le voci che corrono

l’Inquisizione in Italia

> Andrea Del Col, L’Inquisizione in Italia, Oscar Mondadori, Pagine 963, Milano 2006

13 febbraio 1278: nell'arena di Verona vengono bruciati circa duecento catari; 10 agosto 1553: muore sul rogo a Ginevra il medico umanista antitrinitario Michele Serveto; 22 giugno 1633: viene condannato all'abiura e al carcere perpetuo Galileo Galilei, «veementemente sospetto di eresia» per aver sostenuto la teoria eliocentrica. Sono solo tre casi, ma profondamente emblematici, della repressione religiosa da parte delle autorità cattoliche e protestanti, troppo spesso circondata da fosche leggende o, al contrario, da goffi tentativi di minimizzarne la portata. Di fatto l'Inquisizione ha giocato un ruolo cruciale nella storia europea, ma solo a partire dall'apertura dell'archivio centrale del Sant'Ufficio romano, nel 1998, se ne possono meglio studiare le caratteristiche e gli esiti in Italia. Questo volume, basato sui più recenti orientamenti storiografici e acquisizioni documentarie, per la prima volta traccia un approfondito profilo dei sistemi giudiziari di controllo e di repressione delle idee religiose in Italia, dalle origini nel secolo XII fino ai giorni nostri, cercando di rispondere ai molti interrogativi ancora aperti, dal ruolo delle donne al numero effettivo degli eretici condannati, fino a una valutazione del significato dell'Inquisizione - «incidente» secondario o momento centrale - nella storia della Chiesa cattolica e della società italiana.

l’editore

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L’inquisizione in Italia. Dal XII al XXI secolo di Andrea Del Col, storico dell'Università di Trieste, opera unica nel suo genere per la vastità dello sguardo e la precisione delle analisi. Parte dal Medioevo e si concentra sull'età moderna, per la quale la documentazione è tale da consentire un'idea precisa del lavoro degli inquisitori e dei vescovi nelle regioni italiane. Il libro ha anche il pregio di essere chiaro e presenta le questioni in modo equilibrato. Il quadro fornito è lontano sia dalla leggenda nera che equipara l'Inquisizione alle unità speciali di Adolf Hitler, sia dalla leggenda bianca che tende a sottovalutarne i danni o persino a esaltarne gli effetti.

La forza del libro di Del Col sta nei numeri, ricavati da un paziente lavoro archivistico sui documenti originali. Per il periodo dal 1542 (nascita dell'Inquisizione romana in dipendenza diretta dal papa) al 1761 (ultima esecuzione capitale per motivi di fede a Roma), Del Col calcola in Italia un numero di imputati che va da un minimo di 204 mila a un massimo di 300 mila, dei quali solo una parte (circa 62 mila) sottoposti a un processo formale. Secondo lo storico le condanne a morte furono 1.250, il 2 per cento dei processi. Emerge, contro la leggenda nera, che «l'Inquisizione non fu sanguinaria come si credeva»; d'altro lato, contro la leggenda bianca, il sangue innocente non fu poi così poco.” ...

Vito Mancuso. "Panorama", 14 novembre 2006

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“Eppure, c’era chi non si arrendeva. Come i frati «spirituali», i frati «della comunità», che continuavano a predicare la povertà come uno dei cardini della religione cristiana. In contrasto con i francescani «normalizzati». Così, Papa Giovanni XXII dovette ergersi ad arbitro di quella disputa che rischiava di trasformarsi in una bomba pronta a esplodere. Nella bolla «Cum inter nonnullos» arrivò a dichiarare eretica l’affermazione che Gesà Cristo e gli apostoli non avevano posseduto alcun bene.

Era lui l’eretico? Questa domanda rimbalza più e più volte nella testa di chi si appresta a leggere l’opera monumentale di Andrea Del Col, lo studioso pordenonese che insegna all’Università di Trieste, intitolata L’Inquisizione in Italia. Dal XII al XXI secolo

Come poteva la Chiesa, che si ispirava al messaggio di Cristo, perseguitare, mandare a morte? Ambrogio Castenario, un fabbro sloveno che visse a Udine e si convertì al luteranesimo, era sicuro che «non si trovarà mai nel Testamento Novo che Iddio abbi ordinato che si faci morir alcuno per la sua fede». Giordano Bruno, bruciato sul rogo in Campo dei Fiori a Roma nel 1600 con l’accusa di eresia, si spingeva più in là ricordando che «li apostoli con le predicationi et essempii di buona vita convertivano le genti et hora si procede non con amor ma non forcia».” …

Se uomini e donne, e le loro idee fuori linea, facevano paura alla Chiesa, i libri incutevano un vero terrore. All’Indice, nel corso dei secoli (e nel 1954 ancora si censurava un capolavoro come «Il potere e la gloria» di Graham Greene), finì perfino Francesco Petrarca. Il suo «Chiare fresce e dolci acque ove le belle membra pose colei che sola a me par donna», venne corretto in «Sono smarrite l’acque lì, dove le sue membra lavar soleva quell’antica donna, ch’a Dio già tanto piacque».

"il Piccolo", 10 novembre 2006