto l'argomento. Mi suona tuttavia un po'
sballato che nessuno dei due testi – che fanno abbondanti riferimenti al cinema
– abbia trattato come merita I Walked with a Zombie (“ho camminato con
uno zombie, 1942) diretto da Jacques Tourneur, secondo film prodotto da Val
Lewton per la RKO, ma forse la trama mal si prestava a certe riflessioni
(sospettata di essere uno Zombie è la padrona della piantagione).
Il
libro di Coulombe, originalmente pubblicato da PUF nel 2012, si sforza “di
comprendere come lo zombie possa farsi rivelatore della nostra
epoca” e di dimostrare come ciò sia “necessario”. Si parla molto di zombie, di
Romero, di I am a legend di Matheson e di Splatters (specie
dell'omonimo e comicamente superlativo film di Peter Jackson) ma si hanno a
cuore soprattutto Kant, Freud, Warburg, Didi-Huberman, Benjamin, Foucault,
Agamben e giù giù fino alla bibliografia che significativamente non comprende
né Maya Deren né William Seabrook, il giornalista e occultista al quale si
devono molte delle peculiari bizzarrie sull'argomento dopo che pubblicò nel
1929 The Magic Island. Ma a Coulombe interessa
principalmente rimarcare da una parte la funzione rassicurante che hanno certi
film e dall'altra stabilire una sorta di “liberazione attraverso la finzione”
col fine catartico “di una rivalsa simbolica sull'ordine del mondo”. Non molto
allegra, per la verità.
“Fogli di Via”, marzo-luglio
2015