le voci che corrono

Will Eisner (6 marzo 1917- 3 gennaio 2005)


Will Eisner, che rubò il fumetto a Dio
«Che cosa resta quando un edificio viene abbattuto?», recita l’epigrafe posta all’inizio de Il Palazzo, una delle più celebri graphic novel di Will Eisner. Che cosa resta del fumetto ora che Will Eisner se ne è andato l’altra notte, a 87 anni, per le conseguenze di un intervento chirurgico al cuore? Resta molto, praticamente tutto quello che il moderno fumetto è diventato. Scrivevamo qualche giorno fa su queste pagine della fortuna crescente, persino di una certa inflazione, della narrativa a fumetti e della sua forma più matura, quella graphic novel o romanzo grafico che proprio Eisner nel 1978 tenne a battesimo con il memorabile Contratto con Dio, il racconto a fumetti in cui l’ebreo Frimme Hersh, deluso da Dio, che gli ha ucciso la figlia, decide di ribellarsi e di riscrivere un proprio nuovo contratto con la divinità e con il mondo. Eisner, in quest’opera, applicava, per la prima volta in forma matura, la concezione originalissima della sequential art, quell’arte sequenziale che trasforma una semplice successione di vignette in qualcosa di profondamente diverso che avvicina il fumetto a un romanzo per immagini. Qui, e in tanti lavori successivi, viene abolita la rigida costrizione di contorni e riquadri che ingabbiavano le vignette in dimensioni fisse, libere ora di espandersi sull’intera tavola, libere soprattutto di esprimere graficamente sentimenti e sensazioni, affidati più che alle classiche nuvolette a didascalie che assumono il valore della voce fuori campo dell’io narrante.

Quella clamorosa svolta nella storia del fumetto e in quella personale di Will Eisner non nasce però dal nulla. Piuttosto è una tappa dello straordinario percorso artistico di William Erwin Eisner, nato a New York il 3 marzo del 1917 da immigrati ebrei. Il suo primo lavoro, del 1936, viene pubblicato su “Wow what a magazine”, un giornalino della scuola che frequenta, e poco dopo inizia il sodalizio con l’amico Jerry Iger con cui Eisner fonderà un proprio studio da cui uscirà una consistente produzione di fumetti di genere: dal poliziesco allo spionaggio, alle avventure di pirati. Ma la prima svolta avviene nel 1940 con l’apparizione di Spirit. È in queste straordinarie tavole a colori, pubblicate come inserti domenicali su importanti quotidiani, che Eisner getta i semi della sua rivoluzione grafica e narrativa. Nelle avventure del giovane criminologo Danny Colt, creduto morto, sepolto, uscito dalla tomba come uno zombie e che terrorizza ladri e malfattori come uno «spirito», si consuma un gioco ironico ed irridente contro le istituzioni e la società. Ma di più: Eisner si prende beffa dell’allora incipiente successo dei supereroi dei fumetti americani.

Spirit non possiede superpoteri, non è invincibile, anzi spesso le prende e viene sconfitto; non è ricco, non indossa tute o calzamaglie, ma soltanto una mascherina nera sugli occhi. Ed è in queste tavole, come si è detto, che il maestro Will anticiperà alcune delle innovazioni, dal taglio delle vignette alle inquadrature particolari (si dice che persino Orson Welles ne venisse influenzato) che porterà a maturazione tre decenni dopo.

Poi ci sarà la parentesi della guerra (durante la quale Eisner fu utilizzato come disegnatore per manifesti e illustrazioni) e la ripresa di Spirit nel 1946, fino all’abbandono del personaggio nel 1952. E ancora una lunga pausa, durata diversi anni in cui Eisner si occuperà soprattutto di attività editoriali e commerciali, compresa la ristampa di The Spirit (una curatissima edizione cronologica è in corso di stampa in traduzione italiana presso Kappa Edizioni di Bologna) sarà necessaria al nostro per elaborare ulteriormente il suo linguaggio e sfornare una serie di capolavori assoluti, tutti disponibili in traduzione italiana, editi da Punto Zero e riediti da Kappa Edizioni, come Verso la tempesta, Affari di famiglia, Gente invisibile, Dropsie Avenue, Il Palazzo, Racconti di guerra, Piccoli Miracoli, L’ultimo cavaliere, Le regole del gioco, Il sognatore, La forza della vita. Sono tutte storie di vita, racconti di gente comune, spesso venati dalla tragedia e dal dolore: come quelli dei condomini del vecchio Palazzo abbattuto; come quelle degli immigrati tedeschi, irlandesi, italiani ed ebrei che abitavano Dropsie Avenue e che hanno costruito l’America; come quella, autobiografica, del giovane soldato che ripercorre tutta la sua vita mentre viene trasferito alla sua base militare e mentre tutto, intorno a lui, scorre e corre Verso la tempesta.

Se non avesse altri meriti Will Eisner avrebbe quello di aver dato il nome all’Eisner Award, il prestigioso Oscar del fumetto che, con lui presidente, veniva assegnato ogni anno. Fino a qualche mese fa Eisner girava per festival e fiere, incontrando fan e lettori di tutto il mondo. Anche in Italia è venuto diverse volte e tutti i suoi incontri pubblici si sono trasformati in altrettante affascinanti lezioni di un maestro che oggi ci ha definitivamente lasciato.

Renato Pallavicini,  L’Unità”, 5 gennaio 2005

§

Will è un compagno di infanzia. Frequentavo le sue tavole con un senso di stupore e riconoscenza. Eisner è il sense of humour incarnato. La sua "scrittura" fumettistica è ricca e generosa, il suo modo di inquadrare degno di Orson Welles, il suo modo di raccontare la famiglia non è mai banale. Will ha due vite: quella di quando ero bambino, con le pagine di Spirit meravigliose e calibrate, penso che siano un ottimo metodo per capire quante possibilità offre il linguaggio del fumetto e quello di oggi, con le sue storie amare e sempre venate di una sana ironia. Oggi Will è romanziere, nel senso che i suoi fumetti raccontano storie che si snodano per centinaia di pagine. E nel senso che racconta storie profonde e degne di essere lette e rilette, come le cose importanti della nostra vita.”

Igort, http://www.igort.com